F1 | Ferrari, qualcosa è cambiato: Sainz e Leclerc vogliono vincere
Un podio o una bella gara una tantum non bastano più
Dalla Russia con un podio. Dalla Russia con soddisfazione. Dalla Russia con frustrazione. La Ferrari esce da Sochi a testa alta, ha trovato per strada, grazie alla ottima gara dell’alfiere Sainz, un bel podio, il quarto stagionale eppure le facce e le parole di entrambi i piloti tradiscono una palpabile delusione.
Carlos è al suo primo anno con la Rossa, è stato protagonista di una gara intensa, piena di emozioni, dalla partenza bruciante, ai giri da leader del GP, ai problemi di graining, al traffico, fino al podio conquistato sul bagnato. Avrebbe avuto il diritto di esplodere di gioia, è comunque un podio con la SF21, la quarta o al massimo terza macchina del mondiale, non certo una Mercedes, una Red Bull e forse nemmeno la McLaren ammirata tra Italia e Russia.
Eppure Sainz dinanzi ai microfoni è corrucciato, parla da leader, se non da campione. Lamenta il sorpasso subito da Norris in modo così impietoso a causa dell’improvviso graining sulle gomme anteriori, è nervoso per questo problema cronico dell’anteriore che scivola e rovina le mescole, facendo perdere prestazione (problema ereditato dal 2020, ricordiamo che di fatto l’anteriore è quello della SF1000). Un problema per lo spagnolo “che va risolto, perché siamo la Ferrari e non possiamo perdere la leadership del GP così quando siamo primi in tutta tranquillità”.
Sainz non parla da seconda guida, da scudiero, e nemmeno come un pilota al primo anno in un team, un anno poi di transizione. Queste sono le parole di un pilota che lavora per un obiettivo, che vuole vincere, un ragazzo che di fatto sta prendendo di mano la squadra perché è bravo a dare indicazioni tecniche. Sainz è un leader nato, e vuole vincere, non si accontenta di un terzo posto quando è in testa alla corsa dopo la partenza.
Dall’altro alto c’è chi con la Ferrari ha già vinto due GP e ha sfiorato il terzo a Silverstone, ed è furibondo per aver fatto cilecca tra le curve di Sochi. Partiva in fondo Leclerc, lontano, senza speranza, eppure era risalito con il solito ritmo monstre e la voglia di spaccare il mondo – anche un po’ troppo visto che è spesso irruente nelle manovre – ed era lì ad un passo dai primi. Segnali positivi, soprattutto dal nuovo motore, che sembra davvero spingere di più. Ma Charles voleva vincere, e azzarda, un giro in più in pista, trovando non la gloria ma il diluvio.
Nel dopo gara il monegasco è incazzato nero, dice che del suo GP non salva nulla, nemmeno la prestazione, sembra anche poco interessato ai discorsi tecnici sul nuovo motore, sui bicchieri mezzi pieni o mezzi vuoti, sui progressi. Anche per lui sembra essere finito il tempo del work in progress. Come nel dopo gara di Monza, dove era nervoso per il quarto posto, così anche a Sochi Charles ha dato l’idea di essere diventato risultatista, il tempo della gloria per la bella guida è finito, contano i punti che si portano a casa ed eventualmente vincere.
Qualche tempo fa la derelitta e perennemente in crisi Ferrari binottiana avrebbe festeggiato un podio. Stavolta a questo bel terzo posto fanno da contraltare gli sguardi cupi e l’insoddisfazione di entrambi i piloti. Sainz voleva vincere, Leclerc voleva stupire partendo dal fondo. Ragionano da campioni, lavorano da tali. E questa è una buona notizia per il Cavallino.
Antonino Rendina
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