F1 | Analisi del duello Vettel-Verstappen: perché il Ferrarista ha preso la decisione giusta tentando il sorpasso
Analizziamo i motivi che hanno spinto il tedesco della Ferrari a tentare il sorpasso alla Spoon Curve
Il Gran Premio del Giappone non è stata una tappa particolarmente felice per la Scuderia Ferrari, complicata da errori di strategia e incidenti in pista che hanno compromesso le prestazioni e le possibilità delle due Rosse di ottenere un buon risultato.
I problemi di bilanciamento riscontrati al venerdì non erano il miglior biglietto da visita per il team di Maranello, tanto che si è visto costretto a rinunciare ad alcuni aggiornamenti meccanici ed aerodinamici per tornare a delle soluzioni conosciute e già ampiamente testate. Un cambiamento che ha dato i suoi frutti, garantendo una maggior stabilità alla SF71H, sia al simulatore che in pista nella giornata di sabato. L’azzardo preso in Q3 di montare gomme intermedie su una pista ancora asciutta sperando nella pioggia non ha poi aiutato, complicando ancor di più un fine settimana che non era iniziato sotto i migliori auspici. Oltre ai tecnici e agli strateghi, sul banco degli imputati è finito anche Sebastian Vettel, reo di aver azzardato una manovra troppo rischiosa nel tentativo di sorpassare Max Verstappen durante l’ottavo giro. Una mossa indubbiamente aggressiva e spettacolare ma conclusasi nel peggior dei modi per il tedesco, ovvero nella via di fuga dopo un contatto. Un tenativo che però merita di essere analizzato perché non è stata così azzardato come poteva sembrare.
La decisione presa al sabato
Tutto nasce dalla decisione presa dal team di Maranello durante le qualifiche nel Q2, ovvero quella di tentare il giro veloce su gomma supersoft. Una scelta opposta a quella della Mercedes, qualificatasi su gomma soft come da previsioni. Due vedute completamente differenti ma che avevano chiarito quali fossero le intenzioni della Ferrari per la gara: consapevoli di non aver il passo per puntare alla pole position, gli uomini della Rossa avevano deciso di optare per una strategia aggressiva, con un primo stint di corsa che avrebbe dovuto vedere i due alfieri della Ferrari spingere e carcare di mettere pressione alle due Frecce d’Argento sin dai primi giri.
Vettel sapeva bene che i primi giri della gara sarebbero stati fondamentali ed è per questo è andato subito all’attacco, recuperando ben quattro posizioni già nel corso della prima tornata. La Safety Car lo ha indubbiamente aiutato, permettendogli di riavvicinarsi a Verstappen e di recuperare terreno e prevenendo una fuga delle due Mercedes.
Perché Vettel ha provato l’attacco alla curva Spoon?
Alla ripartenza il pilota della Ferrari era conscio che per far funzionare la strategia sarebbe stato necessario sbarazzarsi il più velocemente possibile di Max Verstappen, ultimo ostacolo tra lui e le monoposto di Stoccarda. L’occasione non è tardata ad arrivare e Vettel chiaramente non si è lasciato sfuggire l’opportunità di provare un attacco, seppur in un luogo inconsueto. Approcciandosi alla curva Spoon, il 4 volte campione del mondo aveva notato come il pilota della Red Bull fosse entrato in modalità recupero di energia ben prima della fatidica curva, permettendogli di avvicinarsi sensibilmente: “La sua batteria si stava scaricando, in quel momento ho visto la luce posteriore lampeggiare. Io avevo salvato energia nella zona delle ‘esse’ [il primo settore, n.d.r.], cercando di rimanere il più vicino possibile. Ho avuto una buona uscita dal tornantino e sono riuscito a prendere la scia in curva 12” ha raccontato il Ferrarista nel post-gara.
A quel punto, sia grazie al fatto che Verstappen fosse entrato in modalità di recupero che alla scia, Vettel si era portato davvero molto vicino, abbastanza da poter davvero pensare di sferrare un attacco alla Spoon. Avendo fiutando l’occasione, Vettel si era anche spostato verso l’interno, ritrovandosi affiancato a Verstappen già prima della curva 13 (secondo le regole due piloti si considerano affiancati quando le gomme anteriori di chi attacca sono almeno all’altezza di quelle posteriori di chi si sta difendendo) ed ottenendo di conseguenza il diritto di giocarsi la traiettoria.
Verstappen sapeva che Vettel lo stava attaccando?
Dal canto suo l’olandese non era rimasto impassibile e stava cercando di difendersi. Conscio che alle sue spalle Vettel stesse arrivando a gran velocità, Verstappen si era leggermente spostato verso il centro della pista, forse nella speranza che quella mossa avrebbe scoraggiatto il rivale nel tentare un attacco da lì a pochi metri. Chiaramente ciò non è stato poi sufficiente a far demordere il pilota Ferrari: è vero che c’era stato un tentativo di difesa da parte dell’olandese spostandosi dalla linea ideale, ma ciò nonostante Verstappen aveva lasciato comunque abbastanza spazio sull’interno da dare la possibilità al suo di rivale di sferrare l’attacco.
L’attacco alla curva Spoon
Vedendo la grossa opportunità che gli si era presentata, il Ferrarista non si è fatto pregare due volte, sferrando quell’attacco che ha fatto tanto discutere. Una mossa sicuramente aggressiva, istintiva ma allo stesso tempo calcolata. Non era un tentativo disperato, ma un tenativo con dei presupposti tali che lasciavano pensare che quella fosse davvero un’opportunità concreta.
I due entrano quasi completamente appiati ed in quel momento che si decide la sorte della gara: Vettel entra in modo aggressivo ma pulito, rimanendo sull’interno e andando sul cordolo per evitare chi alla sua destra lo stava lentamente chiudendo. Dall’altra parte c’è Verstappen che, nonostante avesse una vettura all’interno, cerca comunque di andare verso l’apice della curva e tornare sulla linea ideale, chiudendo lentamente Vettel all’interno. I due hanno poi espresso una visione differente sull’accaduto: “Oggi ho affrontato altre situazioni simili a quella con Max ma con altri piloti, ma siamo riusciti a fare la curva. Sicuramente non è il posto più semplice per sorpassare, ma se si è già affiancati penso sia una mossa corretta. Ho fatto il mio meglio per evitare il contatto, ma Verstappen ha continuato a chiudermi. Dove dovevo andare? Il problema è che non appena ha visto che eravamo affiancati ha lasciato il pedale del freno per allungare la staccata. Credo che abbia fatto un errore, e penso che nemmeno avrebbe fatto la curva. Mi ha visto e, quindi, avrebbe dovuto lasciarmi lo spazio per fare la curva, per poi giocarci chi era dentro o fuori” ha detto Vettel. Opinione diversa per Verstappen: “In quella curva non puoi superare. Gli ho anche lasciato spazio, ma lui non poteva entrare così stretto. Lui stava soffrendo di sottosterzo e mi ha colpito. Io comunque sono stato attento” ha poi concluso Max.
Paradossalmente in quel frangente il pilota della Ferrari ha usato un approccio molto simile a quello che tante volte ha usato il suo collega della Red Bull, ovvero l’entrare in curva costringendo l’avversario ad essere nella posizione di o lasciare strada o di tenere giù il piede ma rischiando quasi sicuramente un contatto. Quella del tedesco è stata chiaramente una mossa aggressiva, ma non così rischiosa e pazza come potrebbe sembrare, perché in realtà sarebbe riuscito a fare la curva e a completare il sorpasso se Verstappen non lo avesse chiuso arrivando al contratto. Guardando ed analizzando con calma i due onboard si comprende come in realtà fino al momento del primo contatto il Ferrarista non stesse assolutamente soffrendo di sottosterzo, ma che anzi avesse addirittura provato a spostarsi ancor di più verso l’interno sul cordolo per provare ad evitare per quanto possibile il contatto. L’altra parte della storia è quella di Verstappen, il quale è vero che stesse tentando di fare la curva, ma solamente stringendo la porta sempre di più. A parziale difesa di Verstappen si potrebbe obiettare che il pilota Red Bull non abbia visto Vettel sull’interno nel momento in cui stava percorrendo la curva e che non si aspettasse un attacco in quel momento (anche considerando il fatto che avesse già provato parzialmente a difendersi), ma sono ipotesi che comunque potrebbero essere confutate leggendo ed ascoltando le sue parole del post-gara.
Sicuramente la Spoon non è il posto più semplice per tentare un attacco, ma bisogna anche comprendere la situazione in cui si trovava il tedesco e perché fosse così importante attaccare in quel momento. I presupposti per completare il sorpasso c’erano tutti e il fatto che spesso Verstappen solitamente non lasci spazio non è una valida scusa per non tentare qualcosa che in teoria avrebbe dovuto e avrebbe potuto funzionare con un minimo di collaborazione tra i due piloti. In fondo lo stesso olandese ha rischiato seriamente di mettere fine alla sua gara in quel momento azzardando una difesa troppo aggressiva. Vettel avrebbe potuto aspettare? Forse si, forse no, ma è difficile prevedere come e quando sarebbe poi riuscito a superare Verstappen in modo “sicuro”, non potendo neanche contare sull’ausilio del DRS (a seguito di una ripartenza dopo Safety Car il DRS entra in funzione dopo 3 giri). Il fattore tempo era qualcosa che non poteva permettersi, dato che l’obiettivo erano le due Mercedes già in fuga, non Verstappen. In certi momenti bisogna saper prendersi dei rischi, calcolarli e metterli in azione. E questa era una di quelle situazioni. Per citare lo stesso Vettel “Se non avessi provato a sfruttare un gap che c’era, sarei potuto rimanere a casa”.
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