Tanti auguri Schumi!
Un tuffo nella pazzesca vita del Kaiser per festeggiare i suoi 45 anni
Sarebbe stato bello svegliarsi questa mattina, nel giorno del suo compleanno e raccontare una storia. La realtà però non è così. Michael Schumacher si trova sempre là, al quinto piano dello C.H.U di Grenoble dove è ricoverato da domenica scorsa a causa di una caduta sulla neve, ancora in coma farmacologico, ma puntalmente circondato dall’affetto di famiglia e amici, nonché dei tifosi di tutto il mondo che nei più svariati modi stanno dimostrando il loro calore e la gratitudine per le tante emozioni che il campione tedesco ha saputo regalare negli anni trasformando in risultati i semi della sua passione per le corse nata a Hermüleim, nel Nordrhein- Westfalen.
E’ targata 1985 la prima vera consacrazione come migliore tra i junior della Germania e della Svezia. Nel 1988 con due titoli in tasca ben figura in Forumla Ford attirando l’attenzione di Willi Weber, che diventerà poi suo manager e gli darà l’opportunità di disputare la Formula 3, in cui farà vedere di che pasta è fatto soprattutto nei duelli con il finnico Mika Hakkinen.
Successivamente sarà al via del mondiale prototipi e della 24H di Le Mans prima di virare verso quella che sarà la sua “casa”, la F1.
E’ il 1991 ed Eddie Jordan lo ingaggia nel suo omonimo team. Ha la stoffa ed è veloce, un po’ acerbo, ma con quell’impertinenza di chi ha le carte per fare strada e forse anche per questo incontra i gusti di Flavio Briatore che lo vuole alla Benetton per rilanciare la squadra. Una mossa azzeccata visto che il matador delle stagioni ’94 e ’95 è prorio lui.
Il 1996 lo vede passare alla Ferrari dove assieme al mago delle strategie Ross Brawn e al direttore d’orchestra Jean Todt riesce a coprire tutte le falle di una scuderia che non vince dalla fine degli anni ’70. Ci metterà un po’ venendo beffato dai vari Damon Hill, Jacques Villeneuve e un paio di volte dal finlandese con cui si era battuto nelle formule minori, ma poi ingranerà alla grande. Il suo sarà un monopolio, con cinque titoli di fila, pole position e vittorie a ripetizione che lo faranno entrare nel mondo dei record.
Il suo percorso a Maranello di chiude nel 2006 con un secondo posto alle spalle del nuovo che avanza Fernando Alonso. In quel momento saluta pure il Circus e se ne va. Si dedica alle moto, ai figli, ai kart e al ranch della moglie Corinna in Texas, ma il suo amore sono sempre state e sono ancora le monoposto.
Torna nel 2010 come pilota di riferimento del progetto messo in piedi dal suo amico Brawn che per una sterlina a fine 2008 aveva rilevato il team Honda, ribatezzandolo a suo nome per poi cederlo nel 2010 a Mercedes. Lo smalto non è più quello di prima, ma anche solo sentire il suo nome in telecronaca è un’esaltazione. Fa ancora qualche bella prestazione, dei quarti posti, una pole a Montecarlo nel 2012 e una terza piazza lo stesso anno a Valencia. Tanti incidenti però e il suo approccio è completamente diverso. Non è più il Kaiser che litiga in corsia box per una toccatina, non è più il cannibale. E’ indulgente, sorridente e si carica di colpe anche quando non sono sue quasi a proteggere i giovani che devono ancora farsi le ossa. A fine campionato decide o gli fanno decidere di abbandonare. Il ciclo generazionale deve proseguire e per questo Schumi torna a fare quanto lasciato in sospeso nel 2009.
Non più nelle cronache sportive o nel girovagare dei paddock, ma nelle menti di chi ama questo sport c’è sempre, finché il 29 dicembre 2013 non è tornato a calcare, suo malgrado, la scena.
Chiara Rainis
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