F1 | GP Ungheria, podio a secco per Vettel: perché è stato squalificato e come potrebbe reagire Aston Martin

Dopo un bel secondo posto conquistato in pista, il tedesco è stato escluso dalla classifica per un'infrazione sul carburante restante

F1 | GP Ungheria, podio a secco per Vettel: perché è stato squalificato e come potrebbe reagire Aston Martin

Il Gran Premio d’Ungheria ha regalato una delle gare più imprevedibili della stagione, dove le sorprese non sono mancate nemmeno dopo l’esposizione della bandiera a scacchi. Un appuntamento che ha consegnato alla storia la prima vittoria in Formula 1 di Esteban Ocon, il talento dell’Alpine capace di guidare con autorevolezza la corsa nonostante la lunga pressione da parte di Sebastian Vettel alle sue spalle, il quale si dovuto tuttavia accontentare della seconda posizione con un pizzico di rammarico, perché in cuor suo il tedesco sentiva di avere il passo per puntare ad aggiungere un altro trionfo alla sua collezione personale.

“Penso che Esteban [Ocon] abbia fatto la differenza, ha guidato in maniera fantastica, non ha fatto errori” – ha spiegato il pilota dell’Aston Martin nelle interviste di rito -. “Frustrazione è forse una parola grossa. Ovviamente le emozioni sono alte dopo la linea del traguardo e io ero un po’ giù perché ho pensato che oggi avessimo la chance per essere la grande sorpresa, ma la sorpresa è stata Esteban e se lo merita, quindi non ha molto senso cercare scuse. Esteban ha vinto il suo primo gran premio, è il suo giorno e il suo momento. Ho fatto di tutto per spingerlo all’errore. È arrivato al bloccaggio in qualche occasione, ma niente di che. Ovviamente non è facile passare qui, ma non è nemmeno facile rimanere costanti come ha fatto lui sotto pressione. Quindi ben fatto Esteban”, ha poi aggiunto il quattro volte campione del mondo illustrando la sua condotta di gara. Al di là dell’amarezza per l’occasione sfuggita, l’ottima prestazione in pista da parte di Vettel aveva comunque permesso alla squadra inglese di conquistare un meritato secondo podio stagionale e punti preziosi nella lotta per il quinto posto nella classifica costruttori, il vero obiettivo del team dopo una prima parte di campionato in crescendo. Ma proprio quando ormai i giochi sembravano fatti e parte del personale delle varie squadre aveva già lasciato l’autodromo, era giunta una doccia fredda: nelle consuete verifiche post-gara, sulla Aston Martin numero 5 non era presente la quantità minima di carburante di cui la FIA necessita per i suoi controlli.

Durante un evento, infatti, la Federazione richiede che ogni squadra sia in grado di assicurare che possa essere prelevato un litro di carburante dalla vettura per completare le dovute analisi, come recita l’articolo 6.6.2 del regolamento tecnico: “I competitor devono assicurare che un campione di un litro di carburante possa essere estratto dalla vettura in ogni momento durante l’evento”. Ciò si rende necessario da una parte per verificare la regolarità del carburante secondo dei parametri ben definiti dal regolamento, dall’altra per confermare che quello usato durante il weekend di gara sia della medesima specifica rispetto ad una formulazione omologata in precedenza dalla FIA. La quantità di un litro non è casuale: per svolgere le dovute analisi, una parte verrà affidata agli addetti della Federazione presenti in pista, un’altra verrà mantenuta per delle controanalisi mentre l’ultima verrà riconsegnata alla squadra, che generalmente dispone di un gruppo di tecnici dedicato in loco grazie ai propri partner (Shell per Ferrari, Petronas per Mercedes, ExxonMobil per Red Bull e così via). In linea teorica, quindi, alla FIA basterebbe solamente una parte di quel litro di carburante per completare le sue analisi, circa 0,3 litri, ma all’atto pratico ne è richiesta una quantità maggiore per assicurare la correttezza dell’intero processo di verifica e per prevenire che eventuali evaporazioni possano ridurre il materiale a disposizione oltre il minimo necessario.

La telemetria dell'ultimo giro di pista di Vettel

Dopo ogni gara, le vetture che dovranno essere sottoposte ad ulteriori controlli vengono scelte in maniera totalmente randomizzata, ma è prassi verificare che quelle monoposto che si sono fermate in pista durante il giro di rientro dispongano effettivamente del litro di carburante necessario per rispettare il regolamento. Nel caso specifico, Vettel non era stato l’unico costretto a parcheggiare la sua “Honey Ryder” lungo il tracciato dopo l’esposizione della bandiera a scacchi, ma lo stesso si era verificato anche con le due Williams, le quali sarebbero poi state anch’esse oggetto di attenzione da parte dei commissari. Una richiesta in linea quelle che erano state le raccomandazioni dell’ingegnere nei giri che avevano preceduto la bandiera a scacchi, sia in merito alle modalità di guida che alle mappature da sfruttare, optando per qualcosa di più conservativo in un Gran Premio che, dal punto di vista dei consumi, si è rivelato una sfida per diversi piloti. Vieni da chiedersi il perché, se dai loro dati avevano già riscontrato di essere al limite, non avessero chiesto al pilota di Heppenheim di fermarsi subito dopo il traguardo. Se è pur vero che sarebbe scattato sicuramente il controllo, mentre non è automatico per chi arriva sul podio, ciò avrebbe permesso di mantenere qualche millilitro in più di benzina nel serbatoio. Proprio questo tema ha rappresentato uno degli aspetti più sorprendenti del weekend, in quanto storicamente l’Hungaroring non è mai stato un circuito particolarmente severo sull’uso del carburante, senza contare che l’ingresso della Safety Car aveva permesso di completare tre giri ad andatura ridotta. Le ipotesi a riguardo sono molteplici, dall’idea che più squadre avessero impostato la propria strategia pensando di essere doppiate, fino a quella di partire con qualche chilo in meno di benzina a bordo per sfruttare una vettura più leggera, ben consapevoli che su questa pista difficilmente si sarebbe vista una gara tutta all’attacco, ma piuttosto di attesa. Se i riscontri post-gara avevano comunque dato luce verde per le due vetture del team di Grove, lo stesso non si poteva dire per la monoposto del tedesco dell’Aston Martin, da cui la Federazione non era riuscita ad estrarre la quantità di carburante necessaria per ottenere il campione da spedire ai vari laboratori.

Data le difficoltà nel completare la procedura, che generalmente si svolge proprio con l’aiuto della squadra nei garage della Federazione, il delegato tecnico responsabile, Jo Bauer, non aveva potuto fare altro che diramare un comunicato ufficiale alle 20:02, il quale recitava: “Dopo la corsa, sulla vettura numero 05 è stato verificato se un campione di un litro di carburante potesse essere estratto dalla macchina. È stato possibile prelevare solo un campione di 0,3 seguendo le procedure dell’articolo 6.6.4 del regolamento tecnico della 2021 della Formula 1”. Vettel era quindi a rischio squalifica, in quanto una violazione del regolamento tecnico porterà inevitabilmente alla pena più dura in assoluto, al contrario di quello sportivo, dove c’è una maggiore libertà di azione in merito alle sanzioni da assegnare. Un aspetto importante del comunicato era legato a quel riferimento all’articolo 6.6.4, secondo cui la procedura per l’estrazione del campione di benzina deve essere completata senza accendere il motore o rimuovere alcuna parte del bodywork, ad eccezione del muso all’anteriore e il tappo esterno per il rifornimento, da cui bisogna necessariamente passare per effettuare anche il processo inverso. Sostanzialmente, quindi, i meccanici non possono rimuovere il cofano motore ed intervenire direttamente sulla parte interessata, in quanto facendo ciò andrebbero a violare il regolamento. L’unica possibilità quella di muovere la monoposto (magari facendola scendere o tornare sulla bilancia per il completamente delle procedure di peso) nella speranza che il carburante possa spostarsi all’interno della cella.

Sotto lo sportello posto subito dietro il cockpit su uno dei due lati della macchina, esistono diversi ingressi, come si può apprezzare dall’immagine sottostante: uno è dedicato al rifornimento, due servono a svuotare il serbatoio mentre un’ulteriore valvola consente alla FIA di estrarre il carburante per i controlli, che potrebbero avvenire in un momento qualsiasi dell’evento. L’estrazione della benzina, quindi, può avvenire esclusivamente da quel condotto, il quale collegato al collettore dentro posto dentro il serbatoio stesso. Questo, a sua volta, è connesso direttamente a delle pompe (“lift pump”) che servono a recuperare il carburante dalla parte più bassa del serbatoio, dove sono presenti diversi scomparti al fine di adattarsi alle forme interne dei vari componenti presenti sulla vettura e ridurre il movimento interno della benzina in modo da mantenere un baricentro il più basso possibile per motivi prestazionali. Diverse potrebbero essere le ragioni per cui il carburante sia rimasto bloccato nel serbatoio, così come è anche possibile che una piccola quantità sia per qualche motivi intrappolata nelle trap unidirezionali poste ai lati, ma secondo le prime analisi della squadra inglese vi sarebbe stato un problema con le lift pump, che quindi non potrebbero più recuperare il campione necessario e trasportarlo al collettore.

Anche se, come in questo caso, non si ha un accesso diretto per costatare la quantità rimasta all’interno del serbatoio, si tratta di un dato facilmente ricavabile in maniera indiretta, ovvero attraverso l’utilizzo del flussometro. Sapendo quanto carburante era stato caricato sulla vettura prima dell’inizio della corsa, attraverso l’utilizzo di questo strumento di controllo il team può calcolare quanta benzina è stata utilizzata durante la corsa e, di conseguenza, ricavare la quantità rimanente ancora presente sulla monoposto. Un dato verificabile da parte della Federazione in quanto, da qualche anno a questa parte, i flussometri installati sulle vetture sono due: uno dei team e uno della FIA, con cui quest’ultima riesce a vigilare che l’afflusso di carburante rientri sempre nei parametri previsti dal regolamento. Sfruttando questo metodo, Aston Martin era riuscita a calcolare che alla fine della corsa nel serbatoio avrebbe dovuto essere presente ancora oltre un litro di benzina (1,74 litri per l’esattezza), una quantità ben più che sufficiente per superare i controlli. Il problema si è poi posto nel momento in cui la Federazione è stata in grado di recuperarne solamente 0,3 litri, un terzo di quello sufficiente per svolgere le dovute analisi, rendendo di fatto necessario che tale mancanza venisse riportata agli steward, i quali avrebbero poi dovuto prendere una decisione in merito ad un’eventuale sanzione. A fare la differenza sono stati sicuramente i dati registrati della squadra inglese: se dai calcoli fosse risultato che il carburante presente nella vettura era inferiore al litro necessario, allora sarebbe scattata immediatamente la squalifica ma, in questa specifica situazione, è facile ipotizzare che i commissari avessero voluto agire in buona fede lasciando del tempo aggiuntivo ai meccanici e agli steward per risolvere il problema e recuperare quella quantità necessaria che, in teoria, avrebbe dovuto esserci. Nel caso la pompa/e elettrica interna non funzionasse, il regolamento prevede “può essere utilizzata una pompa esterna, a condizione che sia evidente che un campione di carburante rappresentativo venga preso e se una pompa esterna viene utilizzata, questa deve poter essere collegata al tubo di campionamento FIA.”

Dopo due ore di vani tentativi, tuttavia, la FIA aveva deciso di mettere la parola fine alla vicenda, escludendo il tedesco dalla classifica finale: “Dopo la gara non è stato possibile prendere un campione di 1,0 litri di carburante dalla vettura 5. La squadra ha avuto diverse opportunità per tentare di rimuovere la quantità richiesta di carburante dal serbatoio, ma è stato possibile estrarne solo 0,3 litri”, recita il comunicato diramato alle 22:02.

“Durante l’udienza, in presenza del delegato tecnico della FIA e del direttore tecnico della FIA, il team principal della Aston Martin ha dichiarato nel serbatoio avrebbero dovuto essere ancora 1,44 litri, ma che non sono in grado di estrarlo. Questa cifra è stata calcolata utilizzando il modello FFM [Fuel Flow Meter – il flussometro] o l’injector model. Data la situazione, la vettura n. 5 non è conforme ai requisiti dell’art. 6.6 del Regolamento Tecnico FIA. Secondo l’Art. 6.6.2 i concorrenti devono garantire che un campione di 1,0 litri di carburante possa essere prelevato dalla vettura in qualsiasi momento. La procedura è stata eseguita, ma non è stato possibile prelevare il campione di 1,0 litri di carburante. I Commissari Sportivi hanno deciso di applicare la penalità standard per le infrazioni tecniche. Pertanto, hanno preso in considerazione, che non ci sia alcune difesa per sostenere che non sia stato ottenuto un vantaggio prestazionale. Si ricorda ai concorrenti che hanno il diritto di appellarsi a certe decisioni dei Commissari Sportivi, in conformità con l’articolo 15 del Codice Sportivo Internazionale della FIA e all’Articolo 10.1.1 del Regolamento Giudiziario e Disciplinare della FIA, entro limiti di tempo previsti”, hanno poi aggiunto gli steward.

Senza grosse sorprese, pochi minuti dopo la comunica della squalifica, l’Aston Martin aveva a sua volta confermato l’intenzione di riservarsi la possibilità di presentare una richiesta d’appello per tentare di ribaltare la sanzione con una classifica che rimane tutt’ora quindi sub-judice in attesa di capire quale sarà la decisione definitiva. Ciò non significa che il team di Silverstone abbia presentato a tutti gli effetti una richiesta di appello, ma solo che si è riservata tale possibilità, da confermare – o meno – entro le 96 ore previste dal regolamento. Una decisione assolutamente comprensibile, non solo per tentare di restituire una meritata seconda posizione al proprio pilota, ma anche per assicurarsi di avere una quantità di tempo sufficiente per capire come muoversi e convincere la Federazione. Per far sì che il team non potesse intervenire sulla vettura alterando in qualche modo l’esito delle indagini, la Federazione si è vista costretta ad applicare una procedura standard, ovvero porre sotto sequestro la vettura per trasportarla alle proprie strutture in Francia, dove verrà custodita fino a quando il caso non verrà chiuso. In tal senso, la pausa estiva è capitata nel momento giusto, in quanto, nel caso vi fosse stato un ulteriore Gran Premio nel fine settimana successivo, sarebbe stato difficile vedere l’intera vicenda risolta in tempo per togliere i sigilli e scendere in pista con la monoposto precedentemente sequestrata. Qualcosa che si era verificato già l’anno scorso, quando l’allora Racing Point (ora Aston Martin) si era vista costretta a consegnare i condotti di raffreddamento dei freni posteriori in seguito alla protesta della Renault, ma in quella situazione si trattava di un componente singolo di cui la squadra disponeva di alcune unità di riserva pronte per l’utilizzo. Lo stesso, invece, non si può dire per il caso che ha visto coinvolto Vettel, in quanto la Federazione ha proceduto con il sequestro dell’intera vettura, incluso telaio, Power Unit e cambio, dato il bodywork non può essere rimosso. Anche se il team avrebbe comunque potuto procedere con il montaggio di un telaio di riserva, che vengono alternati nel corso della stagione, ciò avrebbe significato subire una penalità per la sostituzione anticipata del cambio, senza contare che avrebbero dovuto optare per l’utilizzo di una vecchia unità motrice al fine di non subire un’ulteriore sanzione, dato che Sebastian è già arrivato al limite dei componenti permessi dal regolamento.

I prossimi giorni saranno fondamentali per capire come muoversi e se valga effettivamente la pena presentare un richiesta di appello per tentare di ribaltare la decisione. Uno dei punti cardine su cui potrebbe puntare Aston Martin nella sua richiesta riguarda proprio la quantità di carburante che la FIA è già riuscita ad estrarre dalla vettura: “Secondo i nostri calcoli, dovrebbero esserci ancora 1,44 litri di carburante nella vettura dopo che è stato estratto un campione di 300 millilitri. Dobbiamo dimostrare che il carburante era lì e che i 300 millilitri sono sufficienti per le loro analisi. Questa sarà la base del nostro appello”, ha chiarato il team principal, Otmar Szafnauer. Come illustrato in precedenza, quel campione di benzina sarebbe in effetti sufficiente per le analisi, soprattutto considerando che la Federazione tende ad estrarne una quantità maggiore per assicurarsi che vi sia il materiale per i controlli nonostante l’eventuale evaporazione degli additivi. Non a caso, nel regolamento sono inserti degli articoli appositi in cui si tengono conto di questi fenomeni, come il 19.8.2 (secondo cui la “densità del carburante deve essere almeno entro lo 0.25% rispetto a quello omologato”) e il 19.8.3 (per cui “i campioni che differiscono dal carburante approvato in un modo coerente con la perdita per evaporazione, saranno considerati conformi”). Oltre a ragioni prettamente prestazionali, questo è anche uno dei motivi per cui le squadre generalmente mantengono il carburante stipato in dei contenitori raffreddati con una temperatura fino a 10°C inferiore a quella ambientale. È difficile pensare che ciò si possa rivelare sufficiente per riuscire a vincere l’appello, soprattutto considerando che il regolamento tecnico è estremamente preciso a riguardo: in questo caso, ammesso che la FIA abbia provveduto o provveda ad analizzare il campione già in possesso, l’unica prova di supporto sarebbe quella di dimostrare l’effettivo malfunzionamento della pompa, ma ciò potrebbe comunque non bastare a supportare la propria difesa, rendendo vano il solo presentare l’appello.

L’altra possibilità sarebbe quella di individuare il modo di estrarre gli altri 700 millilitri necessari per raggiungere la quota minima utile a rispettare le procedure. Chiaramente, tuttavia, anche qui si potrebbe opporre qualche obiezione, soprattutto considerando che le regole specificano che il team deve essere in grado di fornire quel litro in qualsiasi momento dell’evento. Non essendo riusciti ad estrarlo durante i controlli di rito, la FIA non poteva fare altro che applicare la pena prevista in questi casi, procedendo con la squalifica, come tra l’altro era già capitato allo stesso Vettel dopo le qualifiche del Gran Premio di Abu Dhabi del 2012. Ma vi è un altro elemento importante di quell’articolo che Aston Martin potrebbe giocare a proprio favore, ovvero cosa rientri nella parola “evento”: secondo il regolamento sportivo, “per Evento si intende qualsiasi evento inserito nel Calendario del Campionato FIA di Formula Uno, che inizia 24 ore prima del momento in cui è prevista la P1 [la prima sessione di prove libere] e termina al momento entro cui è possibile sporgere protesta ai sensi del Codice o il momento in cui una certificazione tecnica o sportiva è stata effettuata secondo i termini del Codice.” Se Aston Martin riuscisse a trovare il modo di estrarre questo litro di benzina, avrebbe sì “violato” quel “at any time”, ma potrebbe ancora rientrare nell’evento. Si tratta di un cavillo che potenzialmente potrebbe dare i suoi effetti, anche se è difficile esserne completamente sicuri data la complessità e la possibile interpretazione delle regole, a patto sempre di trovare un modo di estrarre la quantità mancante.

Non si prospetta quindi una sfida semplice per l’Aston Martin, per cui sarà bene valutare se ci possano essere davvero i margini di manovra per appellarsi alla decisione e, anche se ci fossero, convincere la FIA non sarà un’impresa semplice. È bene tenere a mente che dal momento in cui ha comunicato la decisione di  possibilità di presentare una richiesta d’appello alla squalifica, avrà 96 ore (fino a giovedì sera) per decidere se procedere e confermare la oppure ritirare e perdere definitivamente qualsiasi chance di far ritornare il trofeo a Silverstone.

5/5 - (1 vote)
Motorionline.com è stato selezionato dal nuovo servizio di Google News,
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui
Leggi altri articoli in Gran Premi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati