Leclerc è un predestinato, ma salutare Raikkonen è durissima

Kimi resterà sempre uno dei piloti più amati nella storia del Cavallino e della F1

Leclerc è un predestinato, ma salutare Raikkonen è durissima

Tutto finisce. La caducità degli eventi è un concetto che appartiene alla vita stessa, figuriamoci se parliamo di sport. Bisognerà cominciare a rimestare nei ricordi, evitando di farsi venire gli occhi lucidi, ricordando un giovane Kimi felice e anche un po’ spaesato festeggiare sul podio di San Paolo l’incredibile impresa datata 21 ottobre 2007. Una vita fa, eppure è niente perché questi undici anni sono serviti a cementare il rapporto – forse unico in F1, molto vicino all’amore che circondava Gilles Villeneuve – tra Iceman e il popolo ferrarista.

Il boato di Monza alla pole position del finlandese è stata un’esplosione di gioia incontenibile, il termometro della “febbre Kimi” con le tribune cosparse di bandiere finlandesi, la firma in calce di un tifo che sembra andare anche al di là del risultato, che s’emoziona per un modo di correre e di approcciare alle corse che resta unico, per l’eleganza di guida e per quel modo di fare schietto e disarmante. A chi ama le corse, poi, del Kimi ferrarista mancherà per prima cosa la qualità al volante, quella capacità di disegnare traiettorie pulite sfruttando tutta la pista disponibile, una capacità di spingere la vettura con una guida morbida ed impiccata, che rende bene anche “televisivamente”.

La Ferrari per certi versi è stata coraggiosa. Non ha paura di sbagliare nel dare fiducia a Charles Leclerc, traccia un solco con il passato ingaggiando un pilota giovanissimo, certamente un predestinato. Leclerc dovrà essere bravo a reggere la famosa pressione della tuta rossa, ma avrà il tempo dalla sua parte e la fortuna di potersi svezzare alle spalle (e come spalla) di un fuoriclasse del calibro di Sebastian Vettel. Il talento del monegasco di casa Sauber, da sempre pilota Ferrari, deve aver stregato i vertici del Cavallino, se è vero che la Rossa (non) sa quello che trova, ma certamente sa quello che perde.

Con l’addio di Raikkonen il Cavallino perderà un bel po’ di esperienza, l’indiscussa capacità del finlandese di dare indicazioni fondamentali e valide ai tecnici, la certezza di poter contare su un gregario leale e affidabile. Curioso poi che Kimi venga “silurato” nell’anno migliore da quando è tornato in rosso: già nove podi, sei nelle ultime sette gare, e attualmente terzo in classifica iridata. I detrattori, quelli sempre pronti a puntare il fucile della critica social, diranno che la Rossa salutando Raikkonen ci rimette poco, perché lo scandinavo non ha vinto un GP in questi anni. Facile, fin troppo, dimenticare Monaco e Budapest dell’anno scorso, quando ancora una volta nella sua lunga carriera – Kimi diede dimostrazione della sua devozione alla causa.

C’è poi un altro aspetto che va considerato, e si collega solo indirettamente ai fatti di Monza. La Ferrari in questi anni era stata capace di creare un ambiente perfetto, una squadra coesa, dove regnavano armonia e unità di intenti. Il rapporto tra due campioni del mondo come Vettel e Raikkonen poteva definirsi quasi idilliaco. Ebbene l’ecosistema rosso rischia di crollare come un castello di carta.

Si percepisce – sia chiaro è una mera sensazione – che qualcosa del giocattolo rischia di rompersi, che la scelta di non rinnovargli il contratto sia stata vissuta da Iceman come una delusione, da restituire sotto forma di aggressività e di sano egoismo in pista. Nulla di eccessivamente grave, parliamo di piloti, solisti per natura, eppure osservando gesti e volti del GP di Italia è sembrato che la leggerezza si fosse trasformata in tensione, i sorrisi dei protagonisti in volti scuri. La gara di Monza è stata un capolavoro, la gestione delle gomme un saggio di classe, guidando su quelle “tele” che potevano esplodere da un momento all’altro. Un degno commiato, festeggiato sul podio, ma anche una lunga corsa in totale solitudine.

Probabilmente sarà stata solo un’impressione errata, resta il fatto che dobbiamo prepararci a congedarci da Raikkonen, un pilota che per impatto sui tifosi e per tutto ciò che ha significato per il Cavallino, come risultati, abnegazione, lealtà, è di diritto tra le leggende della F1. E la Ferrari ha scelto di rinunciare ad una spalla affidabile per Vettel in favore di una più fresca, ma anche verosimilmente più esuberante. Un rischio. In ogni caso un altro Raikkonen non lo faranno mai, godiamoci queste ultime sette gare (con la speranza di vederlo ancora in F1 altrove). Näkemiin Iceman.

Antonino Rendina


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