La Ferrari SF-24 è nata sotto buoni auspici: zero proclami e zero promesse

La Scuderia ha optato per il profilo basso, una scelta di per se vincente considerando i precedenti

La Ferrari SF-24 è nata sotto buoni auspici: zero proclami e zero promesse

La Ferrari in qualche modo ha vinto. Non in pista, traguardo verosimilmente ancora piuttosto lontano, ma almeno nella sua pre season, chiusa ufficialmente con la presentazione della SF-24 e vissuta in maniera radicalmente opposta ai precedenti inverni.

Gli uomini in rosso hanno taciuto per tutto il tempo, dai vertici non sono arrivate promesse da marinaio, lo stesso team principal Fred Vasseur non si è mai sbottonato. Zero proclami e tanto pragmatismo; gli stessi Leclerc e Sainz hanno rilasciato dichiarazioni di rito cautamente positive, ma senza lasciarsi andare ai soliti retorici, stucchevoli, slanci di entusiasmo poi puntualmente smentiti dal cronometro.

Decidere di aspettare la pista, appunto, è stata la scelta vincente di una Ferrari che stavolta non ha sbagliato nulla. La Scuderia di Maranello – che ha monopolizzato l’inverno per il prossimo ingaggio di Hamilton più per vicende legate al presente – ha svelato la sua macchina in modo essenziale, rapido, senza fronzoli. Anche le parole dei protagonisti convergevano in un’unica direzione: la SF-24 promette di essere una monoposto più guidabile, maneggevole, con la maggior parte del lavoro fatto per correggere l’esiziale discontinuità sul passo gara.

Un’auto insomma che deve essere concreta, così come è stata presentata – non pare infatti ricercatissima o estrema nelle forme – ma ciò non significa nulla. In questa F1 ad effetto suolo l’essenziale mai come prima è invisibile agli occhi, è tutto un discorso di fondo e meccanica, per sfruttare al meglio le gomme e far stare la vettura schiacciata a terra.

Ma ci sarà tempo per capire se la nuova Rossa è veloce, lenta, altalenante. Ciò che va sottolineato è il profilo basso e la serietà con cui il team sta approcciando al 2024. Si spera che dopo tanti anni di chiacchiere surreali su immaginifici guadagni invernali (stendiamo un velo pietoso) o su auto di inaudita velocità (ah Vigna…) alle poche parole di questo inverno possano seguire i fatti, quelli che mancano da troppe stagioni.

E per fatti non intendiamo lottare per il mondiale. Sappiamo più o meno tutti (il fenomeno lo trovate sempre) che la Red Bull gioca una partita a se, che corre da sola, potendo godere di un vantaggio non colmabile in una sola stagione. Ma le altre, tra cui deve per forza essere inserita la Ferrari, hanno l’obbligo di far proprio questo regolamento e avvicinare i primi. E quindi fare bene significa essere veloci, magari vincere qualche GP, essere più competitivi rispetto al 2023.

Brava Ferrari. Brava a lavorare senza dichiarare nulla, senza promettere, senza correre mondiali inventati sui giornali e sconfessati a marzo, quando si accendono i motori per davvero. Non si potrà rimproverare a questa squadra di aver disatteso le aspettative. La si potrà giudicare per quanto fatto e per come andrà il 2024, ma senza avere il mal di testa per il chiasso, il rumore, il vociare, delle noiose e stucchevoli indiscrezioni degli altri anni, quasi sempre rivelatesi poi infondate.

Antonino Rendina

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