Ferrari, le speranze iridate, la montagna insormontabile…
I ventotto punti che separano Vettel da Hamilton non mettono ancora la parola fine al mondiale, ma la rimonta è durissima...
Il destino, spesso, ama prendersi beffa di noi comuni mortali. E’ singolare infatti come la Ferrari nella stagione della grande riscossa, dopo aver a lungo cullato il dolce sogno iridato, si trovi a doversi giocare il tutto per tutto proprio in Malesia, palcoscenico della prima, meravigliosa, vittoria di Vettel con la Rossa nel 2015.
Epperò, senza ipocrisie, è piuttosto inutile restare ostinatamente aggrappati a speranze prive di solide fondamenta. La retorica della remuntada, la rievocazione della rincorsa a perdifiato di Kimi Raikkonen (tra un mese il decennale), rischiano di rivelarsi la più classica delle armi a doppio taglio. I ventotto punti che separano Sebastian Vettel da Lewis Hamilton rischiano di essere una montagna insormontabile, per la ragione più semplice del mondo, che però in troppi rifuggono: la Mercedes ha la vettura più forte del lotto e difficilmente perderà il suo vantaggio nelle sei sparute gare restanti.
Il “trend” parla chiaro da Montecarlo; salvi casi eccezionali (Ungheria, Singapore) ovvero piste dal disegno tortuoso e piuttosto lente, la Ferrari ha sempre trovato davanti a sè una muro argentatao capace di strozzarle l’urlo in gola. Più o meno competitiva alla pur veloce SF70H è spesso e volentieri mancato lo spunto vincente, quello utile a fare la differenza tra vincere o perdere i mondiali. Nelle ultime cinque gare Hamilton ha collezionato quattro vittorie, concedendosi anche il lusso di “regalare” tre punti allo scudiero Bottas a Budapest. Al momento era sembrato un autogol – e in effetti creò anche maretta in Mercedes – dopo due mesi appare già come il gesto magnanimo e sprezzante di un dominatore sicuro di sè. Ben diverso, e più preoccupante, il ruolino di marcia di Vettel, con l’unico splendido assolo in Ungheria e poco altro.
Ciò che resta, per sperare in un ribaltone dei valori in campo, è il famoso quarto motore della Ferrari, l’arma definitiva che però potrebbe risultare meno dirimente di quanto ci si attenda. Potrà bastare un singolo aggiornamento a mettere in crisi una rivale che fa della potenza il suo punto di forza da quattro stagioni? Difficile, ma i sogni aiutano a vivere, e la Rossa, con centocinquanta punti ancora in palio, non può certo gettare la spugna.
A Sepang, pista di curve guidate e lunghi rettilinei, servirà qualcosa di molto simile ad un’impresa. E si ritorna al punto di partenza, alla vittoria di due anni fa, inaspettata e sorprendente. All’epoca la Ferrari sfruttò una miglior strategia con gli pneumatici, mentre la Mercedes si incartò da sola. Questa volta Vettel e Raikkonen dovranno inventarsi qualcos’altro. La F1 è imprevedibile per antonomasia, sa regalare emozioni e non si lascia sedurre dai facili pronostici. Ma è anche vero che l’immensa complessità del tutto spesso si traduce spesso in un semplice assioma: alla fine vince sempre la monoposto migliore.
Antonino Rendina
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