F1 | Wolff fa autocritica: “Spesso mi chiedo se sono lo stesso leader che in passato è riuscito a vincere tutto”
Toto Wolff a 360° sulla situazione Mercedes e sulle prospettive future del team
F1 Wolff Mercedes – Negli ultimi tre anni, Toto Wolff ha affrontato cambiamenti significativi nel suo stile di leadership alla guida della Mercedes, segnati da risultati discontinui e difficoltà tecniche. L’introduzione di un nuovo concetto per le monoposto ha infatti compromesso la costanza di rendimento della scuderia di Brackley, che è stata costretta a rivedere la propria struttura interna, sostituendo Mike Elliott con James Allison nel ruolo di direttore tecnico per dare nuovo slancio al progetto.
Mercedes, un periodo di difficoltà e di analisi
Riconoscendo la necessità di un cambiamento, il CEO ha rivisitato il suo approccio alla gestione della squadra, adottando pienamente quella “no blame culture” che da sempre aveva sostenuto. Il manager si è interrogato sul proprio ruolo, chiedendosi se fosse ancora il leader efficace che Mercedes richiedeva o se, nella continua ricerca dell’eccellenza, non fosse caduto nella mediocrità.
Ha ammesso che, mentre la pressione si è sempre rivelata una motivazione utile per migliorare se stesso, applicare questo metodo al resto del gruppo non ha avuto gli stessi risultati positivi. Anzi, ha osservato che ha suscitato tensioni tra coloro che lavoravano duramente per raggiungere gli obiettivi comuni.
“Sono ancora lo stesso leader di prima o sono passato dall’essere ‘grande’ all’essere solo ‘buono’? Perché in Formula 1 la mediocrità non è sufficiente. Sono una persona parecchio auto-critica e spesso mi imbatto in questi pensieri. Però non tutti siamo così e questo atteggiamento alle volte non porta gli effetti sperati”, ha raccontato alla stampa inglese subito dopo l’ultimo appuntamento di Interlagos.
L’analisi di Wolff e i punti di forza del passato
L’esempio del suo discorso è stato preso con un aneddoto ben preciso: infatti, dopo un secondo posto seguito dalla squalifica per un’irregolarità tecnica, l’austriaco ha ammesso di aver espresso con durezza la propria delusione, arrivando a dichiarare che quella vettura non meritava vittorie. Parole che, come ha riconosciuto, hanno rischiato di minare il morale di una squadra impegnata costantemente per migliorare le prestazioni della macchina: “Sono state parole dure, troppo dure, e dicendo ciò ho mancato di rispetto al lavoro di chi, ogni giorno, si impegnava per migliorare la vettura. Si, ammetto di aver fatto arrabbiare alcune persone”.
Il team principal ha poi riflettuto sui punti di forza che avevano reso Mercedes una potenza in Formula 1: piloti di alto livello, un fornitore di motori con risorse adeguate, infrastrutture avanzate e una cultura aziendale radicata nell’innovazione. Tuttavia, ha dovuto ammettere che il team è stato superato da una rivale eccezionale, portando alla consapevolezza che le dinamiche vincenti possono cambiare e richiedere nuovi adattamenti. Concludendo con una citazione di Einstein, Wolff ha ribadito che “fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi non sarà mai la risposta,” sottolineando l’importanza dell’evoluzione anche in un team consolidato.
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