F1 | Sprint Race? No, grazie
La F1 deve recuperare la sua esclusività e non somigliare ad un videogioco
Prima o poi bisognerà pur mettere un limite all’indecenza, ritrovare il bandolo della matassa perduto da un po’ e riportare questa benedetta Formula 1 nell’alveo di una competizione che sia quanto più vera, naturale, semplice, intuibile e spogliata di orpelli e tecnicismi che la stanno rendendo sempre più simile ad un videogioco.
L’ultima idea che fa storcere il naso alla gran parte degli appassionati è quella di raddoppiare le gare nel fine settimana. Introducendo la cosiddetta Sprint Race, una garetta di sabato pomeriggio giusto per sballare ancora di più le sane abitudini e mettere ulteriore carne a cuocere, disattendendo tra l’altro una ormai secolare tradizione che vede l’esclusività, la nobiltà, l’importanza dell’evento GP come il pilastro fondamentale dell’architrave F1.
Immaginatevi le imprese eroiche in questi settant’anni, le più grandi vittorie, precedute da un podio di sabato pomeriggio. Immaginatevi una gara di sabato a Donington nel 1993, o una nel sabato di Digione nel 1979. Con uno pseudo vincitore in “la” minore a ridimensionare il vero trionfatore. Ma cosa significa Sprint Race se non un oltraggio al DNA della F1 che – al netto di tutte le novità, la tecnologia, il format – ha sempre avuto e sempre dovrebbe avere un unico singolo vincitore del Grand Prix?
In queste ore si parla di Sprint Race anche a Monza. Il tempio della velocità, la gara di casa della Ferrari, teatro di battaglie memorabili. E’ davvero una buona idea attentare alla sacralità di una competizione sull’altare di uno spettacolo fine a se stesso, come se il reale dovesse obbligatoriamente rassomigliare a quel virtuale tango in voga? Puttanate. La F1 è una sola ed è quella che si corre domenica. Il sabato serve a vedere chi merita di partire davanti e il venerdì è il giorno utile provare liberamente assetti e quant’altro.
Stefano Domenicali, CEO di questo Circus che finirà per annegare in un mare di pletorica e inutile modernità, più che avallare l’indirizzo “made in USA” di Liberty Media dovrebbe mettere la sua esperienza e la sua passione per restituire alla F1 un volto umano e non iper tecnologico. Ripensare questi motori complicatissimi, abolire il parco chiuso tra qualifiche e gara, far girare di più le monoposto durante l’anno, tanto costa meno fare test in pista che giocare a Westworld con simulatori che valgono quanto il PIL di uno Stato.
La Sprint Race non va introdotta, nemmeno per prova. Sarebbe l’ennesimo passo verso la spersonalizzazione e l’inflazione di uno sport i cui numeri dovrebbero avere il loro peso specifico. La vittoria deve essere una sola. Non parliamo di go-kart, con competizioni che si possono suddividere in manche, né di una categoria propedeutica utile a far correre giovani piloti. La F1 è la massima categoria dell’automobilismo, ripetiamolo insieme, almeno fino alla prossima brillante idea per aumentare lo spettacolo, gusci e bucce di banana per far scivolare gli avversari, perché no?
Antonino Rendina
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