F1 | SF90 imponente e cattiva, la Ferrari si presenta come una squadra senza paura

Piloti e manager si mostrano entusiasti e ambiziosi, su questa monoposto ci sono grandi aspettative

F1 | SF90 imponente e cattiva, la Ferrari si presenta come una squadra senza paura

Probabilmente uno dei lasciti più importanti di Marchionne – vero demiurgo di questo corso ferrarista – è l’ambizione. Quella spavalderia, sicurezza in se stessi, che è propria degli audaci. E quello che emerge dalla presentazione della (rossonera) SF90 è proprio una certa ambizione, una voglia debordante di primeggiare, un malcelato senso di riscatto che si legge con fin troppa facilità tra le righe delle dichiarazioni degli attori protagonisti.

Mattia Binotto, pervaso com’è di un quarto di secolo di cultura ferrarista, scomoda addirittura Enzo Ferrari, ll presidente del Cavallino John Elkann torna sul concetto di Nazionale dei motori, affermando che la Ferrari rappresenta gli italiani ed il meglio dell’Italia. L’ad Camilleri sprona la squadra a vincere, migliorando i risultati – sulla carta già buoni – del 2018.

La parola poi passa ai piloti. Ed è qui che Sebastian Vettel si riappropria del suo ruolo di leader. Osannato dalla platea, perfettamente a proprio agio nel ruolo di capofila, parla di “sogno Ferrari” e di “missione”, due parole a lui molto care. Si dice pronto a vincere il mondiale, si rammarica di non poter indossare la tuta e balzare nella monoposto. Charles Leclerc è lì che impara, già da adesso, gli brillano gli occhi e anche lui parla di vittorie. Il monegasco ha carattere da vendere.

Ma la vera protagonista, che ruba la scena, è questa SF90 dall’inedita livrea rosso opacizzato e dalle rifiniture nere, con tanto di nuovo sponsor semi tabaccaio. Un molosso. Granitica. Di bella presenza, ma non propriamente sfilante e affusolata. Magrissima nel retrotreno e nelle pance, molto più squadrata e pesante alla vista nell’avantreno. Molto simile alla SF71H, eccetto per gli alettoni fedeli al nuovo regolamento tecnico.

Ruba la scena, forse non ruba l’occhio. Non è aggressiva come l’Alfa Romeo C38, non è ricercata e raffinata aerodinamicamente come la McLaren, non è aggressiva come la Red Bull, nè elegante e morbida come la Mercedes. No, questa Ferrari dà l’idea di una macchina da guerra, di una bestia che va solo accesa, prepotente e massiccia anche nelle forme. Il diavolo poi (e dopotutto un po’ la livrea ricorda il Milan…) si nasconde nei dettagli. Nel lavoro sulla power unit, un gioiellino per risparmiare ancora più sugli ingombri. Nella ricerca della leggerezza, dalla vernice alle forme evidentemente estreme del posteriore. E in tutta una serie di novità “che sono sotto il cofano, vi assicuro” afferma l’acchiappa…Mercedes Binotto, idee lontane dagli occhi più invadenti e curiosi.

Forse convenzionale, naturale evoluzione di una SF71H dal potenziale immenso, ma questa Ferrari SF90 tutt’è fuorché vettura timida e spaurita. Come lo stesso team, raramente apparso così sicuro e deciso, mai nemmeno così legato alla tradizione, con continui richiami all’essere Ferrari, appunto. Che, con sedici titoli Costruttori e quindici Piloti conquistati, è un’essenza fondamentalmente vincente. La bellissima regina Mercedes è avvisata: la Rossa è brutta, sporca e molto cattiva.

Antonino Rendina


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