F1 | La Ferrari e il trittico dell’orgoglio: l’obiettivo è onorare i 1000 GP, con lo spauracchio del record di Hamilton

Il rischio è fare da comprimari alla cavalcata leggendaria di Lewis, vicino al record di vittorie di Schumacher.

F1 | La Ferrari e il trittico dell’orgoglio: l’obiettivo è onorare i 1000 GP, con lo spauracchio del record di Hamilton

Nel segno del tre. Che un po’ è numero magico. Tre le gare che la F1 si appresta a disputare senza soluzione di continuità, un trittico infernale su due circuiti storici (Spa e Monza) e su un altro (Mugello) tecnicamente assai impegnativo che fa il suo ingresso in calendario. Tre sono anche le vittorie che mancano a Lewis Hamilton per eguagliare le 91 di Michael Schumacher, record che solo qualche anno fa sembrava irraggiungibile per qualsiasi pilota.

Ma Lewis scrive il suo personale poema epico curva dopo curva, pennellando su tre o quattro ruote vittorie che sono quadri di rara bellezza, coadiuvato nell’opera d’arte da una monoposto che gli calza addosso come fosse un costume da supereroe. Hamilton-Mercedes è un tutt’uno inscindibile, un connubio prossimo alla leggenda e facendo due calcoli alla Ferrari inizia a gelare il sangue nelle vene.

Il GP di Toscana Ferrari 1000, al Mugello circuito di proprietà di Maranello, si chiama appunto così perché la Rossa quel giorno toccherà il traguardo dei mille GP disputati in F1. E proprio in quel giorno, se  non sbaglierà gli appuntamenti di Spa e Monza, Hamilton potrebbe raggiungere Schumi a quota 91 centri in carriera, con l’aedo di turno che dovrà riscrivere una nuova storia da raccontare, mettendo in secondo piano il traguardo presenzialista di una Ferrari che verrebbe messa in ombra a casa propria (“a casa loro”, verrebbe da evocare in modo sinistro).

Ovviamente il Cavallino nulla può contro l’incedere deciso della storia, né ha armi a breve termine per impedire alla Mercedes di vincere gare. Può sperare nel meteo, in una gara pazza, in Verstappen. Non può però contare sulle proprie forze, né sulle proprie radici. La Rossa ha però l’opportunità di cancellare l’onta di Barcellona e onorare quantomeno tre GP che assumono molteplici significati, fondendo storia e presente.

Un anno fa a Spa Leclerc vinse la sua prima gara per poi fare il bis a Monza. Sono i giorni del super motore e della riscossa della SF90, che poi replicò a Singapore con Vettel. Quello sì un trittico tutto rosso. Un anno dopo la situazione è completamente diversa, la Ferrari si aggrappa a poche cose buone per uscire a testa alta ogni maledetta domenica, a partire dal GP del Belgio.

Cosa si può salvare della SF1000? A quanto pare la monoposto è delicata con le gomme e sopratutto Leclerc più di Vettel riesce ad estrarre il potenziale anche con un assetto molto scarico dal punto di vista aerodinamico, scelta resa necessaria per recuperare in velocità sul dritto, visto il motore claudicante. Ecco allora un assetto a carico bassissimo e la speranza che tutti gli elementi combacino come nella doppia di Silverstone, dove Charles ha fatto la differenza con un ottimo passo gara e gestendo magistralmente le mescole Pirelli.

Scaricare e pedalare, sembra questo il mantra di Maranello. Che riversa, forse, una timidissima speranza nell’abolizione del cosiddetto party mode da Monza. La mappatura unica delle power unit potrebbe livellare i valori in campo, smascherando i (soltanto presunti) furbetti. Se qualcuno perderà cavalli il motore di Maranello sembrerà improvvisamente meno imbolsito e fiacco. Ci si aggrappa alla qualunque, per affacciarsi nelle parti alte della classifica, per non farsi più doppiare, per essere – appunto – Ferrari, almeno un po’. Per dimostrare che c’è ancora un po’ di rosso lì fuori, perché presto, prestissimo, le eccezionali 91 non saranno più soltanto “rosse.”

Antonino Rendina


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