F1 | Hadjar parla del suo primo anno in Formula 1: “Mi sono adattato rapidamente”
Sulle difficoltà di Hamilton e Sainz: "Hanno guidato la stessa macchina per anni"
Dopo solo un terzo di stagione disputato in Formula 1, Isack Hadjar sembra avere già la strada spianata per un futuro alla Red Bull ma vuole restare con i piedi per terra e non farsi coinvolgere troppo dalle voci sul suo conto.
“Che faccia bene o male, non ascolto nulla -ha detto il francese al quotidiano El Mundo Deportivo- puoi dirmi che ho fatto un buon lavoro, ti dirò grazie e nient’altro. Nessuno dei tuoi commenti mi farà andare più veloce. Mi sono adattato rapidamente e me lo aspettavo. Ecco perché sono arrivato in F1, in realtà. Penso che ogni rookie si sia adattato molto rapidamente. È una buona generazione, direi. Abbiamo imparato un livello molto alto in F3 e F2”.
Quando poi gli è stato chiesto perché, a differenza sua, due piloti esperti come Lewis Hamilton e Carlos Sainz facciano fatica al volante di una nuova monoposto, il rookie ha risposto che è questione di abitudine:
“Sono stati nella stessa macchina per molti anni e hanno delle abitudini. Io non ne ho. Adesso sono in Formula 1, l’anno scorso in F2 e, prima ancora, in F3. Quindi continuo a cambiare, continuo ad adattarmi. Non ho abitudini, e avere abitudini è la cosa peggiore per un pilota”.
Hadjar ammette che si sta ancora godendo ogni momento al volante della sua Racing Bull.
“In F2, a un certo punto ci si abitua e diventa normale, non è impressionante. In F1 è sempre impressionante. Non è la libertà, è più…spaventoso. È davvero qualcosa di incredibile”.
Velocità a parte, Hadjar ha una spiccata passione per la matematica che sfoggia sui decori nei caschi, con equazioni matematiche e fisiche.
“Non avrei mai dovuto essere un pilota di F1, non so nemmeno come sia successo. Avrei dovuto proseguire gli studi, dove andavo molto bene, e non so, sarei finito a studiare fisica o ingegneria o qualcosa del genere. Ma alla fine è arrivata la Formula 1. Mi sono appassionato molto alle auto fin da piccolo. Ho sempre voluto andare in kart. Mi hanno seguito nei miei sogni folli, ed è così che è iniziato tutto”.
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