F1 | GP Stati Uniti: l’analisi delle qualifiche

Sainz conquista la pole davanti a Leclerc e Verstappen, ottimo settimo posto per Stroll

F1 | GP Stati Uniti: l’analisi delle qualifiche

Con il suggestivo tramonto texano a fare da sfondo, le qualifiche del Gran Premio degli Stati Uniti hanno offerto ancora una volta emozioni, regalando a Carlos Sainz la sua terza pole position stagionale. La Rossa torna davanti con una prima fila virtuale, perché Charles Leclerc, staccato di soli sei centesimi dal compagno di casacca, sarà costretto a prendere il via dalla dodicesima casella per una penalità rimediata in seguito alla sostituzione di alcuni componenti della sua Power Unit. Distacchi contenuti, così come quello che ha diviso Max Verstappen dallo spagnolo della Ferrari, meno di un decimo.

Non è riuscito ad andare oltre il quarto posto Sergio Perez, alle prese con quei classici piccoli problemi di bilanciamento che spesso durante la stagione non gli hanno permesso di estrarre il massimo nel giro secco. La penalizzazione per la sostituzione del motore termico sulla sua vettura lo costringerà a prendere il via dalla nona casella, nel traffico di centro gruppo, anche se il messicano ha confermato di nutrire una certa fiducia per la corsa spiegando di aver puntato su un set-up rivolto più alla gara che alla qualifica.

Quinto tempo per Lewis Hamilton con una Mercedes che, ancora una volta, sul time attack si conferma “lì nel mezzo”: troppo distante per impensierire gli altri top team ma sufficientemente veloce per mettersi al riparo dalle squadre di centro classifica. Le condizioni mutevoli del vento, il progressivo abbassamento delle temperature dell’asfalto e una strategia che non ha dato gli esiti sperati hanno rimesso la W13 sulla difensiva, mettendo in risalto i punti critici di una vettura che al sabato ha spesso dimostrato di non riuscire a sfruttare gli pneumatici altrettanto bene come in gara. Difficoltà evidenziate anche dai piloti durante le qualifiche, i quali non hanno nascosto di aver faticato nel mettere insieme un giro pulito senza sbavature, in particolare nel terzo settore.

Grazie alle varie penalizzazioni, scatterà dalla terza fila un ottimo Lance Stroll, vera sorpresa in positivo del sabato texano. Il canadese è stato in grado di sfruttare al meglio il grip offerto dalla gomma nuova e dalla configurazione ad alto carico scelta dalla Aston Martin, conquistando l’accesso alla Q3 prima di mettere a segno un buon crono nel suo unico tentativo in solitaria. La decisione del team di mandarlo in pista mentre tutti gli altri erano già rientrati ai box ha pagato, nonostante ciò significasse rinunciare agli ultimi minuti di miglioramento del tracciato. Scaleranno la classifica anche Lando Norris e Fernando Alonso, riproponendo la sfida tra McLaren e Alpine per il mondiale costruttori. Buona prestazione anche per Valtteri Bottas in una giornata che avrebbe potuto rivelarsi ancor più fruttuosa per l’Alfa Romeo, se non fosse per la cancellazione del tempo ottenuto da Guanyu Zhou che gli sarebbe valso serenamente l’accesso all’ultima manche.

Positiva anche la prestazione di Alex Albon, capace di piazzare la sua Williams a soli tre centesimi da quella posizione che gli sarebbe valsa il passaggio in Q3. Ciononostante, la squadra di Grove può indubbiamente accogliere con piacere il risultato odierno, specie perché alla vigilia le previsioni non erano altrettanto rosee: la mancanza di carico aerodinamico, così come le forti folate di vento, potevano mettere in crisi la FW44, ma l’anglo-tailandese è riuscito ad estrarne il potenziale. Grazie al gioco delle penalizzazioni, Albon prenderà il via dalla nona casella, mentre a chiudere la top ten sarà Sebastian Vettel, deluso per una qualifica in cui sperava di raccogliere qualcosa in più. Le difficoltà nel contenere lo scivolamento del posteriore hanno influito in maniera importante sul suo giro, togliendogli quella fiducia necessaria per affrontare al meglio i cambi di direzione della sequenza veloce del primo settore.

Problemi che hanno minato anche il sabato di Pierre Gasly, visibilmente infastidito dopo aver riscontrato gli stessi grattacapi che lo avevano portato a un’eliminazione precoce in Giappone. Così come a Suzuka, anche ad Austin il francese si è dovuto scontrare con un impianto frenante che non riusciva a raggiungere la corretta temperatura di esercizio, portando in più occasioni all’errore in frenata. Occasione persa anche per l’altro alfiere dell’AlphaTauri, Yuki Tsunoda, che si è visto cancellare il miglior crono ottenuto nella seconda manche per il superamento dei limiti della pista: non sarebbe stato comunque sufficiente per passare al Q3, ma con le varie penalizzazioni quel tempo gli avrebbe consentito di recuperare qualche altra casella in griglia.

Grande delusione anche Daniel Ricciardo ed Esteban Ocon, entrambi fuori in Q1, così come le due Haas, con Mick Schumacher che ha pagato un testacoda all’inizio dell’ultimo tentativo, privandolo così delle sue chance di approdare al turno successivo.

Sainz conquista la pole con i primi tre racchiusi in un decimo

Se poco più di due settimane fa a Suzuka Carlos Sainz aveva sottolineato la sua “sfortuna” nei duelli per la pole, mancando in più occasioni la prima posizione per pochi millesimi, ad Austin la situazione si è invertita. Dopo quella sul bagnato a Silverstone, in Texas finalmente lo spagnolo è stato in grado di conquistare la sua prima “vera” partenza dal palo sull’asciutto, mettendosi alle spalle il compagno di squadra per poco più di sei centesimi.

Una qualifica tirata, che non ha lasciato respiro sino all’ultimo tentativo, perché i margini che hanno diviso i primi tre si sono rivelati ancora una volta estremamente contenuti. Così come in altri appuntamenti, la F1-75 si conferma una vettura molto veloce sul giro secco, capace di competere e battere la RB18, per quanto rimanga sempre l’incognita della lunga distanza. Quello del COTA è un circuito complessivamente piuttosto complicato dal punto di vista degli assetti, specie perché racchiude un’ampia tipologia di curve così come lunghi rettilinei. Trovare la giusta direzione sul set-up era fondamentale e ad Austin la Rossa è arrivata con le idee piuttosto chiare, nonostante il poco tempo a disposizione durante la seconda sessione di libere a causa del test Pirelli per le coperture 2023. Il team di Maranello ha puntato su un assetto ad alto carico che ha dato i suoi effetti positivi sia nel primo che nel terzo settore, quelli più guidati, pagando dazio in quello centrale dove è richiesta maggior efficienza aerodinamica.

Con un rettilineo così lungo come quello tra curva 11 e 12, riuscire a contenere il distacco era fondamentale per pensare di puntare alla pole. I “soli” 6 km/h accusati nel sabato texano rappresentano quasi un distacco contenuto rispetto ad altri appuntamenti, quando la Rossa arrivava a perdere anche oltre 10 km/h: a ciò ha contribuito anche il fatto che, dopo attente analisi, pure Red Bull abbia scelto l’assetto più carico tra quelli a disposizione, abbandonando la soluzione da medio carico che Verstappen aveva testato al venerdì. Una decisione presa pensando soprattutto alla domenica, in modo da limitare il degrado, seppur sia importante sottolineare che in qualifica i piloti hanno dimostrato di poter andare forte anche con gomma usata. Sarà quindi interessante valutare questo punto sulla lunga distanza, perché i team non hanno comunque nascosto una certa preoccupazione per una corsa difficile da decifrare.

Date le caratteristiche del tracciato, ricco di curve così diverse tra loro, riuscire a mantenere gli pneumatici nella corretta finestra di funzionamento era fondamentale anche in qualifica, specie per l’asse posteriore. I numerosi bump e le folate di vento a favore nella sequenza veloce del primo intertempo non hanno aiutato i piloti nella gestione del retrotreno, rendendo ancor più complicato trovare il limite senza stressare eccessivamente le coperture. Osservando le telemetrie, emerge come sul rettilineo di apertura la Red Bull abbia effettivamente mantenuto quel vantaggio prestazionale in termini di velocità di punta quantificabile intorno ai 6 km/h, ma un piccolo errore in fase di trazione non ha aiutato a scaricare al meglio la potenza in uscita da curva 1. La successiva serie delle esse è forse quella più interessante perché, così come a Suzuka, anche in questa occasione la F1-75 si è dimostrata rapida ed efficace, riuscendo a portare tanta velocità in percorrenza senza linee forzate. Un approccio un po’ contrario a quello di Verstappen, che in alcuni punti ha tentato traiettorie più aggressive passando stretto sul cordolo, nella speranza di avere una vettura pronta per il richiamo nella curva successiva.

Come previsto, il secondo intertempo sarebbe stato quello più complicato per la vettura di Maranello, quello in cui la RB18 avrebbe potuto dire la sua e tornare a guadagnare. Così è stato, soprattutto grazie ai 6 km/h di velocità di punta in più sul lungo rettilineo, ma considerando la lunghezza del rettilineo opposto, il vantaggio non è stato così ampio come ci si poteva aspettare. Sotto questo aspetto hanno influito due fattori: il primo è l’efficacia della F1-75 in fase di frenata, il secondo è l’interpretazione di Carlos Sainz, estremamente pulito in uscita di curva 11. Invece di andare a cercare l’apice, lo spagnolo aveva optato per una linea leggermente più ampia e staccata dal cordolo, che gli potesse garantire una vettura più dritta e una maggior impronta a terra in uscita, con vantaggi tangibili in trazione e nella prima fase della progressione. Si tratta di un elemento importante, perché con il vecchio asfalto più scivoloso e la presenza di numerosi dossi, riuscire a mettere la potenza a terra in quel tratto non era semplice. Questo è stato un punto vitale non solo nel confronto con Verstappen, ma anche con Leclerc, il quale infatti in più occasioni ha rimarcato come non fosse soddisfatto del comportamento della monoposto in quella zona della pista. Altrettanto interessante è la differenza di stili che si può osservare nell’ultimo settore, in particolare nel tratto più lento del tracciato, curva 15. Così come si era visto nel primo parziale, ancora una volta Verstappen aveva scelto linee più aggressive e interne, in modo da percorrere meno metri forzando sull’anteriore, mentre il duo Ferrari seguiva traiettorie meno spigolose.

“È stato divertente, molto divertente. È stato molto difficile con il vento di oggi. Con queste macchine ogni curva è un’avventura. Non sai quanta aderenza avrai, ma sono riuscito a mettere insieme un buon giro senza errori. Bisogna avere fiducia nel fatto che l’auto rimanga attaccata al suolo e che possa mantenere una velocità elevata senza sapere cosa farà il vento”, ha spiegato il poleman durante le interviste -. “Non voglio mentire, credo che per domani la Red Bull sia ancora favorita. Credo che di solito abbiano il passo di gara migliore. Ma noi faremo tutto il possibile per cercare di stare davanti domani e vincere la gara, che sarebbe un modo fantastico per iniziare queste ultime quattro gare”, ha poi aggiunto Sainz.

Il rimpianto maggiore probabilmente è di Charles Leclerc, che fino a pochi metri da traguardo sembrava essere in vantaggio nel confronto diretto, quantomeno prima che un controllo di sovrasterzo in uscita dell’ultima curva compromettesse quanto guadagnando con un’ottima interpretazione di curva 19. A causa della sostituzione di alcuni elementi della Power Unit, il monegasco sarà costretto a prendere il via dalla dodicesima casella, con una gara che si prospetta in salita: “Quando si parla di un margine così piccolo, si può sempre fare meglio. Ma ogni pilota può fare meglio in Q3 quando si vede il giro successivo. Quindi, Carlos ha fatto un lavoro migliore oggi e merita di essere in pole. C’è mancato poco. È stato molto, molto difficile con il vento. Domani non partirò dalla P2 a causa della penalità, quindi la gara sarà un po’ in salita per me, ma daremo il massimo e cercheremo di tornare davanti il prima possibile”, ha spiegato il numero 16. Partendo a centro gruppo, l’incognita più grande sarà quella della gestione degli pneumatici sulla lunga distanza, banco di prova per capire se le modifiche apportate recentemente stiano spingendo la Rossa verso la giusta direzione.

A trarne vantaggio sarà Max Verstappen, il quale prenderà così il via dalla prima fila, sulla parte più interna dello schieramento. L’olandese non ha nascosto che le sue qualifiche non siano state perfette, in parte a causa del vento in parte per le difficoltà nel far funzionare al meglio le gomme, ma l’obiettivo è quello di guardare alla corsa: “È andata bene. Oggi è stato molto difficile con il vento, soprattutto nel primo settore nelle curve ad alta velocità, quando c’è il vento in coda su questa pista è davvero complicato. Ma oltre a questo, anche mettere le gomme nella giusta finestra non è stato facile. Abbiamo quindi provato diverse cose” – ha spiegato il campione del mondo in carica, sottolineando come nel secondo tentativo abbia effettuato anche un giro aggiuntivo di preparazione per tentare qualcosa di differente per il warm-up. “Credo che alla fine della giornata siamo stati competitivi con entrambe le strategie che abbiamo provato. Nel mio primo giro in Q3, ho perso circa tre decimi alla prima curva, colpendo alcuni dossi e perdendo il posteriore. Era davvero complicato. Poi il secondo giro è stato buono nel primo e nel secondo settore, sembravamo molto forti. Poi ho finito le gomme nell’ultimo settore con un grande sovrasterzo nella penultima curva. Ma nel complesso siamo comunque vicini alla pole, nel weekend precedente era stato al contrario, ma sempre con margini ridotti.”

Una Mercedes “lì nel mezzo”

Dopo una prima convincente giornata di libere, in casa Mercedes ci si aspettava qualcosa in più dalle prove ufficiali, non tanto in termini di posizioni, quanto piuttosto di gap dai primi. I sei decimi rimediati dalla pole rappresentano un distacco importante, equiparabile al vantaggio sui piloti della midfield, tra i migliori della stagione, a dimostrazione di come in qualifica la W13 rimanga ancora “lì nel mezzo”, senza acuti. Per quanto il tracciato di Austin si sposi con alcune delle caratteristiche della monoposto, altre hanno amplificato i punti deboli di una vettura che al sabato non riesce ad esprimersi al meglio.

L’asfalto si è confermato sconnesso nonostante gli interventi apportati negli ultimi mesi, il vento ha creato qualche problema di bilanciamento e l’abbassamento delle temperature durante la sessione ha reso più complicato gestire la corretta finestra di funzionamento delle coperture. Un calo di circa quattro gradi che ha amplificato una scelta strategica che non ha dato i frutti sperati, soprattutto con Hamilton. Essendo uscito per ultimo per sfruttare al massimo la progressiva gommatura della pista, l’inglese si era ritrovato costretto a procedere a rilento in fondo al gruppo, compromettendo la fase di warm-up dell’ultimo tentativo. Basti pensare che per percorre il settore finale in quell’ultimo out-lap, Lewis ha impiegato circa diciassette secondi in più di quanto gliene fossero serviti in precedenza, privandolo dell’opportunità di migliorare il tempo ottenuto nel run di apertura del Q3. “Pensavo che saremmo stati più vicini, ma i miei giri non sono stati buoni, ho fatto davvero tanta fatica. Penso che con l’abbassamento delle temperature rispetto alla FP3, il comportamento della vettura sia cambiato. Spero che domani possa essere una giornata migliore”, ha raccontato il pilota di Stevenage durante le interviste.

Differente è il discorso per il compagno di squadra, George Russell, che nel primo tentativo aveva optato per un altro approccio: un giro di preparazione aggiuntivo per comprendere se una diversa gestione del giro di uscita potesse dare qualche beneficio. Una scelta che non si sarebbe potuta replicare nel secondo run per mancanza di tempo, ma che non ha comunque privato il britannico dell’opportunità di migliorarsi e conquistare la sesta casella. Mettendone a confronto i migliori intertempi, i due piloti della Stella si sono scambiati i ruoli nel corso del giro, con Hamilton particolarmente efficace nel settore centrale grazie a un’ottima interpretazione di curva 11. Invece di andare a cercare l’apice, il sette volte campione del mondo aveva optato per una linea più larga in percorrenza, la quale però avrebbe potuto garantirgli un’uscita e una fase di trazione più efficace raddrizzando più rapidamente la vettura. Non a caso, il piccolo ma importante vantaggio accumulato sul rettilineo opposto non lo si è visto tanto in termini di velocità massima, quanto sulla progressione. Hamilton ha poi pagato un errore alla staccata di curva 15, dove cercando una traiettoria più interna era giunto al bloccaggio del posteriore compromettendo la stabilità della vettura; un approccio opposto a quello di Russell, che aveva preferito una linea più tonda e meno aggressiva in frenata.

Al di là del confronto interno, le indicazioni che emergono rispetto agli altri top team sono quelle di una W13 che sul giro secco non è riuscita a fare propri quei punti di forza che in altre occasioni del mondiale l’avevano vista competitiva. Buona parte del distacco accumulato, infatti, giunge infatti dalla sequenza veloce del primo settore, così come dal lungo curvone a destra che caratterizza l’ultimo intertempo, complici i compromessi dovuti anche alle sconnessioni dell’asfalto. Nel complesso, il pacchetto aerodinamico introdotto per questo appuntamento ha permesso di fare un piccolo step in avanti, ma queste prove ufficiali probabilmente sono state condizionate più da fattori esterni che non hanno permesso di esprimere al meglio il potenziale della macchina. Le speranze del team di Brackley sono rivolte verso la gara, in particolare a quella gestione delle gomme in cui spesso il team ha trovato rifugio per ribaltare le sorti del weekend, magari creando offset allungando lo stint al momento giusto. Così come altri team, anche la squadra diretta da Toto Wolff ha optato per un assetto da alto carico, che ha pagato in termini di velocità massime in rettilineo, sensibilmente inferiori a quelle della Red Bull, ma quasi in linea con quelle della Rossa.

La lotta per la Q3: Stroll si inserisce nella lotta Alpine-McLaren, bene l’Alfa Romeo

Le varie penalizzazioni hanno senza dubbio contribuito a mischiare la griglia rispetto ad altri appuntamenti, ma la lotta a centro gruppo si è confermata estremamente interessante, soprattutto per i distacchi contenuti che hanno diviso i piloti tra il passaggio al turno successivo e una possibile esclusione.

Nella sfida tra Alpine e McLaren per il quarto posto nel campionato costruttori si è inserito Lance Stroll, fino ad ora vera sorpresa dell’appuntamento statunitense. Così come a Suzuka, la possibilità di poter montare una configurazione da alto carico ha coperto alcuni punti deboli della monoposto, specie nei curvoni veloci. In altri appuntamenti, il fatto di dover scaricare per limitare il tempo perso sui rettilinei non faceva altro che mettere in risalto altre criticità della vettura, alla ricerca di un equilibrio che in realtà non accontentava nessuno. Sotto questo punto di vista, il fatto che la maggior parte dei team abbia optato per un assetto simile a quello dell’Aston Martin ha aiutato a limitare le carenze in rettilineo, seppur si possa comunque riscontrare del derating nella parte conclusiva del rettilineo, sintomo che la Power Unit sia andata a tagliare il supporto della parte elettrica.

Osservando le telemetrie, si può apprezzare come il canadese si sia dimostrato particolarmente efficace nei primi due settori, optando anche per un’interpretazione differente della sequenza veloce. Al contrario dei suoi rivali più diretti all’interno della midfield, Stroll aveva mantenuto un approccio più cauto nella fase iniziale, per poi recuperare quanto perso inizialmente nella seconda parte del serpentone. Una scelta che ha pagato, limitando così quanto perso in altre zone del tracciato, in particolare nel curvone a destra dell’ultimo parziale. “Oggi la macchina era davvero buona; abbiamo trovato tanto grip e fiducia nella vettura. La posizione di partenza per domani è ottima. Sono molto contento per la squadra, perché negli ultimi tempi abbiamo fatto buoni progressi con la macchina e il sabato sembriamo più forti. Mi sono divertito molto, anche se le condizioni erano difficili a causa del vento. Sembra che partiremo dalla quinta posizione, con un paio di penalità per le vetture che ci precedono, il che significa che siamo in lizza per ottenere un buon risultato domenica”, ha spiegato l’alfiere dell’Aston Martin, sottolineando i progressi del team grazie agli aggiornamenti portati negli ultimi appuntamenti. Al netto di quei piloti penalizzati come Perez e Leclerc che avranno modo di recuperare sulla lunga distanza le posizioni perse, l’obiettivo è confermarsi anche in gara, magari guadagnando quei punti utili nella lotta con l’Alfa Romeo per il sesto posto nel mondiale costruttori. La AMR22 ha spesso dimostrato un’eccelsa gestione degli pneumatici, elemento che potrebbe rivelarsi fondamentale in un appuntamento da cui ci si aspetta un altro degrado.

Partirà dalla sesta casella Lando Norris, mentre Fernando Alonso sarà costretto a prendere il via dalla quattordicesima posizione in seguito alla penalità rimediata per la sostituzione del motore termico, in modo da arrivare sino alla fine del campionato senza ulteriori preoccupazioni: “È stato molto difficile con le raffiche di vento e la macchina è stata un po’ più difficile da guidare oggi, soprattutto nelle curve ad alta velocità. Alla fine, sono comunque soddisfatto del risultato, perché entrare in Q3 era il nostro obiettivo per la sessione. Purtroppo, abbiamo la penalità in griglia e sarebbe stato meglio partire più in alto del quattordicesimo posto. Ma in gara ci divertiremo, e credo che potremo ancora ottenere dei punti, con l’obiettivo di entrare nella top ten”, ha spiegato lo spagnolo, mostrando una certa fiducia per il passo gara.

A trarne vantaggio sarà anche Valtteri Bottas, con un’Alfa Romeo che, finalmente, sembra essersi riaffacciata alla zona punti dopo un periodo piuttosto anonimo. Le novità introdotte negli ultimi appuntamenti, da un fondo modificato a un’ala anteriore rivista, sembrano aver aiutato la C42 a mitigare i propri punti deboli, specie la percorrenza delle curve veloci, seppur rimanga qualche criticità. Si tratta comunque di un passo in avanti che avrebbe permesso a entrambi i piloti di giungere saldamente in Q3, a dispetto della cancellazione del miglior tempo di Zhou nella seconda manche per il superamento dei limiti della pista, aspetto comunque ininfluente dato il margine a disposizione su quello che era, in quel momento, l’ultimo qualificato. Il pilota cinese ha pagato a caro prezzo quella piccola escursione fuori dalla pista e, complice la penalità rimediata per la sostituzione del motore termico, si vedrà ora costretto a prendere il via dall’ultima fila.

Vettel fuori in Q2 insieme alle AlphaTauri, deludono Ricciardo e Ocon

Se a Suzuka era stato Sebastian Vettel quello in grado di conquistare l’accesso alla Q3 con una magia nella seconda manche, ad Austin la situazione si è invertita, con il tedesco che ha sofferto una mancanza di fiducia nella vettura. Ciò si è evidenziato soprattutto nei rapidi cambi di direzione della sequenza veloce, tratto in cui il quattro volte campione ha combattuto con uno scivolamento del posteriore a suo parere eccessivo, costringendolo in più occasioni a ritardare il richiamo per la curva successiva e il ritorno sull’acceleratore. Non è un caso che il gap accumulato nei primi due settori provenga proprio da quella zona, con Vettel che è poi stato in grado di tornare a guadagnare nell’ultimo parziale, specie nella zona più lenta e tortuosa.

“Oggi la macchina era più veloce, quindi sono deluso del risultato finale delle qualifiche. Non ero soddisfatto del mio giro in Q2 e faticavo a trovare fiducia nel posteriore. Il primo settore è stato piuttosto complicato oggi con il vento in coda, ma ho perso tempo subito quando il posteriore scivolava in curva tre, quindi poi ho perso molto tempo in tutta la sequenza. Il resto del giro è andato bene, ma ho dovuto recuperare. I piccoli margini hanno fatto la differenza oggi ed è per questo che ho perso la Q3”, ha spiegato il pilota dell’Aston Martin. Grazie alle penalizzazioni, il tedesco potrà comunque prendere il via dalla top ten, nella speranza di poter confermare tale risultato anche sotto la bandiera a scacchi, magari facendo soprattutto su quei team come Alfa Romeo e Williams che dovrebbero avere qualcosa in meno sulla gestione della gomma.

Da un deluso all’altro, perché Pierre Gasly non ha nascosto la sua frustrazione per un weekend che avrebbe potuto raccontare una qualifica differente. A rallentare il francese è stato un problema simile a quello che aveva già riscontrato in Giappone, quando le difficoltà nel portare in temperatura i freni, in parte il fatto di aver sostituito il materiale dell’impianto prima della sessione e per la natura del tracciato, lo aveva costretto a una prematura esclusione in Q1. Purtroppo, anche ad Austin, pista più severa e impegnativa sotto questo aspetto, si sono ripresentati gli stessi problemi che hanno poi portato a un acceso sfogo via radio del pilota dell’AlphaTauri, visibilmente adirato per l’opportunità persa: “Abbiamo avuto problemi con i freni anteriori, come in Giappone e come in Canada. Soprattutto si tratta del secondo fine settimana consecutivo ed è qualcosa che non dovrebbe accadere. Sono estremamente deluso perché per tutto il fine settimana mi sono sentito bene con la macchina e credevo che ci fosse il potenziale per rientrare nella top ten. In queste condizioni si tende a bloccare all’anteriore in ogni curva. È successo tre volte con un nuovo set di freni. In Canada c’erano condizioni da bagnato, quindi non si può applicare molta energia ai freni. Anche Suzuka è una pista a bassa energia per i freni. Qui non è proprio a bassa energia, quindi non sono sicuro di cosa sia successo”, ha aggiunto Gasly.

Fuori in Q1 le due Haas, che sul circuito di casa paga le carenze della vettura soprattutto nelle curve veloci, tratti in cui la VF-22 ha mostrato i propri limiti nel corso della stagione. Mick Schumacher è stato anche autore di un testacoda all’inizio dell’ultimo tentativo, perdendo così l’opportunità di migliorarsi quando la pista era più gommata. Altrettanto difficile è stata la giornata di Daniel Ricciardo ed Esteban Ocon, eliminati insieme al team americano. L’australiano ha faticato in quasi tutte le zone della pista, pagando un sovrasterzo in più occasioni lo aveva portato anche quasi a perdere la vettura, specie nella sequenza di apertura. Un discorso simile a quello che si potrebbe fare anche per il francese dell’Alpine, ma non tanto nella parte iniziale del serpentone, bensì quella conclusiva, soprattutto nella salita che porta a curva nove, dove Ocon aveva dovuto controllare in più occasioni lo scivolamento del retrotreno. Data la qualifica negativa, per il team transalpino potrebbe trattarsi anche di una buona opportunità per sostituire il motore anche sulla vettura numero 31, in modo da non avere alcuna preoccupazione per il finale di campionato.

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