F1 | Burti: “Vettel è stato lasciato solo”
"Una figura come quella di Todt lo avrebbe rimesso in carreggiata". Su Arrivabene: "Quando facevo parte della Ferrari era sempre molto distante, non è un buon leader"
Luciano Burti non ha dubbi: la Ferrari non ha fatto il massimo per supportare Sebastian Vettel nei momenti più delicati della stagione. Il tedesco infatti è stato protagonista di alcuni errori, tra i quali spicca quello compiuto nella gara di casa di Hockenheim, che sono pesati come macigni nell’economia iridata con il titolo andato poi – per il secondo anno consecutivo – a Lewis Hamilton.
Il brasiliano, ex collaudatore della Rossa e attualmente commentatore di Formula Uno per l’emittente Globo, inoltre ha sottolineato come una figura alla Jean Todt avrebbe potuto aiutare Vettel a non commettere più errori nel prosieguo della stagione: “Da quel momento in poi (GP Germania, ndr) penso che qualcuno come Todt gli avrebbe potuto dare dei giusti feedback – ha detto Burti intervistato da Autosport -. Credo che Vettel abbia pensato di reagire da solo a quell’errore. Quando hai una pressione del genere e dici: ‘Non posso sbagliare nel prossimo giro o nella curva successiva‘, commetti poi un errore. Quello che è successo a un grande campione come lui è qualcosa di troppo umano, quando hai a che fare con questi stati d’animo non è mai un bene”.
Continuando con la sua disamina, Burti ha poi aggiunto: “Era da solo e qualcuno come Jean avrebbe fatto la differenza per rimetterlo in carreggiata, perché non è normale vedere un quattro volte campione fare tanti errori così stupidi”.
Il brasiliano al tempo stesso crede che la leadership in vigore attualmente a Maranello non è la stessa che c’era nei primi anni duemila: “La Ferrari ha perso quella guida che Todt era solito dare. Ho lavorato anche con Stefano Domenicali, era davvero un bravo ragazzo- Non so com’era la squadra nel periodo in cui divenne team principal, ma dopo di lui la Ferrari non ha mai avuto il ritmo che aveva prima. Conosco un po’ Arrivabene, perché quando era lì lui rappresentava Philip Morris e a mio avviso non è un buon leader. Non era simpatico, era sempre molto distante da noi e io non ho mai capito i motivi”.
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