Bruno Senna: non basta il cognome per bocciare una stagione

Bruno Senna: non basta il cognome per bocciare una stagione

Oggi affrontiamo un argomento delicato, così come tutti quelli che si sviluppano quando si scomodano cognomi ‘pesanti’.
Bruno Senna ha affrontato, quest’anno, la sua prima stagione in Formula 1. E, visto come sono andate le cose, forse è il caso di parlarne in modo più approfondito.

Bruno non è Ayrton

Bruno sulla Lotus dello zio Ayrton


Cominciamo dal dettaglio più importante, che deve essere sempre alla base di qualsiasi considerazione riguardo il brasiliano ma che, di fatto, è il suo peggior ‘nemico’.
Porterà un casco in suo onore e il suo cognome, gli somiglia tantissimo, ma Bruno non è nè la reincarnazione, nè un clone di Ayrton.

Purtroppo, questo è difficile da far capire ad alcuni nostalgici del Grande, e possiamo ben capirlo. Il vuoto lasciato da Senna nel 1994 è stato inestimabile, e le voci riguardanti Bruno alle prese con le competizioni fino al debutto in F1 hanno riacceso la luce in milioni di tifosi in tutto il Mondo.

Sotto un certo punto di vista questo era ed è inevitabile, quando il ‘mestiere’ si tramanda di padre in figlio, di parente in parente. Chiedere agli Andretti o a Hill (Damon) e Villeneuve (Jacques) maggiori informazioni a riguardo. Quest’ultimo, soprattutto, ha sempre convissuto con il Mito pesantissimo di Gilles appollaiato sulle sue spalle come un avvoltoio. E, nonostante diverse vittorie prestigiose in carriera (Campionato CART nel 1995, 500 miglia di Indianapolis nello stesso anno, Mondiale F1 nel 1997), la sua immagine è sempre rimasta l’ombra di quella di Gilles e probabilmente sempre lo sarà.

Questo perchè le emozioni che Gilles ha regalato, pur non avendo scritto il suo nome nell’albo d’oro, non sono equiparabili a quelle delle vittorie del figlio. Che, agli occhi dei tifosi, risultano forse esclusivamente un risarcimento del destino per aver portato via Papà troppo presto dalle piste.

Il mito di Ayrton è anche maggiore di quello di Gilles, perchè è stato condito da vittorie e da una personalità unica in pista e fuori. Inimitabile, da chiunque.

Tornando a Bruno: difficilmente la sua carriera potrà ripercorrere le orme di quella dello Zio, anche se glielo auguriamo. L’importante, però, sarà saper riconoscere i suoi meriti e i suoi demeriti al netto dell’eredità presunta che porta con sè lungo le piste del Mondiale.

Riguardo il 2010 certo, la Formula 1 vive anche di confronti, ma l’anno d’esordio di Bruno tutto può essere tranne che confrontato con il mito dello Zio per tutta una serie di motivi.

HRT

Bruno sulla HRT ad Abu Dhabi


Quello di Bruno è stato il secondo caso di ignoranza mediatica del 2010, dietro solo agli affascinanti articoli pirotecnici riservati al ‘Pensionato Crucco’.

Il brasiliano infatti è stato criticato più volte durante l’anno per le sue prestazioni, altalenanti anche in confronto a quelle dei vari compagni di squadra che si sono succeduti, valigia al seguito, sulla HRT. Parliamo dei vari Chandhok, Yamamoto e Klien.

Come spesso accade, sia nel Mondo della Formula 1 che altrove, le critiche gratuite sono il modo migliore per riempire pagine e pagine di giornali e indirizzare il pensiero comune. E il caso di Bruno, visto il cognome importante, ne è l’esempio lampante.

Il 2010 del ragazzo, infatti, è stato etichettato come fallimentare e il brasiliano indicato come il raccomandato di turno, arrivato in F1 esclusivamente grazie al cognome di peso. E, come se non bastasse, gli stessi vertici dell’HRT (Kolles in pole, almeno a parole) non si sono preoccupati di imputare gran parte delle colpe delle pessime prestazioni della squadra alla poca esperienza dei suoi piloti.

Vediamo di riportare, quindi, un po’ di ordine senza approfondire troppo.

E, per farlo, partiamo da una certezza: la HRT è tutto tranne che una Formula 1, sia intesa come monoposto che come scuderia. Questo indipendentemente da quello che Kolles afferma. Stiamo parlando di una squadra fantasma, senza strutture, nata quasi per caso con un nome (Campos) per poi vederselo cambiare in corsa. Un team senza un vero progetto di sviluppo. Non esiste una fabbrica, una galleria del vento, niente. Le auto non hanno visto il benchè minimo step evolutivo dal Bahrein fino ad Abu Dhabi, e il fatto che sia stato possibile arrivare a fine campionato è imputabile ai soldoni che sono arrivati dai vari piloti che si sono lasciati spazio sulla vettura durante l’anno. Siamo di fronte ad una monoposto con sospensioni in acciaio e geometrie delle stesse ‘sbagliate’ (ruote interne alle curve che si sollevano, per esempio). Parliamo di ali identiche per tutte le gare, di danni al telaio che non sono stati riparati per gare per mancanza di parti di ricambio con evidenti ripercussioni sulle prestazioni e sulla gestione della monoposto in pista.

Riportiamo questo video di riferimento di Melbourne per fare un raffronto sulla guidabilità della monoposto.

Melbourne era la seconda gara, ma non pensate che ad Abu Dhabi la situazione fosse molto diversa. In tutte le (poche) occasioni in cui i vari piloti sono stati inquadrati dai cameracar, è emerso come già mantenere la monoposto dritta in rettilineo fosse un’impresa.

Prestazioni ingiudicabili

Uno dei due ritiri di Bruno non frutto di rotture meccaniche (Singapore)


In queste condizioni, è palese come non si possa assolutamente cercare il giro buono, ma semplicemente lottare per rimanere in pista. E qui scommettiamo che anche un pilota d’esperienza, in questa situazione, non avrebbe risolto assolutamente nulla. Semplicemente perchè non ci sono stati (non ci sono, anzi) margini di sviluppo. Le prime gare erano state identificate come semplici “test” in attesa di evoluzioni (“da Barcellona” si diceva) che mai sono arrivate. E si è continuato a naufragare e a fare la figura delle chicane mobili, con tempi variabili tra i 5 e i 7 secondi al giro rispetto ai primi di turno.

Per non considerare, inoltre, i problemi tecnici subìti a ripetizione dalle monoposto. Talmente tanti da evitare di elencarli. L’unico esempio che vi possiamo fornire, è quello delle libere del venerdì a Monza (eravamo presenti), in cui tra mattino e pomeriggio il solo Senna si è fermato ben quattro volte, senza completare praticamente nemmeno un giro di lancio. Il tutto per un “oggetto non identificato” che proibiva l’afflusso di benzina dalla pompa.
Considerando unicamente le domeniche contiamo sette ritiri per problemi meccanici per Senna (su nove totali), uno per Yamamoto e uno per Klien.

In una realtà nella quale il solo assemblaggio delle monoposto rappresenta una difficoltà, viene meno anche la possibilità di raffrontare oggettivamente i dati tra compagni di squadra. Perchè, benchè i piloti corressero per la stessa scuderia, avevano comunque a disposizione auto ‘diverse’, dove per diverse non si intende solo l’assetto ma l’assemblaggio, i materiali, i problemi protratti per più weekend, sia a livello meccanico che strutturale.

E’ quindi impensabile parlare di prestazioni tra compagni di squadra e in generale. Di conseguenza, non si può giudicare con obiettività la stagione di Bruno (e dei suoi vari compagni). Non ci sono delle basi solide sulle quali portare avanti una valutazione. Al limite, potremmo parlare delle abilità rallystiche nel tenere la HRT in pista, come visto nel video precedente.

Difficoltà e scherzi del destino

Il test di fine 2008 sulla Honda


La carriera motoristica di Bruno si è interrotta dopo la scomparsa di Ayrton, nel 1994. A tutti gli effetti, il ragazzo ha ripreso a correre, dopo una breve parentesi nel 2004, nel 2005 nella Formula 3 Inglese, nella quale ha militato due anni.

Bruno ha “perso”, quindi, alcuni anni importantissimi per la formazione di un pilota. Se pensiamo che ha (ri)cominciato a correre nella F3 Inglese a 22 anni, e che Sebastian Vettel ha vinto il Mondiale di F1 a 23, capiamo come ci sia un “vuoto” che Bruno sta cercando di colmare, e non senza difficoltà.

Nel 2007, comunque, Bruno approda in GP2 e, nel 2008, ottiene un buon secondo posto in classifica finale alle spalle del nostro Giorgio Pantano, condito da due vittorie tra le quali quella emozionante di Montecarlo.

Alla fine del 2008, Bruno svolge dei test con la Honda ed è candidato ad uno dei due sedili per il 2009. Il tutto poi non va in porto, la Honda diventa BrawnGP e sappiamo come prosegue la stagione. Immaginate se il debutto in F1 fosse stato al volante della monoposto di Ross Brawn. Sarebbe, forse, un’altra carriera quella attuale del brasiliano.

Nel 2009, rimasto imbrigliato dalla questione Honda, non gli rimane che correre la Le Mans Series, e perde quindi un altro anno.

Nel 2010, finalmente, l’arrivo in F1, che però non è soddisfacente. Non tanto per lui ma per il fatto di correre con un qualcosa leggermente più veloce di una GP2.

In ogni caso, il talento pare esserci, ma le prestazioni altalenanti di cui Bruno si rende protagonista potrebbero essere una conseguenza della sua mancanza di apprendistato, esperienza e ‘metodo’ nelle categorie minori.

Conclusione
Ancora non ci sono notizie riguardo il 2011 di Bruno.
Nemmeno per la HRT, a dire il vero, ci sono prospettive interessanti. Anzi, la sua gestione da parte di Kolles e Carabante lascia alquanto a desiderare e rimedia anche figure non proprio lodevoli (l’ultima con la Toyota).

Guardando il bicchiere mezzo pieno, possiamo dire che peggio di così proprio non può andare, e che questa stagione di esordio così difficile potrebbe aver insegnato a Bruno come districarsi tra difficoltà abbastanza importanti, e avergli fatto acquistare un buon bagaglio di esperienza. Nella speranza di trovare un sedile migliore (e ci vuole poco) per la prossima stagione. L’importante, comunque, è che ci si ricordi sempre che stiamo parlando di Bruno nel valutarlo, e che si lascino nostalgie e paragoni improbabili fuori da ogni giudizio.

Alessandro Secchi – F1Grandprix

Motorionline.com è stato selezionato dal nuovo servizio di Google News,
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui
Leggi altri articoli in Focus F1

Lascia un commento

20 commenti

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati