Surtees: “Con l’halo mio figlio si sarebbe salvato”
Convinto della validità del sistema anche l'ex Red Bull Webber
Continuano le discussioni sul sistema di protezione del cockpit in carbonio progettato dalla FIA e applicato dalla Ferrari negli ultimi due giorni di test invernali al Montmelo della scorsa settimana sulle SF16-H di Raikkonen e Vettel.
In particolare a far parlare l’ambiente è ancora il commento caustico pubblicato sui social network dal campione della Mercedes Hamilton secondo cui il cosiddetto “halo” sarebbe talmente brutto da risultare inaccettabile.
Un parere secco e glaciale soprattutto per il mitico John Surtees, sconvolto nel 2009 dalla scomparsa del figlio appena 18enne colpito alla testa da un pneumatico nel corso della manche di Donington della Formula 2.
“Capisco e in parte condivido le sue ragioni, ma Lewis dovrebbe rendersi conto della responsabilità che ha in qualità di iridato e anziché criticare dare degli input per migliorare il device e renderlo il meno invasivo possibile” – la dichiarazione al quotidiano The Telegraph dell’unico pilota della storia ad aver vinto nelle auto e nelle moto.
“Henry è morto perché colpito da una gomma di 28 kg e sono certo che se la sua monoposto fosse stata dotata di qualcosa del genere non sarebbe accaduto, dunque a mio parere chi si occupa di stabilire le regole dovrebbe imporlo. In certi casi i cambiamenti sono necessari” – l’appunto dell’82enne.
Del medesimo avviso anche l’ex F1 Mark Webber: “So che ci sono dei dubbi sulla visibilità e in effetti forse in curve come l’Eau Rouge potrebbero esserci dei problemi, tuttavia l’anno scorso ho dovuto presenziare al funerale di Justin Wilson, come noto centrato da un detrito. Quando hai aiutato a portare la bara di un tuo collega una volta, non vuoi farlo una seconda…”.
Chiara Rainis
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