Philippe Bianchi: “Continuerò a proteggere la memoria di mio figlio”
Il padre del compianto pilota francese: "È inaudito sentire gente che attribuisce a Jules la responsabilità di quell'incidente"
Il 17 luglio dello scorso anno, dopo nove mesi di coma, Jules Bianchi si è spento all’ospedale di Nizza in seguito alle gravissime lesioni celebrali causate dal violento impatto avvenuto contro un trattore – a bordo pista per rimuovere la Sauber di Adrian Sutil – durante il Gran Premio del Giappone disputato il 5 ottobre 2014. Sull’incidente verificatosi sul tracciato di Suzuka, la Federazione ha aperto un’indagine i cui risultati hanno rivelato che il compianto pilota della Marussia “non rallentò a sufficienza per evitare di perdere il controllo”.
Dinamica smentita seccamente da Philippe Bianchi, padre di Jules, che nel maggio scorso ha deciso di intraprendere un’azione legale contro FIA, F1 e Marussia per far luce sulla vicenda: “Ho perso la persona più importante della mia vita e non ho più nulla da perdere – ha dichiarato Bianchi senior alla CNN – Voglio continuare a proteggere la memoria di mio figlio. Per me e per mia moglie è inaudito sentire gente che attribuisce a Jules la responsabilità di quell’incidente”.
“Voglio solo che venga fatta giustizia per Jules. Il crash che ha causato la morte di mio figlio non è un incidente che può avvenire in F1. Può capitare per strada, ma non in una gara di F1”.
Inoltre il signor Bianchi ha continuato a sollecitare gli organi competenti affinché i futuri cambiamenti nella classe regina del motorsport portino maggiore sicurezza in pista: “Certo, la F1 deve essere più spettacolare. Ma non più pericola, sarebbe veramente da stupidi pensare una cosa del genere. Bisogna progredire nella sicurezza, non dobbiamo più piangere morti”.
Piero Ladisa
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