I Numeri di Fernando Alonso in Ferrari

Riviviamo in breve le cinque stagioni dello spagnolo in Rosso

I Numeri di Fernando Alonso in Ferrari

La fine di questo campionato segna la fine di un’era. Cinque anni fa un campione stava per affrontare la sua prima stagione in rosso. Ora quello stesso pilota se ne va da Maranello con meno soddisfazioni di quante se ne immaginasse all’inizio di questa esperienza.

 

Fernando Alonso era stato invocato da tutti i tifosi a Maranello dopo la disastrosa annata del 2009, per ridare vita alla squadra, prendendo il posto di Kimi Raikkonen. Il campione spagnolo durante questi cinque anni è stato amato e odiato dai ferraristi, ma certamente buona parte del merito di avere tenuto a galla il team, va attribuita in prima persona proprio a Fernando. Difatti l’unico pilota ad avere ottenuto un successo con la rossa negli ultimi cinque anni è stato esclusivamente lo spagnolo. Parliamo delle 11 vittorie ottenute dal 2010 ad oggi, un bottino molto magro se pensiamo al numero delle gare sul quale si contano questi successi. Tuttavia da un altro punto di vista queste 11 vittorie possono essere considerate un successone, quasi un miracolo, se si considera il dominio della Red Bull dal 2010 al 2014 e la scarsa competitività delle vetture di Maranello.

 

La prima vittoria in Bahrain, alla prima gara in rosso sembrò segnare l’inizio di una nuova serie vincente della Ferrari. Un miracolo. Tuttavia per gioire di un secondo successo si dovette aspettare l’undicesimo appuntamento della stagione 2010, in Germania, la tanto discussa gara dell’Hockenheimring, con lo storico team radio “Felipe, Fernando is faster than you, do you understand the message?” e le facce tese sul podio. Non una delle migliori pagine del cavallino rampante, sebbene di fatto quel giorno fu doppietta Ferrari. Poi nella seconda parte della stagione cominciò la rimonta resa possibile da due fantastiche vittorie: Monza e Singapore. Quello di Monza fu forse uno dei weekend migliori di Fernando in Ferrari. Pole e Vittoria, non senza forti emozioni durante la corsa, e quel sorpasso a Button che fece impazzire tutto il pubblico presente in autodromo e non solo. A Singapore fu una questione di millesimi contro Vettel sia il sabato per la pole, che la domenica, quando negli ultimi giri Vettel lo stava braccando e in pista sul rettilineo andava a fuoco la Lotus di Kovalainen. La freddezza fu la chiave di un altro successo straordinario. Il quinto successo stagionale lo portò in testa alla classifica, in Corea, lì dove Webber fu tradito dalla pioggia e Vettel dal motore. Era fatta, di nuovo in cima alla classifica. Tutto sembrava andare per il meglio, e il titolo era ad un passo, ma poi arrivò la doccia fredda di Abu Dhabi. Una strategia a dir poco scellerata privò Alonso e la Ferrari del successo mondiale. L’uomo da braccare era Webber, il diretto inseguitore, ma la Safety Car entrata a causa dell’incidente Schumacher – Liuzzi permise ad alcuni piloti tra cui Petrov di balzare davanti ai due pretendenti al titolo una volta che si sarebbero fermati ai box. In tutto ciò ne trasse vantaggio Sebastian Vettel che si laureò incredibilmente campione del mondo. L’amarezza era tanta, e la faccia dello spagnolo a fine gara esprimeva tutto il rammarico, ma pochi mesi dopo fu subito il momento di voltare pagina.

 

Il 2011 fu l’annata della infelice F150 Italia. Una sola vittoria per Alonso, ma almeno la soddisfazione di averla ottenuta nella tana del lupo, a Silverstone, in casa McLaren. Oltretutto con delle particolari restrizioni sul soffiaggio degli scarichi, chiave del successo della scuderia Red Bull in quell’anno. Tutto il resto della stagione fu segnato da numerosi podi per lo spagnolo, tuttavia il suo piazzamento in classifica finale fu il quarto posto, alle spalle del leader indiscusso Sebastian Vettel, di Jenson Button e di Mark Webber, vincitore dell’ultimo Gp grazie ad un regalo del campionissimo, proprio per farlo balzare davanti allo spagnolo.

 

Il 2012 doveva essere l’anno giusto: le Red Bull non avevano più quel vantaggio che aveva determinato la stagione 2011, e per Alonso e la Ferrari il campionato iniziò subito bene con la vittoria in Malesia dopo un duello serrato con Perez negli ultimi giri. Il secondo successo arrivò a Valencia, nel gran premio d’Europa, e fu un’altra straordinaria gara piena di emozioni. Fernando vinse, si fermò dopo poche curve e sventolò la bandiera della Spagna, tra mille emozioni e lacrime. Il team festeggiava allora con il tabellone “tanta roba”. Arrivò un altro successo pochi giorni dopo al Gran Premio di Germania ad Hockenheim, e la posizione di testa in classifica venne confermata.

 

Alonso la scampò bella a Spa, dove venne travolto da Grosjean vedendosi passare la Lotus del francese a pochi centimetri dalla testa. Successivamente lo spagnolo fece registrare solo podi con una costanza disarmante, eccetto il Gran Premio del Giappone dove venne messo fuori gioco da una foratura causata da un contatto con Raikkonen dopo pochi metri dal via. Anche l’ultima gara Alonso la chiuse sul podio, ma soli tre punti lo separavano ancora dal neo tricampione del mondo, Vettel, miracolato in partenza quando fu coinvolto in un incidente in mezzo al gruppo. La delusione fu cocente ancora una volta. Forse ancora più che nel 2010, quando i punti di distacco erano cinque, mentre in Brasile erano soltanto tre. Di nuovo Fernando fu costretto a guardare con occhi sbarrati la classifica, e realizzare che di nuovo non era lui il campione del mondo.

 

Il dominio della Red Bull, e specialmente di Sebastian Vettel si ripropose nel 2013, sebbene non da subito. Alonso riuscì ad ottenere due successi importanti in una stagione in cui il solo Vettel portò a casa 13 gare su 19. Due prestazioni magistrali, in Cina, dove gestì la gara alla perfezione, in cui tra i tanti team radio si sentì anche “Fernando non c’è bisogno di spingere” – “Ma io non sto spingendo” proprio mentre andava a fare segnare il giro record. In Spagna invece entrambe le Ferrari andarono a podio e alla fine della gara Domenicali telefonò a Montezemolo, il quale volle parlare con entrambi i piloti per complimentarsi. Fernando esordì con “gliel’avevo detto presidente!”. La seconda parte di stagione venne dominata completamente da Vettel, ma la rossa con alla guida il campione spagnolo riuscì ad aggiudicarsi ancora molti podi riuscendo a chiudere la classifica al secondo posto. Tuttavia il clima tra lo spagnolo e il team di Maranello andò ad inasprirsi. Parliamo certo di episodi come il “Ma allora siete proprio scemi”, di Monza, e delle continue dichiarazioni del pilota spagnolo riguardo alla scarsa competitività della vettura di Maranello.

 

Il rapporto tra il campione di Oviedo e la Ferrari è diventato sempre più freddo lungo la sua ultima stagione in rosso, quella appena terminata. Prima con la dipartita di Stefano Domenicali, poi con l’arrivo di Sergio Marchionne al posto di Luca Cordero di Montezemolo, la posizione di trascinatore della squadra è stata messa in discussione dalla nuova gestione stessa. Fernando non ha mai mollato, e non ha mai fatto dichiarazioni esplicite contro la propria squadra, ma si è capito fin da subito che il feeling e la voglia di continuare a sperare in una vettura decente targata Ferrari non c’era più. Il migliore risultato stagionale rimane il secondo posto conquistato in Ungheria in uno dei migliori Gran Premi di sempre dello Spagnolo. La peggiore stagione di sempre in Ferrari ha spinto Fernando a cercare nuovi stimoli, e nuove opportunità consistenti che possano offrirgli la possibilità di vincere ancora.

 

“Penso che tutti i piloti debbano fare qualche anno in Ferrari, perché è un’esperienza che non si può spiegare. Dire arrivederci è sempre difficile, lo sarà stato anche per Felipe lo scorso anno, ma oggi è secondo sul podio e io sono decimo. Questo è quello che sto cercando, dei risultati.”

 

Totale Vittorie in Rosso: 11

Totale Podi in Rosso: 44

Totale Pole Position in Rosso: 4

Totale Giri Veloci in Rosso: 8

Miglior Piazzamento nel Mondiale: Secondo (tre volte)

Totale Punti in Rosso: 1.190

Totale Gare Disputate in Rosso: 96

 

Matteo Bramati.

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