GP Singapore – Sprecato un gol a porta vuota; questa Ferrari è davvero da mondiale?

La partenza disastrosa di Singapore giustifica più di un dubbio, alla Rossa sono mancati nervi e lucidità...

GP Singapore – Sprecato un gol a porta vuota; questa Ferrari è davvero da mondiale?

Chissà stavolta quanto saranno girate a Marchionne. Se il presidente aveva lasciato Monza scuro in volto a causa della schiacciante doppietta della Mercedes, figuriamoci la reazione al cospetto della (tragi)comica partenza delle Rosse a Singapore.

Nel giro di duecento metri la rincorsa mondiale s’è trasformata da difficile a proibitiva, se non impossibile. Marina Bay era l’assist a porta vuota da non sprecare, l’ultimo circuito dove l’ago della bilancia pendeva tutto a favore di Maranello, l’ultima pusta totalmente indigesta alla Mercedes. A breve torneranno le curve vere, i rettilinei impegnativi, i saliscendi che premiano la W08 a scapito di una Ferrari sì competitiva, ma non al livello della più accreditata rivale.

Più che risposte il Gp di Singapore ci lascia tante, troppe, domande. E’ stato talmente surreale vedere il fido scudiero Raikkonen entrare di forza nella fiancata del capitano Seb che la scena va archiviata quasi come comica, un teatro dell’assurdo nel quale la Ferrari sembra sguazzare a meraviglia, colpevole com’è di non aver saputo cogliere l’occasione di tenere vivo il sogno iridato. Troppa grazia, si direbbe, per una squadra – intesa come pacchetto – che alle prime difficoltà va nel panico. Sono bastate due gocce d’acqua per far perdere la lucidità e freddezza al fantastico poleman di sabato. Il regolamento permette a chi è avanti di cambiare traiettoria. Vettel – regolamento alla mano – non ha causato il patatrac iniziale, va assolto con formula piena. Ma Vettel, e qui ci spostiamo su un piano diverso, ha sbagliato, e tanto.

Un errore di valutazione, di giudizio, una scelta quasi folle, autolesionista. Come fa un quattro volte campione del mondo a scegliere, deliberatamente, di mettere a rischio un campionato intero in nome di quel vizietto, ormai moda, di stringere in partenza? Dove sono la testa, la lungimiranza, la freddezza del fuoriclasse? Dov’è l’eroe che vince con lo sterzo storto?

Allarghiamoci a macchia d’olio: quale squadra che lotta per entrambe le corone e deve recuperare punti ai rivali si va ad imbottigliare nello stesso metro quadrato di pista con entrambe le vetture dopo appena cento metri? Cosa inseguiva Kimi, se non una vanagloria ben poco utile alla causa? Quanta indisponenza può suscitare lo sbarbatello Verstappen per attirarsi su di se le carrozzerie di due vetture? Già, Verstappen: inviso ai colleghi e antipatico alla stragrande maggioranza degli appassionati, sfrontato, irrispettoso. Ma così la si dà vinta a lui, che sembra quasi provare un sadico e malcelato gusto a schiantarsi in partenza.

Sarebbe stato intelligente ignorarlo, ricordando che il rivale – quello vero, quello che vince in scioltezza da tre gare consecutive – era indietro. I ferraristi dovevano ragionare sul lungo termine, restando concentrati su un obiettivo forse troppo grande, che ora appare lontano. Una squadra da titolo, d’altronde, non becca trenta secondi sul traguardo a Monza. A maggior ragione una squadra da titolo non spreca i jolly in modo così clamoroso. Si va verso l’autunno, e il cielo è un po’ più grigio.

Antonino Rendina


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