GP Messico: Rosberg risorge, Vettel e Raikkonen ballano la cucaracha
Vittoria netta per il numero due di Stoccarda, Bottas freddo come un agente della Spectre
GP del Messico ad alto tasso di folklore Tricolor tra sombreri sul podio (rigorosamente griffati Pirelli), maschere da wrestling e una folla impazzita nello “stadio”, settore della pista dove le tribune toccano la pista e i beniamini che la percorrono.
FINALMENTE NICO! Alla quarta pole position consecutiva dopo Giappone, Russia e Stati Uniti, Rosberg riesce finalmente a tornare ad un trionfo che mancava dall’Austria. Il tedesco è sembrato più “cattivo” e motivato del compagno Lewis Hamilton, forse fisiologicamente appagato dopo la conquista del terzo titolo iridato. Non si dica però che Mercedes ha regalato la vittoria a Nico; da come Hamilton spingeva nelle fasi finali della gara era chiara l’intenzione dell’inglese di voler tirare l’ennesimo scherzetto a Nico. Lampante anche la reazione di Lewis appena sceso dalla monoposto, quando ignora del tutto il vincitore. Impressionante comunque la superiorità della Mercedes, secondo quella vecchia regola secondo cui la monoposto migliore fa sempre la differenza su un tracciato nuovo per tutti.
IL PODIO MASCHIO DEL “FREDDO” BOTTAS A chiudere il podio, insieme ai dioscuri di Brackley, c’era Valtteri Bottas, autore di una gara degno del più cattivo agente della Spectre (forse non è un caso lo sponsor 007 sugli specchietti retrovisori della Williams). Bottas si ferma presto ai box per la prima sosta, e da lì è tutto un rimontone pazzesco, anelato dal delitto perfetto consumato ai danni di Raikkonen, che cade come un pollo nella trappola della bagarre contro chi s’era legato al dito il contatto di Sochi. Bravo Bottas, a vendicarsi e a farci restare nel sincero dubbio (e vige di diritto la presunzione di innocenza, per carità) che il contatto con Kimi sia stato pura casualità. Intanto il nostro agente segreto è chirurgico quando alla ripartenza infila Kvyat e si prende il podio. Un podio di cattiveria, certamente meritato, ma chissà quanto “giusto”…
INFLUENZA, SFORTUNA, DISTRAZIONI: LA FERRARI C’E’, I PILOTI NO Non pervenuti in Messico Kimi Raikkonen e Sebastian Vettel, protagonisti in negativo di un fine settimana degno di Halloween, entrambi forse distratti dal clima festoso e vacanziero del GP messicano. Peccato perché la SF15-T sembrava ben adattarsi alle curve dell’Autodromo Hermanos Rodriguez, con Seb e Kimi a tratti molto veloci. Purtroppo Vettel ha marcato visita, mettendo insieme la peggiore gara da quando è in Ferrari, molto peggio del GP del Bahrein. Il tedeschino, già debilitato dall’influenza venerdì, è stato incapace di reagire con la dovuta freddezza alla foratura del primo giro, facendosi prendere dalla foga della rimonta. Sebastian ha commesso alla curva sette due errori non degni del sua classe, finendo il GP contro le barriere. Belle e sincere le sue scuse verso la squadra. Kimi, partito diciannovesimo per aver dovuto sostituire cambio e motore, stava confezionando una onesta rimonta, prima di incontrare sul suo cammino la nemesi Bottas. Fine dei giochi, ci auguriamo che i due si diano appuntamento in uno dei peggior bar di Helsinki per una bella e salutare scazzottata in amicizia.
LA COSTANZA DI VERSTAPPEN, IL DERBY A KVYAT Città del Messico ci ha regalato l’ennesima top ten in qualifica di Max Verstappen e il quinto risultato utile consecutivo del talentino olandese, ormai presenza fissa ai piani alti e vera e propria realtà del campionato. Un rendimento non troppo dissimile da quello di un certo Vettel nel 2008 con la stessa Toro Rosso e se tanto ci dà tanto. A farne le spese per ora è il pur bravo Carlos Sainz, ventenne di belle speranze ma demolito nel confronto interno dal ragazzino terribile. Sempre in casa bibitara buona la prova di Daniil Kvyat, incapace di resistere a Bottas negli ultimi giri, ma autore di una bella partenza e ancora davanti a Daniel Ricciardo.
GARA NELLA GARA PER SERGIO PEREZ Menzione speciale per Checo Perez, idolo di casa e al centro dell’attenzione per tutto il fine settimana. Perez ha dovuto gestire una pressione per molti insostenibile ed ha portato a termine una gara non facile, con una strategia particolarmente stancante. Battuto da Hulkenberg, ma felicemente ottavo davanti ad un pubblico in delirio.
IL SORPASSO PIU’ BELLO DEL GP…. è stato quello di Nigel Mansell ai danni di Gerhard Berger alla curva Peraltada nel 1990! Fa riflettere che le immagini del sorpasso del Leone siano state mandate e rimandate in onda, ad uso e consumo degli spettatori, mentre il GP del 2015 è stato abbastanza noioso, con pochi spunti degni di nota, nonostante la grande cornice di pubblico. Sarebbe troppo facile prendersela con Herman Tilke, rovina-circuito per antonomasia, quando il problema riguarda la F1 moderna nel complesso. Questo passa il convento, e non è giusto sperare sempre nella pericolosità della pioggia per avere spettacolo.
Antonino Rendina
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