GP Brasile – Nell’anarchia paulista splende la stella di Max Verstappen, è l’inizio di un’era? [VIDEO]
Lewis Hamilton vince uno dei GP più caotici ed emozionanti degli ultimi anni, Rosberg gestisce, Vettel quinto, Kimi che spavento!
E arrivò il giorno che Charlie Whiting si arrese. Serviva la frenesia brasiliana, la torcida paulista, una pioggia fitta e inebriante, per far saltare il banco e lasciare i piloti liberi di divertirsi e divertire. Il Gp del Brasile è stato dapprima la solita pantomima regolamentare, partenze dietro safety car, uscite a vuoto, bandiere rosse che nemmeno l’ex Unione Sovietica, incertezza e una noia terribile.
Poi però la volontà di spettacolo e la voglia di gareggiare dei protagonisti e delle squadre hanno prevalso, con una direzione gara improvvisamente elastica, permissiva, quasi (finalmente) assente. E così a San Paolo, nel carnevale della F1, tra colori e testacoda, s’è vista una favolosa anarchia, un tutto contro tutti emozionante, sorpassi veri senza penalità, sovrasterzi sul bagnato, addirittura Felipe Massa che passeggia con la famiglia in pit lane durante il GP, ricevendo scroscianti applausi dai meccanici di tutte le squadre.
La F1 ha deciso di tornare tale nel giorno più pazzo della stagione, ma alla base va risolto un equivoco che rischia di danneggiare la stessa disciplina: è inammissibile infatti che le squadre non possano modificare l’assetto delle monoposto quando piove. Il parco chiuso in caso di pioggia è una norma senza senso, che mette soltanto a rischio lo spettacolo e ancora prima l’incolumità dei piloti. Basterebbe permettere pochi e mirati interventi standard, come variare l’altezza da terra e permettere di dare più carico aerodinamico per evitare scenette imbarazzanti come quelle di ieri.
Per fortuna, però, sebbene quasi al tramonto, la gara s’è corsa ed Interlagos è stato teatro di un qualcosa che finirà negli annali, di altamente epico. La cinquantaduesima vittoria di Lewis Hamilton è una perla, degna del rainmaster quale Luigino è sempre stato. Mondiale appeso ad un filo, ma aperto, con Nico Rosberg bravo e fortunato nel riuscire a chiudere secondo con condizioni climatiche per lui da sempre avverse. Sarà anche stato un po’ “o’ cauteloso” come i brasiliani sfottevano Prost, ma i mondiali si vincono anche con la testa e Rosberg in Brasile ne ha avuta tanta.
Emozionante, anche se pare un ossimoro, il momento del ritiro di Felipe Massa. Quando un botto per aquaplaning può aprirti le porte della standing ovation da stadio più bella mai vista in F1. Felipe, gran bravo pilota e gran brava persona, s’è congedato dalla F1 tra le lacrime sue e di tutti noi appassionati, camminando dalla Arquibancadas ai box avvolto nella bandiera brasiliana, applaudito da tutti e con il pensiero che non poteva non volare all’edizione del 2008.
Alla normalità di Felipe Massa, però, s’è contrapposta di forza la straordinarietà di Max Verstappen. A San Paolo infatti è nata una stella, e anche i più critici dovranno arrendersi all’evidenza di un piede magico, che probabilmente non si vedeva da molto tempo. Senza fare paragoni con le leggende del passato, Verstappen ci ha fatto vedere qualcosa di veramente speciale, sicuramente fuori dal comune. Mentre i colleghi andavano dolci sul gas, professionisti prudentemente rispettosi della cavalleria a disposizione per il terrore dell’aquaplaning, Max invece ci andava giù durissimo, controllando la vettura in totale sovrasterzo, pestando forte in frenata, sorpassando all’esterno, addirittura passando Perez in sbandata controllata su un cordolo bagnato. Eh no, qui non si tratta più del personaggio, della faccia da schiaffi del ragazzino irriverente, scorretto, viziato. Al netto di difetti caratteriali e di un approccio spesso oltre le righe, ad Interlagos Verstappen ha fatto semplicemente intravedere le stimmate del predestinato.
E mentre lui volava, saltando avversari come birilli fermi, dimostrando di andare al doppio degli altri sotto l’acqua, campioni del calibro di Vettel (buon quinto al traguardo dopo essersi girato nelle fasi iniziali) e Alonso (decimo in rimonta negli ultimi giri) non si sono esentati dal piagnucolare per radio contro le manovre degli avversari, rei di averli spinti fuori pista (Alonso s’è lamentato di Vettel, quest’ultimo di Verstappen). Una fotografia del nuovo, sfrontato, irresistibile, che avanza e del vecchio che incassa i colpi, con la stanchezza che si fa strada sul viso. Red Bull permettendo, sembra iniziata l’era Verstappen.
Antonino Rendina
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