F1 | Vettel in Belgio ha corso da vero capitano e merita rispetto
La gara di Sebastian a Spa dimostra ancora una volta l'attaccamento del pilota tedesco alla causa rossa
Nella consueta foto di rito post vittoria Leclerc e i meccanici lo indicano, come a voler dire: è anche merito suo. E Vettel sorride, abbracciando altri membri del team, ma preferendo restare qualche fila più su, giusto per lasciare la scena al giovane compagno per la prima volta vincitore di un GP.
“Non ero a mio agio con la monoposto, non avevo passo, ho capito che non ce l’avrei fatta e ho corso per il team. Non è stata una buona giornata per me, ma era importante che vincesse la Ferrari” parole e musica di Sebastian, per giunta a caldo, quando è ancora più dura per un pilota razionalizzare. Nessun malumore, nessun mal di pancia, nessun malcontento.
Eppure – ma c’era da aspettarselo, no? – il giorno dopo è stato quello delle critiche e dei giudizi. Del sensazionalismo e delle sentenze definitive. Più o meno, un po’ dovunque, abbiamo letto che ormai la Ferrari ha una nuova prima guida, Charles Leclerc, finalmente sbocciato e appoggiato dal team, e un gregario di lusso, una seconda guida, di nome Vettel. Gerarchie ribaltate, con Seb ridimensionato perché più lento del giovanissimo fenomeno.
Ma siamo certi che il monegasco sia il nuovo capitano della Rossa? No, ed è proprio Spa a confermare il ruolo e l’importanza di capitan Seb all’interno del team. Un leader calmo, mai polemico, carismatico, lucido e umile, al punto di mettersi a disposizione dall’alto dei suoi gradi (vittorie, titoli, status) per il bene comune. “Ha corso per la squadra, nonostante voglia sempre vincere, e sono certo che avrà la sua occasione” non è un caso che in primis Binotto abbia ringraziato pubblicamente Seb per l’approccio tenuto a Spa.
La febbre Leclerc è contagiosa ed è anche giusto emozionarsi per un talento così limpido e naturale. Ma sarebbe stato giusto pesare diversamente la gara di Vettel. Partendo dal presupposto che Sebastian da inizio anno non trova il feeling con la SF90, soffrendo maledettamente di sottosterzo nei tratti più guidati e nelle piste come Spa dove serve un posteriore molto stabile e poco “leggero”, con la conseguenza di non sentire l’auto e non riuscire a gestire al meglio le gomme.
Vettel di fatto litiga con la monoposto e con le gomme, e la Ferrari non riesce ad apportare correttivi giusti per risolvere il fastidioso problema. Tutt’altro discorso per Leclerc, che pare aver invece beneficiato delle soluzioni di Maranello per l’inserimento curva, riuscendo ad adattarsi meglio ad una vettura con un posteriore meno piantato.
Sebastian vive di fatto una situazione di disagio tecnico, denunciata più volte – pur senza polemizzare – e ciononostante in Belgio ha guidato per la squadra, facendo passare Charles e bloccando Hamilton, rallegrandosi poi per la vittoria di Leclerc. Ma questo non è bastato per evitare di vedere gettata sul tedesco l’ombra dei malumori, del mal di pancia e del declassamento ufficiale. Ma un quattro volte iridato che fa legna a centrocampo per permettere di mandare in gol l’attaccante, che si sacrifica per il collettivo, che dimostra attaccamento alla causa, resta un grande capitano, un vero trascinatore. Qualcosa di prezioso che meriterebbe, forse, un po’ più di rispetto.
Antonino Rendina
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