F1 | Trionfo rosso a due ruote, ma quando toccherà alla Ferrari?
Leclerc spinge per vincere già dal 2023, ma a trionfare nel mondo è il suo omologo in MotoGP...
Pecco Bagnaia più di Charles Leclerc. Chi l’avrebbe soltanto sospettato a marzo, quando il monegasco dominava i GP di F1 e Pecco faticava a trovare il bandolo della matassa con la GP22? Verosimilmente nessuno. Eppure Ducati, scivolata a 91 punti di distacco dalla Yamaha di Quartararo a metà stagione ha saputo toccare il fondo e darsi lo slancio per risalire in modo impetuoso, inanellando vittorie consecutive, forte della miglior moto e con un campione dal carattere serio e riservato ma implacabile in pista come Bagnaia.
Una favola tricolore quella di Borgo Panigale, ritornata al titolo tanto agognato dopo ben 15 anni, rinverdendo i fasti di quel Casey Stoner che aveva anelato lo spirito selvaggio del motorone Ducati, con Pecco Bagnaia perfetto interprete del lavoro certosino e inappuntabile degli uomini di Dall’Igna. E’ un trionfo che fa storia, pilota italiano con moto italiana, dopo cinquant’anni dall’accoppiata Giacomo Agostini con MV Augusta.
A poco serve girarci attorno; i parallelismi Ducati-Ferrari sorgono spontanei. Entrambe – a due e quattro ruote – rappresentano l’eccellenza italiana nel campo del motorsport, prodotto più alto di quella Emilia terra di motori che ha fatto emozionare intere generazioni di italiani orgogliosi, pronti a tifare per le “Rosse” come per la Nazionale di calcio. La Ferrari è sempre stata la Nazionale dei motori e la Ducati – sebbene con una tradizione diversa – lo è per quanto riguarda il motociclismo, e riprova lo abbiamo avuto con il trionfo iridato di Pecco Bagnaia.
E poi Ferrari e Ducati erano unite da quello strano destino, entrambe iridate con due cuori impavidi e personaggi autentici nel 2007, Stoner e Raikkonen, ed entrambe soggette ad un digiuno che pareva una maledizione. E se la Ferrari in F1 non ha mai ritrovato l’egemonia tecnica che l’ha resa splendida protagonista ad inizio millennio, Ducati invece negli ultimi anni ha sempre dato l’idea di essere una moto potenzialmente vincente, diventando poi a mani basse la miglior moto.
Borgo Panigale quest’anno, nonostante le difficoltà, non ha mai smesso di credere all’obiettivo massimo, al contempo ha saputo godersi i singoli successi di tappa, la squadra è rimasta tranquilla, senza mai dubitare di Bagnaia. In poche parole è una squadra che ha funzionato all’unisono, come un’orchestra, in cui tutti hanno fatto la loro parte. Vedendo ieri le parrucche rosse nei box i pensieri sono tornati a ventidue anni fa, e alzi la mano chi per un attimo non ha pensato: ma quando gioiremo così per la Ferrari?
E’ una domanda correlata, immediata, non c’è nulla di male a porsela. Semmai trasmette una certa malinconia la sensazione che non vi sia risposta; è vero che Leclerc ha puntato i piedi per vincere nel 2023, ma a tutti è sembrata più la legittima aspirazione di un fuoriclasse che una prospettiva concreta.
Perché la discriminante tra Rossa a due e quattro ruote è una soltanto, ed è dirimente: Ducati è la miglior moto nel suo campionato, Ferrari non è la miglior auto in F1. E quindi quel sogno in rosso rischia di restare così, abbracciato ad una moto e alle due ruote, ma – per certi versi – con due ruote in meno, perché l’Italia gode di una Nuvola Rossa che ha scritto la storia, ma il Predestinato con il suo destriero rampante gira ancora a vuoto, perso tra energy drink e frecce d’argento.
Antonino Rendina
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