F1 | Mercedes e Ferrari come rette parallele nei test, ogni giudizio è rimandato a Melbourne

La Mercedes ha impressionato per il ritmo, ma senza controprove è doveroso aspettare il primo GP della stagione per trarre conclusioni...

F1 | Mercedes e Ferrari come rette parallele nei test, ogni giudizio è rimandato a Melbourne

Giusto essere realisti, sbagliato lasciarsi andare al più sfrenato ottimismo. Le prove invernali, come spesso capita, forniscono indizi disseminati qua e là, dati da analizzare con la lente di ingrandimento per capirci qualcosa, tabelle di numeri fini a se stesse, perché di fatto prive di metro di paragone. Carichi di benzina, carichi aerodinamici, tutto è lasciato all’ipotesi, alla deduzione di chi si arroga il diritto di scoprire con calcoli elementari quello che ingegneri strapagati e qualificati riescono a nascondere anche grazie a programmi sofisticati.

Eppure osserviamo, seguiamo, riduciamo al minimo essenziale: sono monoposto che corrono, c’è già chi danza agevolmente tra le curve e chi fatica. La Ferrari ha indossato le scarpette da corsa, rosa e comode, quelle hypersoft da tempo che ricordano una gomma da masticare, prendendosi così la prima fila virtuale dei test. Ha stracciato record, s’è presa le prime pagine dei giornali, forse più nolente che volente, ha dimostrato in qualche modo la bontà della monoposto SF71H. E però la stessa Rossa non ha fatto nulla di davvero eccezionale, ha sì lavorato senza intoppi e senza disguidi, ma a primo acchito sarebbe fin troppo ardito ipotizzarla prima forza, pensare che i tecnici di Maranello abbiano chiuso di slancio un gap con la Mercedes che ad Abu Dhabi era ancora piuttosto evidente.

Un antico storico greco, Tucidide, diceva che per conoscere il presente bisogna studiare il passato. Mercedes contro Ferrari non sarà Atene contro Sparta, ma è chiaro che per pensare in chiave 2018 non si può cancellare con un colpo di spugna il mezzo minuto di vantaggio delle frecce d’argento nell’ultima prova del mondiale 2017.

La Mercedes è partita da lì; Brackley sembra essersi “limitata” a rendere meno capricciosa la sua monoposto, sfornando una W09 che ha messo subito di buonumore il cannibale Hamilton. Lewis ringrazia il team come se il quinto titolo fosse già in tasca, fa previsioni sugli avversari, si comporta insomma come l’anfitrione del Circus, è lontano parente del campione preoccupato dalla Ferrari nei test invernali di un anno fa. La Ferrari, dal canto suo, mantiene il profilo basso, non si sbilancia, cerca un equilibrio difficile tra la consapevolezza del proprio potenziale e il fondato timore per quello degli avversari. Il Cavallino c’è, non potrebbe essere altrimenti, la vettura s’è dimostrata subito veloce e affidabile, ma nessuno può sapere di quanto ancora i dominatori della Mercedes siano in grado di alzare sempre l’asticella.

Una mezza, vaghissima, idea, l’hanno data Bottas e soprattutto Hamilton nelle loro simulazioni di Gran Premio. Il passo gara del campione del mondo in carica ha sortito l’effetto di gettare nel panico appassionati e addetti ai lavori, ridimensionando a detta di molti i giri veloci dei ferraristi. Ma non c’è sconfitta dove non c’è battaglia, non c’è giudizio dove non c’è prova, non c’è vincitore dove non c’è sfida. Mentre oltremanica s’affannano ad eleggere la sorniona e indecifrabile Red Bull quale challenger della Mercedes, sarebbe anche giusto rimarcare come la Mercedes non abbia mai calzato le gomme più performanti, evitando per scelta, se non per presunzione, il confronto diretto con la Ferrari. E anche i long run delle due squadre regine sono stati troppo diversi per fare paragoni. Qui cadono tutti i castelli di carta, crollano deduzioni e ragionamenti. Non c’è stato raffronto, non ci sono elementi idonei per trarre conclusioni affrettate.

Vedremo una Mercedes dominare in lungo e in largo? Probabile, ma non scontato. Prima di fasciarsi la testa, prima di spulciare i dati GPS sulle velocità in curva e la velocità massima, aspettiamo che Mercedes e Ferrari corrano sulla stessa strada, lì si che ci sarà posto per una soltanto delle due. Per ora hanno condiviso una pista, ma a mo’ di due rette parallele che non avevano tanta voglia di incontrarsi. Ognuno per la sua strada, ognuno con la sua preparazione, in questi pochissimi e fin troppo chiacchierati giorni di allenamento. Serve solo un po’ di pazienza, manca davvero poco dopotutto…

Antonino Rendina


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