F1 | In Olanda Ferrari da battaglia, più adatta a Sainz che a Leclerc

La Ferrari operaia fa emergere le doti da passista di Sainz, ma va più stretta a Leclerc

F1 | In Olanda Ferrari da battaglia, più adatta a Sainz che a Leclerc

A Zandvoort abbiamo visto una Ferrari più di lotta che di governo, una Rossa che ha faticato terribilmente per strappare un piazzamento appena decente quale il quinto posto.

Può legittimamente far storcere il naso la soddisfazione degli uomini del Cavallino al termine del GP. Non ci abitueremo mai a sorridere per le posizioni di rincalzo, ma anche i sorrisi vanno contestualizzati.

Nella fattispecie Carlos Sainz non poteva essere dispiaciuto per aver concluso in top five con una SF23 capricciosa con l’anteriore, inguidabile e a tratti imprevedibile.

Lo stato dell’arte dopotutto è questo; un tempo avremmo gridato allo scandalo, oggi nessuno si sorprende se una Alpine svernicia all’esterno la monoposto del Cavallino. In attesa di tempi migliori – presumibilmente lontani considerato l’immobilismo tecnico di Maranello – la Scuderia si è rassegnata a ragionare alla stregua di una Sauber qualsiasi (absit iniura verbis) compiacendosi di riuscire a “massimizzare il risultato” o “ottimizzare il pacchetto”, espressioni gergali per spiegare che con una macchinaccia va bene anche solo stare nel gruppetto.

In questo scenario spiccano le doti di Carlos Sainz, la cui propensione alla concretezza e le qualità di passista si sposano perfettamente con questa Ferrari operaia, di fatica, priva di ambizioni, ma necessariamente pragmatica.

Sainz, pilota consistente per antonomasia, a Zandvoort si è perfettamente calato nella parte, lottando con intelligenza contro auto più veloci (la Aston Martin e la Alpine, sigh!) e respingendo gli attacchi di Hamilton. Gestire significa anche questo, accettare di essere sorpassato da chiunque senza scomporsi, restando invece sul proprio passo.

Questa Ferrari così malmessa, da piazzamento, pare adattarsi peggio a Charles Leclerc, il quale per indole, talento, aggressività, è portato sempre a pensare in grande, ad “overperformare”, ritrovandosi però talvolta a podio (Baku, Austria, Belgio), talvolta a muro, come nelle qualifiche olandesi, o nei casini, perché quando la vettura non gira (letteralmente) è più facile finire in barriera che prendere il punto di corda.

Non è una critica, l’approccio generoso di Leclerc è forse l’unico valore aggiunto della triste Rossa di quest’epoca storica, ma può essere una chiave di lettura per trovare una sorta di complementarietà tra i due alfieri del Cavallino.

Non è una Rossa con cui si può osare o sognare in grande. E quando si tratta di pedalare a testa bassa, salendo pian piano al proprio ritmo, Sainz si rivela utile alla causa. Aspettando una vettura che faccia tornare ad esprimere al meglio Leclerc, talento sempre più svilito e malinconico.

Antonino Rendina

 

1/5 - (2 votes)
Motorionline.com è stato selezionato dal nuovo servizio di Google News,
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui
Leggi altri articoli in Focus F1

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati