F1 | Ferrari: “The show must go on”, ma salutare Vettel è dura
Per la Rossa non sarà facile sostituire il peso tecnico e umano di Seb
La Formula Uno, specie quella del 2020 caratterizzata come altre categorie sportive dall’handicap della pandemia, ha viaggiato in maniera rapida. Attimi veramente fugaci, istantanee che alla fine si fa fatica a ricordare per quanto veloci siano passate a causa della compattezza del calendario. Eppure in tutta questa frenetica stagione c’era qualcosa che andava goduta lentamente, non certo per i risultati sportivi che purtroppo sono stati ben al di sotto delle aspettative (come del resto la monoposto), ovvero l’ultima di Sebastian Vettel con la Ferrari.
Purtroppo, o per fortuna dipende dai punti di vista, il Gran Premio di Abu Dhabi è andato via veloce non regalandoci sorprese né per Seb né per la Rossa che purtroppo hanno chiuso fuori dalla zona punti. E così è calato il definitivo sipario sui sei campionati disputati dal quattro volte campione del mondo con la tuta rossa del Cavallino. Anni intensi che avrebbero potuto regalare a Vettel, alla Ferrari ai tifosi quel titolo che purtroppo resterà solamente un sogno.
Cosa ci lascia in eredità l’esperienza di Vettel in Ferrari? I maligni diranno la mancata possibilità di trionfare nel 2018, dove alcuni errori di Seb hanno contribuito – a parità delle debolezze Ferrari sul fronte aggiornamenti – a lasciare strada libera alla Mercedes e a Lewis Hamilton. Eppure sembra che la negatività che ha caratterizzato quella stagione abbia di fatto lanciato la damnatio memoriae del tedesco che di fatto viene ricordato solamente per gli sbagli avvenuti alla guida della SF71-H e non per quanto di buono fatto con il Cavallino.
Eppure proprio in quel 2018 Seb ha corso una delle sue gare più belle con la Ferrari, trionfando “a casa Mercedes” in quel GP di Gran Bretagna che non potrà mai essere dimenticato. Oppure la prima vittoria in rosso colta in Malesia nel 2015, quella carica di emotività in Ungheria nel ricordo di Jules Bianchi. In quella gara magiara c’è tutta l’umanità di Seb, una dote che in pochi piloti hanno manifestato così apertamente nei loro anni di militanza a Maranello. E su questo punto il buon Sebastiano non ha nulla da invidiare a tanti colleghi che lo hanno preceduto.
Perché una delle caratteristiche che ha alimentato il sessennio di Vettel in Ferrari è stata quella di condividere come i grandi generali del passato le fatiche di “guerra” con i propri soldati. Mai una parola fuori posto, mai nessuna sottolineatura nei confronti della squadra anche se alle volte gli errori erano evidenti e poteva scapparci un’esternazione di rabbia. Questo è Sebastian Vettel. Un uomo e un pilota straordinario che ha preso per mano la Ferrari e l’ha riportata a respirare aria d’alta classifica dopo un nefasto 2014. Vettel afferma di non avere rimpianti. Eppure uno c’è, ed è evidente e lampante caro Seb. Quello di aver amato troppo una scuderia che purtroppo non è stata all’altezza del suo nome nel comunicarti l’addio e le ragioni che hanno spinto a salutarti in quel modo lo scorso 12 maggio.
Per carità, la Ferrari ha curato i suoi interessi – come è normale che faccia ogni azienda – ma le modalità e le versioni fornite da Maranello in questi mesi hanno lasciato non pochi dubbi sulla veridicità della scelta. Ora, come giusto che sia, bisogna guardare avanti ma l’assenza di una persona come Vettel si sentirà. Eccome se si sentirà in quel di Maranello, considerando anche l’addio di uno dei più grandi tifosi del Cavallino. La Ferrari ora dovrà far fronte a una grande perdita e, gioco del destino, al momento l’ultima vittoria della Rossa è stata firmata proprio da Vettel (GP Singapore 2019).
Vedendo purtroppo l’andamento dell’attuale Ferrari potrebbe restare tale ancora per molto tempo…
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