F1 | Ferrari, i numeri della gestione Binotto

Binotto saluta Maranello con un bilancio di sole sette vittorie, ottenendo la metà dei successi del precedente corso targato Maurizio Arrivabene

F1 | Ferrari, i numeri della gestione Binotto

I rumos che hanno alimentato le scorse settimane si sono trasformati in ufficialità questa mattina, dove il comunicato stampa della Ferrari non ha lasciato più spazio a nessun dubbio: Mattia Binotto si è dimesso da team principal del Cavallino. Per l’ingegnere italo-svizzero termina dunque un intenso cammino all’interno dell’azienda di Maranello iniziato nel lontano 1995 e che formalmente si interromperà il prossimo 31 dicembre. La gestione Binotto si conclude dunque con un bilancio di sette vittorie in quattro anni.

Binotto, dopo una lunga gavetta, arriva a capo della Gestione Sportiva del Cavallino il 7 gennaio 2019 quando prende il posto di Maurizio Arrivabene.

La prima stagione targata Binotto, che segna anche l’esordio come pilota titolare Ferrari per Charles Leclerc, si conclude con tre successi che vedono l’affermazione del monegasco nelle gare di Spa e Monza mentre Sebastian Vettel si riscatta tra le strade di Marina Bay vincendo il Gran Premio di Singapore. Nonostante i successi, e le numerose pole position conquistate, la Ferrari non riesce a reggere il ritmo della Mercedes che si conferma agevolmente regina nel Mondiale costruttori e in quello piloti con Lewis Hamilton.

Il 2020 è invece un anno da dimenticare per la Ferrari, contraddistinto dall’accordo segreto con la Federazione sul fronte power unit siglato nelle settimane che precedono il Mondiale. Una stagione infernale, sportivamente parlando per Maranello, dove le SF1000 di Charles Leclerc e Sebastian Vettel ottengono risultati mediocri a causa della mancanza di competitività delle vetture. La classifica finale del campionato è impietosa e vede la Ferrari posizionarsi solamente al sesto posto. Un risultato così negativo che dalle parti di Maranello non si vedeva da ben quarant’anni.

Il 2021 è certamente un campionato di rinascita, che produce un importante cambiamento sul fronte piloti in virtù dell’avvicendamento in rosso tra Sebastian Vettel e Carlos Sainz, con la Ferrari che riesce a guadagnare alcune pole position (Montecarlo, Baku) senza però riuscire a concretizzare in gara quanto ottenuto in qualifica restando a secco di successi. La battaglia iridata non è affare della Rossa e il Mondiale se lo giocano Mercedes-Hamilton da una parte e Red Bull-Verstappen dall’altra. La Ferrari però vince la partita per il terzo nel Costruttori, avendo la meglio nel confronto con la McLaren.

Arriviamo al 2022. L’anno della grande delusione o se preferite del gambero. La Ferrari punta tutto sul nuovo regolamento tecnico, che ripropone in pista monoposto ad effetto suolo, e le prime gare sembrano confermare la bontà del progetto capitanato da Binotto: la F1-75 si impone in due, Bahrain e Australia, dei primi tre appuntamenti. Sembra il prologo di una grande stagione e invece a lungo andare la vettura subisce il ritorno feroce della Red Bull, con Milton Keynes che domina letteralmente la scena nella seconda parte di stagione.

L’ultimo successo rosso è del 10 luglio con Leclerc nel GP d’Austria. Nel mezzo una serie di errori, strategici e dei piloti, a cui si aggiunge la piaga dell’affidabilità che costringono la Ferrari a blindare il secondo posto nel Costruttori solamente nell’ultima gara di Abu Dhabi nei confronti di una Mercedes in netta ripresa dopo un inizio di stagione da dimenticare. Una regressione condizionata principalmente dagli errori menzionati nelle precedenti righe.

Le ultime settimane sono storia oramai nota, tra rumors e smentite di rito, fino ad arrivare alla giornata odierna che segna la fine dell’era Binotto conclusasi tra (poche) luci e (tante) ombre con la metà dei successi della precedente gestione. Il maggior indiziato a raccogliere il nuovo corso Ferrari pare essere Frederic Vasseur, attualmente team principal Alfa Romeo. Ma il cambio del solo Binotto non basterà, come d’incanto, a modificare una situazione che ha bisogno di ulteriori e radicali cambiamenti per lasciarsi alle spalle croniche criticità che si ripetono da svariati anni nei settori nevralgici della squadra e che continuano a segnare un pensate divario con i competitor.

“Inizia ora il processo per identificare il nuovo Team Principal della Scuderia Ferrari, che dovrebbe concludersi nel nuovo anno”, così recita il comunicato stampa Ferrari e chissà che non ci siano ulteriori colpi di scena in una storia che ne ha già riservati parecchi. Non resta che attendere. L’unica certezza continua ad essere il digiuno iridato, con i titoli piloti e costruttori che mancano rispettivamente dal 2007 e 2008. Basti pensare che i piloti che contribuirono a quei successi, Kimi Raikkonen e Felipe Massa, non corrono più in Formula 1.


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