F1 | Ferrari e la maledizione delle gare celebrative
Poche gioie per la Rossa nelle gare ha raggiunto importanti traguardi
La gara del Mugello rappresenta uno storico traguardo per la Ferrari che, sul tracciato di sua proprietà, domani festeggerà i 1000 GP in Formula Uno. Un risultato storico (celebrato in pista con un ritorno alle origini dove la Rossa una livrea amaranto, quello della 125 S, la prima Ferrari mai costruita. ndr) che simboleggia l’iconicità della scuderia del Cavallino, l’unica ad aver sempre preso parte a ogni singola stagione iridata.
La storia però ci ha insegnato che la maggior parte delle volte in cui Maranello si è ritrovata a tagliare un importante anniversario, le gare in questione si sono rivelate il più delle volte nefaste: una situazione che difficilmente potrà essere sovvertita in questo caso, a meno che al Mugello non si verifichino colpi di scena clamorosi in gara, viste le prestazioni che finora la SF1000 ha fatto registrare in pista.
La storia della Rossa in Formula Uno ha inizio nella gara di Monaco 1950, successiva alla primissima di Silverstone, dove la scuderia del Drake ottiene pronti via un ottimo piazzamento a podio grazie al secondo posto conquistato da Alberto Ascari. Dal 1950 al 1963, anno che segna la corsa numero 100 nella top class della Ferrari, disputata sul vecchio e infernale tracciato del Nürbugring. In una corsa, caratterizzata da un’altalena di eventi ed emozioni, a trionfare è propria la Rossa con John Surtees che ha la meglio su Jim Clark, partito in pole position, costretto ad accontentarsi della piazza d’onore a causa di un problema al motore sulla sua Lotus.
Passano dieci anni e nel 1973 la Ferrari tocca quota 200 GP in Brasile. Sul tracciato di Interlagos le Rosse di Arturio Merzario e di Jacky Ickx terminano la gara al quarto e al quinto posto, staccate però di un giro dalla Lotus del vincitore nonché idolo di casa Emerson Fittipaldi. Una stagione disgraziata per Maranello, che conquista solamente 12 punti nei costruttori che gli valgono il sesto posto finale al pari della BRM, che dà vita a una rivoluzione – iniziata in realtà già a metà ’73 con il ritorno di Mauro Forghieri – che porta Luca Montezemolo a capo della Gestione Sportiva e Regazzoni-Lauda come coppia di piloti.
Da Interlagos a Zandvoort, dove nel 1979 la Ferrari festeggia i 300 GP. Traguardo festeggiato con il secondo posto di Jody Scheckter, mentre Gilles Villeneuve è costretto al ritiro al termine di un memorabile giro di rientro ai box su tre ruote: una delle tante imprese del compianto Aviatore che ancora oggi, a distanza di tempo, viene ricordata come manifesto del suo carattere mai domo in pista.
Con il 1979 si chiude un decennio importante per la Ferrari a cui fanno seguito i non certi esaltanti anni ’80, nonostante Maranello riesca a portare a casa le corone costruttori nel 1982 (caratterizzato dalla morte di Villeneuve e dall’incidente che pone fine alla carriera di Didier Pironi) e 1983, con alcune stagioni difficili come il 1986 dove la F1-86 non riesce a tenere il passo della concorrenza accusando molti ritiri. Uno dei tanti avviene con Stefan Johansson a Detroit, dove il Cavallino celebra i 400 GP. La domenica americana della Ferrari viene salvata Da Michele Alboreto che ottiene il quarto posto, staccatissimo però dal vincitore Ayrton Senna dal quale paga un minuto e mezzo.
Anche il 1992 è un’annata da dimenticare per la Rossa, segnata anch’essa da numerosi ritiri. In Ungheria, nella gara in cui Nigel Mansell conquista aritmeticamente il titolo iridato, la Ferrari tocca quota 500 GP. L’unica monoposto del Cavallino a traguardo è quella di Ivan Capelli, che cederà il sedile nelle ultime due gare a Nicola Larini, mentre Jean Alesi è invece costretto ad alzare bandiera bianca.
Una delle gare celebrative che in molti ferraristi faticheranno a dimenticare è quella di Spa 1998. In quell’occasione infatti, dove la Rossa festeggia i 600 GP, la scena è tutta di Michael Schumacher. Il tedesco, che comanda agevolmente la gara, prende in pieno la McLaren di David Coulthard a Pouhon e deve ritirarsi. Schumi però pretende giustizia, per quella che considera una vera e propria vigliaccata (le condizioni in pista erano estreme e Coulthard era doppiato), e cerca in tutti i modi di farsela andando ad affrontare nei box della McLaren lo scozzese, salvato solamente dall’intervento dei meccani inglesi che formano un vero e proprio scudo umano.
Proprio a Spa, pista che ha scandito la carriera di Schumacher, il tedesco ha modo di rifarsi nelle edizioni successive del GP del Belgio. Come nel 2004, dove con il secondo posto ottenuto alle spalle di Raikkonen ottiene il settimo e ultimo titolo iridato in carriera: migliore occasione per la Rossa non poteva esserci per festeggiare il GP numero 700 della propria storia.
Dal Belgio alla Turchia, dal 2004 al 2010, dove la Ferrari arriva a quota 800 GP. Anche in questo caso l’importante traguardo raggiunto non trova riscontri positivi in pista con Felipe Massa e Fernando Alonso che non vanno oltre la settima e ottava posizione, in una gara ricordata per l’incidente fratricida che vede coinvolte le Red Bull di Sebastian Vettel e di Mark Webber.
Proprio il tedesco, che prende il posto di Alonso in Ferrari, è suo malgrado protagonista nel 900° GP Ferrari disputato nel 2015 in Belgio. Vettel infatti, mentre è terzo, deve ritirarsi a due giri dalla bandiera a scacchi a causa dell’esplosione della posteriore destra. Un inconveniente che rovina la domenica del tedesco che proprio in quell’occasione aveva raggiunto i 150 GP in carriera: non il modo più bello per celebrare questo traguardo.
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