Ayrton Senna e la stagione 1984 – Parte prima
Dalla firma con la Toleman al successo di Monaco
Dopo aver stravinto nelle categorie minori del campionato britannico Ayrton Senna ebbe alcuni contatti con scuderie importanti del mondo della Formula Uno, tuttavia furono test o poco più. Su di lui si erano infatti precipitati tra 1982 e 1983 McLaren, Williams, Brabham e con quest’ultima sembrò esserci l’accordo per un contratto annuale nella massima serie, ma sul più bello uno dei main sponsor bloccò la trattativa, in quanto avrebbe finanziato la scuderia solo se il pilota scelto fosse stato un italiano. Sembrò arrestarsi così il progetto del brasiliano, ad un passo dal traguardo tanto agognato. Poi si accese una nuova luce, un po’ più fioca di quelle viste finora, ma raggiungibile: si chiamava Toleman.
Già nel 1982 la scuderia inglese aveva opzionato a Senna un contratto in Formula 3 finché il pilota non avesse ottenuto la superlicenza per la massima categoria, tuttavia questi declinò. Ma un anno dopo lo stesso brasiliano si rese conto che non era più possibile aspettare e firmò il contratto con la squadra di Ted Toleman, pilota dilettante e possessore di una grossa azienda di trasporti. Entrambi i piloti precedenti, cioè Derek Warwick e Bruno Giacomelli, lasciarono la scuderia, il primo per passare alla Renault ed il secondo per lasciare posto proprio a Senna. A 24 anni Ayrton si presentò così al grande pubblico con un palmarès di tutto rispetto: in 3 anni aveva vinto 48 gare su 67 disputate, vincendo 5 campionati su 5 in territorio inglese, scuola di grandi piloti e che aveva guardato il brasiliano con diffidenza sin dai suoi esordi, in un misto di sprezzo e riverenza.
La monoposto con cui avrebbe cominciato la prima parte di campionato era ancora quella della stagione precedente, la TG183 evoluzione B, la quale aveva dimostrato sì buone doti, le quali erano state però offuscate dai continui problemi di affidabilità dati soprattutto dal motore turbo Hart 415T , un’evoluzione di quello derivante dalla Formula 2. La gommatura era Pirelli, non una delle miglior in quanto il fornitore italiano era tornato in Formula Uno nel 1981 dopo circa vent’anni di assenza e fino ad allora non aveva mostrato sufficiente qualità riguardo le proprie coperture.
Ecco il resoconto completo delle gare:
Prima gara: Gp del Brasile. Ayrton partì dalla sedicesima casella con il tempo di 1’33’525, cinque secondi in più del poleman Elio de Angelis su Lotus – Renault, ma davanti al proprio compagno di scudiera Johnny Ceccotto di quasi due secondi. Al via scattò bene nonostante l’abitacolo della monoposto cominciò ad essere inondato di benzina che fuoriusciva tanto lentamente quanto inesorabilmente dal serbatoio posto dietro il sedile. Così guadagnò in breve tempo tre posizioni ma all’ottavo giro di gara dovette dire addio alla speranza di vedere la bandiera a scacchi: il turbocompressore Hart, come nel 1983, aveva ceduto non lasciando alcuna opzione se non il ritiro. Nove giri più tardi anche a Ceccotto toccò la stessa sorte.
Seconda gara: Gp del Sud Africa. In una gara contrassegnata dal dominio delle due McLaren, che di fatto doppiarono tutti, Ayrton raccolse il suo primo punto iridato arrivando sesto. Infatti allora i punti validi per il titolo erano dati ai primi sei (9, 6, 4, 3, 2 e 1 punti) ed il brasiliano, partente dalla 6a fila, riuscì a rimontare con costanza e senza cedere al panico del rookie, giungendo sulla linea del traguardo con tre giri di ritardo in una gara dove giunsero solamente undici delle ventitre vetture partenti. Lo stesso Ayrton dovette compiere uno sforzo fisico immane per guidare la monoposto priva di muso anteriore e da qui in poi la scelta di cominciare una preparazione fisica adeguata.
Terza gara: Gp del Belgio. Senna si qualificò con il 19° tempo con quattro secondi di ritardo da Michele Alboreto, poleman di giornata con una Ferrari rivitalizzata solo nell’isolata gara di Zolder. Giungerà settimo a fine gara, ancora una volta dopo una grande rimonta, ma dopo la squalifica delle Tyrrell per infrangimento del regolamento sarà sesto dopo la rimozione di Bellof, portando a casa un altro punto.
Quarta gara: Gp di San Marino. Sarà questa l’unica gara in tutta la sua carriera in cui Ayrton Senna non riuscirà a qualificarsi. Anzitutto nelle prove del venerdì si accese il dibattito tra Toleman e Pirelli con la scuderia che decise, per protesta, di non far scendere in pista entrambe le vetture. Così sia Senna che Ceccotto uscirono dai box il sabato in qualifica senza dati raccolti il giorno prima né punti di riferimento ma, mentre il colombiano riuscì a qualificarsi con il 19° tempo, il brasiliano non fu capace di far segnare un tempo sufficiente a causa di problemi alla pompa che portava la benzina al propulsore, spendendo tutto il tempo ai box. Così l’unico tempo fatto segnare (1’41’’585) fu di 13 secondi più lento di quello fatto registrare dal poleman Piquet su Brabham, ciò non gli permise di scendere in pista la domenica. Dopo questa gara la Toleman abbandonò le Pirelli per passare alle Michelin.
Quinta gara: Gp di Francia. Finalmente la scuderia portò la nuova vettura, denominata TG 184, al debutto. Il reparto meccanico era pressoché invariato, con il propulsore Hart a spingere il corpo della monoposto, tuttavia a livello aerodinamico questa presentava nuove soluzioni che avrebbero fatto sicuramente la differenza rispetto al modello che andava sostituendo: in particolare il grande alettone posteriore avanzato, i profili ad ala di rondine ed i lunghi radiatori ad ala di ventaglio, un’idea del progettista Rory Byrne, uno che avrebbe fatto anch’esso la storia della Formula Uno. In qualifica ottenne un onesto tredicesimo tempo, infilandosi tra la Williams di Laffite e la Arrows di Boutsen, ma in gara venne tradito ancora una volta dal turbocompressore e fu costretto a ritirarsi mentre terminava il 35° passaggio dei 79 previsti. Tuttavia Senna si disse fiducioso riguardo il nuovo progetto nonostante un propulsore avaro di cavalli ed imprevedibile.
Sesta gara: Gp di Monaco. Nelle qualifiche Ayrton si piazzò tredicesimo con il tempo di 1’25’’009, a 2.3 secondi da Prost. La domenica si scatenò un violento nubifragio su Montecarlo e questa fu la vera occasione per mostrare, davanti a tutti, le sue reali capacità: col passare dei giri, mentre i più esperti si ritirarono per uscite di pista, guasti o rallentarono la propria corsa per portare la vettura intera fino in fondo, il brasiliano rimontò imperterrito fino a giungere alle spalle proprio di Prost, quando la gara venne interrotta con l’esposizione delle bandiere rosse lungo il tracciato e l’assegnazione di metà punti, non essendo stato corso il 75% del percorso previsto. Inizialmente sembrò addirittura vincere Senna, in quanto Prost si fermò poco prima della linea del traguardo, mentre lui la tagliò, ma il regolamento prevedeva che ciò che contasse fosse il giro precedente. Dapprima amareggiato per una vittoria forse rubata, in seguito fu lui stesso a dire che la corsa sarebbe diventata ancora più difficile a causa dell’entrata di benzina nell’abitacolo che avrebbe potuto compromettere la sua stessa salute. Secondo altri presenti la TG 184 aveva una sospensione anteriore gravemente danneggiata che avrebbe potuto cedere di lì a poco, se non fosse stato per il blocco della corsa. E così Senna portò a casa il miglior risultato per la piccola scuderia inglese fino ad allora, oltre all’attenzione di tutto il circus della Formula Uno.
Pensate che la stagione 1984 sia giunta al culmine per Ayrton, con questo splendido podio? Non esattamente, perché vedrà tutti dall’alto ancora due volte.
Continua…
Andrea Villa
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