Ayrton Senna e la stagione 1984 – Parte seconda

Dal Gp del Canada a quello di Germania, tra alti (pochi) e bassi (molti)

Ayrton Senna e la stagione 1984 – Parte seconda

Il secondo posto agguantato a Monaco sotto un’incessante pioggia aveva portato Ayrton alla ribalta ed adesso le possibilità di trovare una scuderia più competitiva si erano notevolmente allargate. Ad ogni modo ben 10 Gran Premi si paravano prima della fine del campionato ed al brasiliano non rimase che continuare a dare il meglio di sé per sperare in un futuro roseo.

Resoconto della seconda parte di stagione:

Settima gara: Gp del Canada. Con una Toleman che pare essersi rivitalizzata Senna stampa il nono tempo in griglia con il tempo di 1’27’’448, a due secondi dal poleman Nelson Piquet (Brabham – BMW), mentre in quarta fila con lui c’è Andrea de Cesaris su Ligier – Peugeot e poco più avanti niente poco di meno che Niki Lauda sulla McLaren. La gara parte sotto uno splendido sole e dopo 68 giri vede trionfare Piquet davanti alle due McLaren di Prost e Lauda, unici non doppiati, mentre Ayrton giunge settimo guadagnando due posizioni rispetto alla griglia di partenza, tuttavia non riesce ad agguantare la sesta piazza ed ottenere un altro punticino, poiché Nigel Mansell con la Lotus – Renault è troppo lontano. Da segnalare il fatto che dei 26 partenti soltanto 11 abbiano concluso la gara, molti dei quali afflitti da problemi al turbo.

Ottava gara: Gp di Detroit. Ancora una volta il brasiliano dimostra che nel giro secco è fortissimo, stampando un tempo di 1’42’’651, a poco più di un secondo e mezzo da Piquet e settimo in griglia davanti a Cheever su Alfa Romeo. In gara però è sfortunato: alla partenza Mansell cerca di inserirsi tra Prost e Piquet, trovandosi chiuso tra i due e la peggio ce l’ha il pilota della Brabham che finisce in testacoda e colpisce Alboreto, il quale perde una ruota nell’urto. Nella carambola la suddetta finisce addosso alla Toleman di Senna  nella parte anteriore, danneggiando la sospensione. Dopo aver sospeso la gara per poter pulire il tracciato dai detriti Ayrton ha la possibilità di ripartire con il muletto e proseguire la gara. Almeno fino al 22° passaggio, quando la sospensione posteriore cede in fondo al rettilineo d’arrivo mandando il pilota a sbattere contro le protezioni. Ne uscirà con un grosso spavento ma fortunatamente indenne. Questa è anche la gara dove si scoprirà l’irregolarità delle Tyrrell e la sua seguente espulsione dal campionato con l’azzeramento dei punti.

Nona gara: Gp degli Stati Uniti Ovest. La seconda gara in terra nordamericana fu altrettanto sfortunata per Senna, contrariamente a quanto il sabato faceva sperare. Ayrton riuscì a piazzarsi in terza fila dietro a Lauda e davanti a Prost, con un tempo di 1’38’’256, un secondo e 215 millesimi più lento di Mansell su Lotus. Un risultato stupefacente se si guarda alle gare precedenti e soprattutto al fatto che una monoposto di “seconda fascia” potesse essere lì, a competere con i Big del campionato quali Brabham, Lotus, McLaren, Renault e Ferrari. Un altro aiuto ci arriva dalla telemetria del compagno di squadra Ceccotto: quindicesimo e con 1’’7 di distacco. La domenica la sua gara si conclude dopo 47 dei 67 giri previsti a causa del cedimento della frizione mentre Ceccotto è fuori per testacoda, dopo cui non riesce a ripartire.

Decima gara: Gp di Gran Bretagna. Sul circuito di Brands Hatch il brasiliano è ancora una volta velocissimo ed al termine delle qualifiche è settimo a 1.021 dal poleman Piquet, incastrato tra la Renault di Warwick e la Lotus di Mansell. La procedura di partenza viene ripetuta dopo undici giri poiché la RAM di Palmer si schianta contro le protezioni ed i commissari devono rimuoverla. Nel frattempo Ayrton è sesto, davanti a lui ci sono De Angelis, Warwick, Lauda, Prost e Piquet, non una cosa semplice se si vuole puntare più in alto, ma anche se la gara finisse così la scuderia inglese porterebbe a casa un altro punticino utile. Ma al secondo start viene superato da diverse vetture ed è costretto ad una grossa rimonta se vuole arrivare nella zona punti. E lo fa, eccome. A fine gara giunge terzo alle spalle del vincitore Lauda e del corridore di casa Warwick, compiendo durante l’arco dei giri un bell’inseguimento sulla Lotus di De Angelis che poi supera al termine del rettilineo, lungo il curvone che andando verso destra si abbassa ed immette sul secondo dritto. E le male voci non si fanno attendere: c’è chi mormora che Senna metta tanto del suo, ma che anche la Toleman abbia usato qualche “trucchetto” come in precedenza le Tyrrell. Ma si sa, l’invidia è una brutta bestia e dopo i controlli la monoposto risulta regolamentare. Di nuovo a podio, sempre più protagonista del mercato in ottica 1985.

Undicesima gara: Gp di Germania. Si corre sul circuito di Hockenheim ed il clima rimane soleggiato durante l’arco di tutto il weekend. Ancora una volta il giovane pilota riesce a rientrare nella Top 10 in qualifica, 9° per la precisione, con il tempo di 1’49’’395, con un distacco di due secondi e 383 millesimi da Prost, che a sua volta agguanta la pole con soli 53 millesimi di vantaggio su Elio de Angelis. Per di più ora tutte le attenzioni della scuderia sono su di lui, dal momento che Ceccotto non può parteciparvi per un grave infortunio occorso durante il Gp inglese ed un sostituto non si è trovato. In gara non si ripete però la splendida rimonta compiuta a Brands Hatch: la corsa di Ayrton termina dopo soli quattro giri lungo il curvone che immette alla chicane, quando la sua monoposto si schianta contro le barriere. Il pilota ne esce infuriato e getta il volante dentro l’abitacolo, toglie il casco con aria sconsolata quasi in cerca di risposte, salvo poi darsela da solo. La colpa non è stata sua bensì del distaccamento dell’ala posteriore, causando perdita di deportanza proprio lungo il curvone e quindi il conseguente allargamento verso l’esterno e lo schianto. Tenta anche di spiegarlo ai commissari giunti lì per rimuovere la vettura e mettere al sicuro il pilota, i quali non possono che dargli ragione e tentare di consolarlo un po’.

Continua…

 

Andrea Villa

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