Suzuka, la F1 sceglie il silenzio su Bianchi
Booth: "Capitolo chiuso". Verstappen: "Cerco di pensarci il meno possibile"
In Giappone, nel 2014, andava in onda in tragico incidente di Jules Bianchi, che con la sua Marussia finiva contro un mezzo pesante impegnato nella rimozione della Sauber di Adrian Sutil. Dopo nove mesi di dura lotta, il giovane pilota francese non ce l’ha fatta, e si è spento nella sua Nizza. In seguito all’incidente e poi al funerale del driver della Marussia si erano susseguiti numerosissimi messaggi di vicinanza sia da parte dei tifosi che da piloti e addetti ai lavori. L’ultima manifestazione di vicinanza a Jules è avvenuta proprio nel gran premio della Malesia, dove Daniel Ricciardo ha dedicato la vittoria allo sfortunato collega e amico.
A Suzuka, che era stato teatro della tragedia, a ricordare il pilota francese sono stati soprattutto i tifosi, mentre i piloti e i componenti dei team hanno preferito restare in silenzio. In un momento in cui prosegue la battaglia del padre di Jules, Philippe Bianchi, il quale sta conducendo un’azione legale contro la F1, accusata di nascondere informazioni circa l’incidente del figlio.
In generale, nel paddock di Suzuka la volontà espressa da molti esponenti del Circus era quella di voltare pagina. John Booth, attualmente in Toro Rosso ed ex team principal della Marussia ai tempi dell’incidente, ha preferito non commentare. “È un capitolo della mia vita che è terminato” ha detto all’olandese De Telegraaf.
Sullo stesso tono ha risposto il pilota della Red Bull Max Verstappen, che nel 2014 stava disputando le sue prime prove libere. “Se continui a parlarne non si può mai chiudere il capitolo. Personalmente, cerco di pensarci il meno possibile” ha concluso Verstappen.
Lorenzo Lucidi
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