Pit Stop: il meglio della settimana

Tutto quello che vi siete persi in F1 negli ultimi sette giorni

Pit Stop: il meglio della settimana

Nel primo weekend d’estate la Formula 1 è pronta a migrare al fresco, nei boschi della Stiria, dove venerdì il Circus sarà di nuovo schierato per l’ottava tappa del Mondiale 2015.
Conclusa la trasferta in Québec è tornato il sereno a Stoccarda, grazie alla doppietta regalataci dai due alfieri della Stella a tre punte. Nico e Lewis ci hanno ben presto fatto dimenticare l’uragano che si era abbattuto sulla Mercedes nel Gran Premio di Monaco, con il britannico tornato prepotentemente in possesso dei titolo di pilota da battere, così come Prince Rosberg di quello di eterno inseguitore.
La tappa canadese però, pur avendo restituito credibilità alle Frecce d’Argento – ce ne era forse bisogno? – non è stata proprio una passeggiata per Kaiser Toto e compagni… Pare infatti che al muretto dei campioni del mondo in carica regnasse il terrore. La paura era quella di commettere un’altra papera in diretta mondiale, con freni roventi e gestione del carburante a tenere la squadra con il fiato sospeso fino alla bandiera a scacchi.

I fan del colpo di scena non sono comunque rimasti delusi nemmeno al Gilles Villeneuve. Questa volta ci ha pensato Raikkonen a farci mettere le mani nei capelli quando il podio sembrava ormai assicurato. Iceman l’ha fatta proprio grossa, deliziando il pubblico di Montreal con un testacoda nel momento meno opportuno della sua carriera. Al muretto gli uomini Ferrari non riuscivano più a distinguere dove finiva la divisa di Maurizio Arrivabene e dove cominciava il volto, tumefatto d’ira del medesimo rosso della sua camicia.
Vero che nei giorni seguenti alla gara è stato confermato un problema tecnico sulla Rossa dell’iridato 2007, ma la notizia non ha comunque aiutato a digerire la perdita di un terzo posto che il Cavallino si stava già pregustando. Vero anche che in pista tutto può accadere, del resto la storia ci insegna di molti piloti che hanno erroneamente stappato lo champagne prima di passare sotto la bandiera a scacchi, ma ciò non toglie che al momento Kimi continua a pendere paga dal neo assunto Vettel, con la qualifica che resta ancora il suo tallone d’Achille.
A ogni Gran Premio il ragazzone di Espoo viene rimandato a settembre mentre il pupillo di Heppenheim colleziona un successo – e commenti entusiastici – dopo l’altro, talvolta anche senza salire sul podio. In attesa dell’Austria Arrivabene ha messo Raikkonen alla lavagna a scrivere 100 volte “i donuts in pista si fanno solo a fine gara, come mi ha insegnato Vettel”.
E se il finlandese non dovesse essere promosso a fine stagione, di certo non sarà difficile trovare un sostituto, con il toto nome che continua a impazzare. Ultimamente Daniel Ricciardo è andato ad aggiungersi alla lista dei papabili, dopo Bottas, Hulkenberg e Vergne. Per quanto un riformarsi della coppia Vettel-Ricciardo sotto l’effige del team di Maranello sarebbe uno spettacolo interessante, l’opzione dell’australiano sembra decisamente poco realizzabile.
Di una cosa però possiamo essere certi: se Kimi abbandonasse per sempre il Circus, scordatevi di vederlo ancora aggirarsi tra i motorhome. Diventato da poco papà di un maschietto, Raikkonen è probabilmente l’unico pilota privo di velleità da campione per il proprio figlio. “Spero che Robin non voglia correre in F1, perché quando mi sarò ritirato non vorrò tornare qui nel paddock”, sono state le sue parole. Kimi, a me manchi già.

Magari Ricciardo non approderà in Ferrari ma di certo non vorrà continuare a dare testate contro il muro – sue testuali parole – fino a fine stagione e oltre. La Red Bull si prepara alla gara di casa ma già sa che sarà difficile regalare una bella performance ai suoi tifosi sui lunghi e verdi rettilinei di Spielberg.
Del resto in F1 puoi avere il telaio e puoi anche avere i piloti, ma se sotto le chiappe non hai un propulsore come si deve continuerai a dare craniate contro il cemento. Renault ce la mette tutta ma niente, D&D (Daniil e Daniel) continuano ad arrancare. Persino l’insospettabile Maldonado in Canada è riuscito a fare meglio con la sua Lotus.
E stanchi di parlare della love story tra la losanga e i “bibitari”, con continui tira e molla che nemmeno Brooke e Ridge – “basta non ne posso più tieniti il tuo motore e vattene, no scusa ci ripenso del resto mi hai fatto vincere 4 titoli ti sarò per sempre fedele” – l’ultima boutade dei media anglosassoni è che Chris Horner sia il candidato ideale per sostituire quel caro vecchietto di Bernie Ecclestone. Personalmente ritengo più probabile un ritorno alle monoposto a sei ruote piuttosto che riuscire a mettere in un angolo ‘Mangiafuoco’.

Un plauso invece alla rediviva Williams. Ci avevano visto giusto Bottas e Massa alla vigilia dell’appuntamento canadese, entrambi fiduciosi in un riscatto dopo la débâcle di Monaco.
L’isola di Notre Dame ha ripagato con un terzo e un quinto posto la scuderia di Groove che, forte degli aggiornamenti portati in pista – e di un piccolo cadeau da parte di Raikkonen – è tornata a occupare le posizioni che più le competono.
La formula magica di questo ritrovato successo l’ha svelata Rob Smedley, sintetizzabile di fatto in un semplice “chi va piano va sano e lontano”. Niente rischi e niente azzardi e quando poi la Ferrari si perde a fare le giravolte ecco allora che ti infilo la mia monoposto. Insomma, in F1 ormai la ricetta vincente sembra essere quella di aspettare che i rivali facciano una cappella.

Ma veniamo alla cara McLaren. E niente, nemmeno questa settimana possiamo gridare al miracolo. Io ad ogni gara ci credo. Voglio crederci. Ma poi arriva sempre quella inquadratura inesorabile che sentenzia l’ennesimo ritiro. Uno quando va bene, addirittura due nell’ultimo appuntamento.
Button e Alonso non sanno più come convincere, e convincersi, che questo è un anno di transizione, che stanno imparando molto, che rispetto alla prima gara si sono fatti passi da giganti ecc. ecc. Tu pensa se non li avessero fatti! La domenica mattina avremmo trovato le serrande del box chiuse e un cartello “abbiamo esaurito le scuse”. Boullier intanto ha chiesto a Ricciardo di fargli un po’ di spazio sul muro, per darci anche lui un paio di testate.
Il Maestro (Miyagi) Arai continua a dire che entro la fine della stagione raggiungeranno Williams e Ferrari e che forse per l’estate potrebbe anche arrivare un podio. Persino i motori di Jenson e Fernando si sono aggiunti al coro e in 140 caratteri fanno sapere che è tutto sotto controllo. Eh sì, perché Jorg e Mariano – questi i nomi dei due propulsori, rispettivamente appartenenti al pilota inglese e a quello spagnolo – non saranno delle bombe e nemmeno tanto affidabili ma nell’era della F1 2.0 sono gli unici a poter vantare un account personale su Twitter. Vuoi mettere?
Social network a parte, tutti ci auguriamo davvero di non dover più sentire soffrire Alonso come durante il Gran Premio del Canada. Un grido per la libertà che nemmeno William Wallace in Braveheart, mentre dai box gli imponevano di risparmiare benzina e gareggiare come se fosse al kartodromo con gli amici della domenica.
Alonso da campione del mondo qual è chiede che si rispetti il suo diritto alla battaglia, costi quel che costi. E che il Samurai piaccia o meno, credo che in questo caso siamo tutti suoi tifosi.

Mentre in pista siamo costretti ad assistere a gare tra vetture di diversi pianeti, ai piani alti si continua a discutere per trovare la quadra sulla Formula 1 del futuro. Lo zio Bernie ha deciso di giocare d’anticipo e, prima che il Circus decida di farlo internare togliendogli i pieni poteri, ha sentenziato che lo Strategy Group invece di continuare a riunirsi dovrebbe direttamente essere abolito.
“Un gruppo di inconcludenti, con Mercedes in testa, incapaci di prendere decisioni importanti e per i quali le cose non dovrebbero cambiare mai”.
Troppa democrazia e troppe campane che vogliono suonare potrebbero portare a un futuro dove l’unico dialogo sia quello tra FIA e FOM. Una cosa è certa: i team sono unanimi sulla propria incapacità di mettersi d’accordo.

In attesa di conoscere cosa ha in serbo per le prossime stagioni la massima categoria – gomme più larghe sì o no, ritorno ai rifornimenti sì o no, team in franchising perché no – assistiamo invece al triste e inesorabile epilogo dei “piccoli”, con la Caterham che ha messo all’asta persino il monolito con il logo dell’ex team, presente davanti alla sede di Norfolk .
I successi in pista non sono mai arrivati ma sembra che per accaparrarsi anche solo una vite delle monoposto della squadra anglo-malese si siano invece fatti avanti da quasi mezzo mondo. Nel caso foste interessati, pare sia rimasto ancora un pezzo di sushi dell’ultima cena di Kobayashi ad Abu Dhabi…

Nina Stefenelli

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