F1 | Vettel: “Schumi è stato il mio eroe, la mia fonte d’ispirazione. In Ferrari ha lasciato qualcosa di speciale”
"È un vero peccato che non riesca a sollevare il telefono e parlare con lui", ha sottolineato il tedesco nell'intervista rilasciata alla rivista F1 Racing
Sebastian Vettel, nell’intervista rilasciata alla rivista britannica F1 Racing, che ha dedicato all’alfiere della Ferrari la copertina del proprio numero di marzo, ha parlato di vari aspetti riguardanti il mondo delle corse. Il tedesco ricordiamo ha debuttato in Formula Uno nel GP degli USA 2007, sostituendo in BMW-Sauber Robert Kubica, e finora il suo palmarès annovera 52 vittorie, 55 pole position e quattro campionati del mondo.
Su una lotta serrata in gara per la vittoria o un giro da qualifica al limite, Vettel ha esternato la propria prefernza: “Preferisco una battaglia ruota. Quando stai guidando un giro da qualifica, corri da solo perché l’auto è al massimo, con gomme nuove e poco carburante. Mentre in gara l’auto non è al suo meglio. Ma se stai lottando per la leadership in un GP, ad esempio la battaglia che ho avuto con Valtteri Bottas a Silverstone l’anno scorso, dove ho dovuto fare in qualche modo un sorpasso, questo può essere molto soddisfacente. Il lavoro delle qualifiche è più incentrato sulla messa a fuoco, mentre in una battaglia da ruota a ruota hai molto più adrenalina ed eccitazione”.
Sul soprannome “Baby Schumi”, affibbiatogli dalla stampa tedesca, Vettel ha risposto: “Ora posso ridere, ma a quel tempo non sapevo che dire. Pensavo che il mio mento non fosse grosso come quello di Michael, quindi non penso che fosse molto appropriato. Non mi è piaciuto perché Michael non era solo un ragazzo tedesco in Formula 1, ma era il miglior ragazzo in Formula 1. Quindi non penso che fosse giusto, perché non avevo ancora vinto nulla. Una volta sono stato chiamato in Germania “bretelle più veloci”, ma penso che Baby Schumi sia migliore come soprannome. Ora non ho più soprannomi”.
Parlando invece del ruolo svolto dall’idolo Schumacher nel suo percorso di crescita il tedesco ha detto: “Sì, è un vero peccato che non riesca a sollevare il telefono e parlare con lui. Inizialmente era il mio eroe, il pilota a cui mi sono ispirato, e successivamente ho avuto modo di conoscerlo di persona. Ora, quando torno indietro con la mente, è il Michael persona che ricordo non tanto il pilota, ma per quest’ultimo provo ancora tanta ammirazione. In Ferrari parlo con i ragazzi che erano qui già ai tempi di Michael e parlano molto bene di lui. Questo dimostra che ha lasciato qualcosa di speciale”.
Prima dell’approdo in Ferrari e delle nuove regole varate dalla Federazione, Vettel si presentava ad ogni GP con una livrea differente. Discutendo su quale fosse la migliore, il quattro volte campione del mondo ha dichiarato: “Ce ne sono molte. Ho più di 100 caschi. Insieme a Jens Munser (il suo designer. ndr) ci divertiamo. In Giappone l’anno scorso avevo un design un po’ differente. Anche in Germania e a Singapore facciamo spesso qualcosa di speciale. Jens ha un sacco di idee e poi scelgo una di queste. A volte è molto veloce e siamo entrambi felici; altre volte invece discutiamo a lungo ma poi troviamo un accordo. È una cosa carina da fare, perché è una cosa personale. Ma il mio preferito non potrei dirtelo. Non li ricordo tutti”.
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