F1 | Verstappen è un cannibale, ma Leclerc emoziona con una Ferrari che non va
Il monegasco incanta la platea, è l'unico argine emotivo allo strapotere di Verstappen
La faccia alle interviste è tutto un programma; Charles Leclerc non nasconde una certa frustrazione per le prestazioni della F1-75, una monoposto tanto veloce sul giro secco, quanto in difficoltà sul long-run, non più in grado di sfruttare al meglio le gomme, incline ad un degrado delle mescole troppo repentino per mantenere i livelli di competitività della Red Bull, auto obiettivamente di un altro pianeta.
Ma il GP degli Stati Uniti racconta anche altro, ed è una storia di piloti, di guida, di bellezza. Max Verstappen è un uragano, implacabile e feroce nella sua “fame” quasi eccessiva, in una manifestazione di superiorità che dura ininterrotta dal Paul Ricard, con la parentesi sfortunata di Singapore.
Il tempo di apparire negli specchietti retrovisori e in poche curve Max è avanti di un paio di secondi, per un dominio forse inaspettato che s’è rivelato se possibile ancora più prepotente di quello della Mercedes degli scorsi anni. Il miglior Hamilton qualcosa per strada lasciava ai compagni di squadra (Rosberg addirittura iridato, Bottas) o ai rivali (Vettel su Ferrari, lo stesso Verstappen), questo qui invece le vince tutte. Come un cannibale.
Contro questo strapotere la Ferrari può ben poco. Ma l’argine emotivo, il contrappeso metafisico, la luce che abbaglia come Verstappen corrisponde al nome di Charles Leclerc. Il monegasco continua a correre alla Gilles, a inventarsi manovre fuori dal comune, a sopperire con l’estro del fuoriclasse alle carenze della monoposto. Da dodicesimo a terzo ad Austin, ma non è tanto il risultato a incantare, ma il “come”.
Il sorpasso ai danni di Sergio Perez è istinto, tecnica, guida chirurgica, senso della traiettoria, e arte del controllo. La staccata al limite, le ruote al millimetro, l’uscita di curva perfetta. E Leclerc con questa Ferrari che non va più sul passo, impossibilitata per efficienza, carico, velocità sul dritto, a giocarsela con la RB18, riesce comunque a regalare una emozione nel duello con Verstappen, a restituire ad incrocio il sorpasso, ciò che non riesce a Hamilton. C’è guida pura, c’è un cuore enorme.
La Ferrari ancora una volta splende perché ha questo campioncino che la esalta. E non deve stupire se Charles dopogara è un po’ abbattuto: sa bene che meriterebbe una vettura all’altezza della sua qualità, del suo livello. La stessa F1, soprattutto, meriterebbe un vero duello alla pari tra il cannibale olandese e il novello piccolo aviatore.
Antonino Rendina
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