F1 | GP d’Australia: l’analisi delle qualifiche
Scopriamo ed analizziamo i temi che hanno tenuto banco nel corso del sabato australiano
La stagione 2019 di Formula 1 è iniziata esattamente come avevamo lasciato quella del 2018, con una Mercedes e un Lewis Hamilton in forma smagliante. L’inglese ha portato a casa la sua 84esima pole position in carriera e la sesta consecutiva a Melbourne, precedendo di circa un decimo il proprio compagno di squadra, Valtteri Bottas. Ferrari in seconda e terza fila, ma distante di oltre 7 decimi dalla vetta: tra le due Rosse si è inserito anche un positivo Max Verstappen. Male l’altra metà del garage Red Bull per via di un errore di strategia che costringerà Pierre Gasly a partire dal fondo dello schiaramento. Haas “best of the rest”, con un’ottima prestazione che gli vale il sesto e il settimo posto, subito dietro Charles Leclerc. Sorprende Lando Norris che alla sua prima qualifica in Formula 1 riesce ad ottenere l’ottava posizione. Concludono la top ten Kimi Raikkonen e Sergio Perez. Sono tanti i temi da approfondire di questa prima sessione di qualifica della stagione, dalla forza della Mercedes alle difficoltà Ferrari, passando per una bellissima sfida a centro gruppo.
Q1: Ferrari tenta una strategia alternativa, Red Bull sbaglia con Gasly
La prima sessione di qualifiche della stagione ha riservato diverse sorprese, risultando una delle più intense degli ultimi anni. Un’importante evoluzione della pista e scelte diverse in tema di strategie hanno acceso la Q1, a partire dalla Ferrari che per questo frangente della qualifica ha optato per una tattica differente rispetto agli avversari: invece di montare la gomma soft, il compound più prestazionale portato da Pirelli per l’appuntamento australiano, il team di Maranello è stato l’unico a scendere in pista con entrambi i piloti calzando la mescola media. Secondo i dati ricavati da Pirelli nel corso delle prove libere, il gap tra le due mescole si assestava intorno al secondo, una differenza limite per pensare di passare la tagliola guardando a quanto emerso al venerdì. In effetti entrambi i piloti Ferrari hanno incontrato difficoltà, ma mentre Sebastian Vettel è riuscito a superare la Q1 su mescola media compiendo due run con lo stesso set, Charles Leclerc è stato costretto a montare un nuovo treno di gomme soft, perdendo di conseguenza il vantaggio iniziale nell’aver optato per una strategia alternativa. La vera sorpresa della Q1, però, è stata l’esclusione di Pierre Gasly, figlia di un errore da parte degli strateghi Red Bull. I tecnici del team anglo-austriaco hanno mal valutato l’evoluzione della pista, tenendo il francese ai box mentre i rivali continuavano ad abbassare i tempi: sorte diversa per il compagno di squadra, Max Verstappen, che paradossalmente è stato favorito da un brutto primo tentativo, fattore che lo ha costretto ad effettuare un secondo giro con una pista più gommata che gli ha poi permesso di passare la tagliola del Q1. A far compagnia a Gasly in fondo alla griglia ci saranno le due Williams, Carlos Sainz e Lance Stroll. Se per la squadra di Grove questa esclusione non era di certo inaspettata, lo stesso non si può dire per il pilota della McLaren e quello della Racing Point: entrambi hanno trovato traffico nel proprio giro veloce, seppur, andando a rivedere dall’onboard, non sembra che Sainz abbia perso tempo nel frangente in cui si è ritrovato Robert Kubica subito dopo curva 14. Indubbiamente, però, visti i distacchi molto risicati che si sono presentati in Q1, anche un decimo avrebbe potuto fare la differenza tra l’esclusione e il passaggio al turno successivo. Ciò però non toglie che il compagno di squadra dello spagnolo, Lando Norris, in questo frangente della qualifica sia riuscito a concludere con un crono migliore di circa 4 decimi.
Q2: La sfida per la top ten si accende
Se nel Q2 Mercedes ha seminato il vuoto staccando i propri avversari di ben mezzo secondo, a tenere banco è stata la sfida per conquistare l’ambito posto tra i primi 10. In questa frazione a sorprendere sono state le due Haas, in particolare quella di Romain Grosjean, il quale è riuscito a staccare nettamente i diretti rivali di oltre 3 decimi e a mettersi alle spalle persino Sebastian Vettel. C’è da segnalare, però, che il tedesco della Ferrari è stato protagonista di un piccolo errore nel corso del suo secondo tentativo che non gli ha permesso di migliorare il proprio tempo, ma ciò non toglie che il francese sia stato protagonista di un’ottima prestazione, concludendo solamente ad un decimo da Charles Leclerc e a due da Max Verstappen. Già nella giornata di ieri i due piloti della Haas avevano manifestato il loro ottimismo in vista delle qualifiche, nonostante ci fosse ancora del lavoro da fare in termini di passo gara. Alle spalle del team americano si è proposta una bella lotta per l’accesso alla sfida finale, con Kimi Raikkonen, l’esordiente Lando Norris e Sergio Perez che sono riusciti a spuntarla e a guadagnarsi gli ultimi posti liberi per la Q3. È stata però una lotta davvero intensa, con ben sei piloti (da Sergio Perez sino all’ultimo eliminato, Daniil Kvyat) racchiusi in poco più di due decimi. Ci si aspettava senza dubbio qualcosina in più dalla Renault considerando quanto emerso dalle prove invernali e il confronto con l’altra motorizzata transalpina, la McLaren, capace di conquistarsi un piazzamento per l’ultima fase della qualifica. Un errore e un piccolo problema tecnico hanno rallentato Nico Hulkenberg, il quale rimane però fiducioso in vista della gara di domani, dato anche il buon passo gara mostrato durante le prove libere. Anche Daniel Ricciardo disponeva del potenziale per passare la tagliola ed accedere al Q3, ma un errore nell’ultimo settore durante il suo secondo tentativo lo ha privato della possibilità di lottare negli ultimi 12 minuti di prove davanti al pubblico di casa. Da segnalare la buona prestazione di Alexander Albon, che alla sua prima qualifica in Formula 1 è riuscito a mettersi alle spalle il ben più esperto compagno di squadra Daniil Kvyat. Il russo può però recriminare sul traffico incontrato nel corso del suo ultimo tentativo, fattore che non gli ha permesso di migliorare il proprio tempo: è comunque da sottolineare che il pilota della Toro Rosso aveva il potenziale per accedere alla Q3, come dimostra il suo giro in Q1, il quale gli avrebbe permesso di superare la tagliola del Q2. Discorso molto simile per Antonio Giovinazzi, il quale nel post-qualifiche ha spiegato come il traffico incontrato nell’ultimo settore non gli abbia permesso di scaldare al meglio i freni e gli pneumatici, compromettendo la sua performance. Nel corso del Q1 il pilota italiano era riuscito a fermare il cronometro sull’1:22.431, tempo che gli sarebbe valso la Q3. Giovinazzi rimane comunque fiducioso in vista della corsa di domani, consapevole di avere a sua disposizione una C38 che si è dimostrata competitiva sia sul giro secco che sul passo gara.
Q3: Mercedes semina il vuoto, Ferrari delude, Norris sorprende
Non era certamente questo il risveglio che i tifosi della Ferrari si aspettavano. W10 fortissima sul giro secco, SF90 in affanno, con Max Verstappen capace di inserirsi tra le due Rosse di Maranello e conquistare un buon quarto posto.
Prima di concentrarsi sulla top 5, concludiamo però il discorso sulla seconda fascia, che anche in Q3 ha riservato diversi spunti interessanti. La Haas si è confermata molto competitiva, chiudendo con entrambi i piloti a meno di mezzo secondo dalla seconda Ferrari di Charles Leclerc: indubbiamente il circuito di Melbourne tende a ridurre i distacchi, ma rimane comunque un grosso passo in avanti se paragonato al secondo tondo che la squadra americana aveva accusato da Daniel Ricciardo nella passata stagione. Lando Norris ha ulteriormente migliorato il proprio tempo rispetto alla Q2, riuscendo a conquistare al debutto un ottimo ottavo posto in griglia che sa di vittoria personale. Una bella sorpresa quella del pilota inglese che già nelle categorie minori aveva dimostrato di avere il potenziale per un brillante futuro, anche se naturalmente è molto presto per dare giudizi: di certo la sua avventura nella massima categoria motoristica inizia con il piede giusto e meglio anche delle più rosee aspettative. Non è riuscito ad andare oltre il nono posto Kimi Raikkonen, visibilmente deluso a fine qualifica, per un potenziale inespresso che avrebbe potuto portare il finlandese a giocarsela con le Haas per la terza o la quarta fila: “Nelle Libere 3 di questa mattina abbiamo sofferto un po’ a causa di un cambiamento di set-up che ci ha fatto finire indietro rispetto a dove eravamo” – ha spiegato Iceman dopo la sessione -. “Nelle Qualifiche le cose sono andate meglio, ma non sono riuscito a completare un giro buono. Sono deluso perché la macchina aveva il potenziale per andare più forte, penso che potevamo essere un paio di posizioni più avanti”. Problemi di set-up che hanno condizionato l’ex pilota Ferrari, ma c’è un altro aspetto che va considerato nell’analisi del sabato del pilota dell’Alfa Romeo Racing: nel classico team radio post-qualifica, infatti, il finlandese ha comunicato al team di aver sofferto un calo di potenza sui rettilinei nel corso dell’ultimo tentativo in Q3, fattore che ha indubbiamente compromesso la sua performance. Nello specifico, Raikkonen ha parlato di un calo di potenza riguardo la parte elettrica (“come se avessimo finito il K, anche se avevo batteria”), riferendosi all’MGU-K e alla batteria. Il discorso si allarga se andiamo a notare che anche un altro motorizzato Ferrari, nella fattispecie Romain Grosjean, ha accusato un problema sempre alla parte elettrica nel corso del suo ultimo giro in Q3: “We ran out of SOC twice, very annoying” sono state le parole del francese nel team radio a fine qualifica. Si tratta di due problemi che potenzialmente potrebbero essere diversi ma anche collegati: nel caso di Raikkonen, il finlandese dice di non avere supporto dall’MGU-K nonostante ci fosse ancora energia a disposizione, mentre per il francese della Haas si tratta di aver perso tutto la carica a disposizione per ben due volte. È difficile giungere ad una spiegazione che possa dare un quadro totale della spiegazione, ma si potrebbe passare da ipotesi in cui vi sia stata semplicemente un’errata gestione della batteria e della “distribuzione” della carica nel corso del giro (Haas), ad un problema più serio, come ad esempio se ci fosse ancora energia a disposizione ma il sistema percepisse il contrario, passando per un banale sensore che ha inidicato un dato errato. Questo discorso vale soprattutto nel momento in cui generalmente la carica della batteria, anche in modalità qualifica, dovrebbe durare due giri. C’è da segnalare, inoltre, seppur sia avulso dal tema specifico, che la squadra americana durante la scorsa notte abbia dovuto rompere il coprifuoco per sistemare una perdita di liquidi dalla Power Unit di una delle due vetture, senza però dover sostituire nessun elemento tra quelli conteggiati per l’intera stagione. Non è una novità che il problema maggiore riscontrato nel corso dei test invernali sia stato proprio quello legato al tema dell’affidabilità, quindi potrebbe non essere una sorpresa che Ferrari in queste due settimane non sia riuscita, nonostante le parole confortanti del team principal Mattia Binotto, a risolvere del tutto le complicazioni riscontrate a Barcellona. È bene ricordare che se Haas condivide buona parte del pacchetto con la Ferrari stessa, l’Alfa Romeo ha invece ha mantenuto ampia libertà progettuale, scegliendo alcune soluzioni diverse da quelle del team di Maranello. Sicuramente è presto per avere un quadro completo della situazione e per fare supposizioni più dettagliate, ma è un fattore da tenere comunque in considerazione, specialmente per affrontare il tema della parziale debacle Ferrari.
Ferrari-Mercedes: il confronto
Tenendo a mente quanto appena detto sulla Power Unit italiana, è tempo di approfondire uno dei temi che ha tenuto banco in questo sabato australiano, ovvero il distacco tra Ferrari e Mercedes sul giro secco. Guardando indietro agli anni passati, non è di certo una novità vedere il team ora comandato da Mattia Binotto soffrire in qualifica sul circuito di Melbourne, per poi progredire ed avvicinarsi sensibilmente in gara. Indubbiamente, considerati i test invernali e le alte aspettative, il distacco accusato dalla SF90 non è per nulla rincuorante, anche se ci sono delle motivazioni che stanno alla base di questo pesante gap. Già nella giornata di ieri la Rossa aveva denotato non poche difficoltà nella gestione degli pneumatici soft, non solo sul giro secco, seppur Ferrari non avesse realmente provato una simulazione qualifica durante le prove libere, ma anche sul passo gara. Nonostante il team di Maranello ci abbia abituato a rimonte importanti tra il venerdì e il sabato, vedere la SF90 dietro alla W10 in qualifica non è del tutto una sorpresa: ciò che non si aspettava era un distacco così ampio e netto, ben oltre le aspettative degli stessi uomini Rossi. Rimanere entro il mezzo secondo sarebbe stata probabilmente la situazione ideale per quanto dimostrato durante il venerdì. La Mercedes è sembrata quasi perfetta sul giro secco, veloce e con un anteriore davvero preciso. Analizzando il video della pole di Hamilton si può notare come l’inglese riesca ad avere grande precisione ed aggredire i cordoli, mantenendo linee molto pulite in uscita di curva. È anche parso, però, che la squadra tedesca abbia scelto un assetto piuttosto rigido, come ipotizzato nella giornata di ieri dal boss della Red Bull Chris Horner, e questo potrebbe potenzialmente essere penalizzante in configurazione gara, seppur nelle prove del venerdì la Mercedes aveva denotato particolari sotto questo aspetto, dimostrando una buona gestione gomma. In questo frangente, però, il vantaggio sulla Rossa si è ridotto, soprattutto su mescola media. Guardando attentamente l’ultima curva che immette sul rettilineo finale, infatti, si può notare come Hamilton abbia non poche difficoltà a mantenere la vettura a metà curva, come se il posteriore stesse scivolando e l’inglese dovesse correggere un principio di sovrasterzo. In qualifica un assetto del genere può dare un vantaggio, ma sulla lunga distanza potrebbe diventare un fattore di cui tenere conto: vedremo come si evolverà la situazione nella giornata di domani.
In casa Ferrari si è invece vista una situazione quasi opposta, dove la mancanza di un anteriore preciso ha fatto la differenza in negativo, un aspetto che non si era visto più di tanto a Barcellona. C’è però ovviamente da sottolineare come quello del Montmelò sia un tracciato ben diverso da quello di Melbourne, per caratteristiche di curve, di temperature ed altri fattori che potrebbero aver messo in difficoltà la Rossa qui in Australia.
Andando ad osservare il confronto tra i giri di Hamilton e Vettel, possiamo notare come il tedesco in realtà abbia una buona pulizia di guida, senza grossi svarioni o correzioni, ma nel momento in cui si tratta di inserire la monoposto in curva, soprattutto in quelle a lenta e media velocità, la SF90 spesso non riesca ad essere precisa – mostrando segni di sottosterzo – ed aggressiva e questo chiaramente va a penalizzare di conseguenza l’uscita. Già nella giornata di ieri il 4 volte campione del mondo aveva manifestato problemi nella prima parte della pista, specialmente in curva 1 e curva 4, che sono anche le due curve nella quale il tedesco perde gran parte del terreno dal rivale della Mercedes. Dando uno sguardo ai riferimenti cronometrici, effettivamente Vettel arriva a curva 6 con un distacco di ben 4 decimi, che incrementa fino a 6 decimi a curva 9. Nel post- qualifica Vettel ha così spiegato le difficoltà incontrate in qualifica: “Il distacco è abbastanza uniformemente distribuito sul giro, ma è più evidente nelle curve a bassa velocità. È più facile perdere tempo lì, ma il divario è così grande che dobbiamo aver perso tempo in più di un punto, è sicuro. Non penso che la velocità sul dritto sia un problema, penso che siamo abbastanza competitivi sui rettilinei, stiamo solo perdendo nelle curve. Non ho ancora ottenuto il bilanciamento che mi piacerebbe avere, soprattutto a bassa velocità, e neanche la confidenza e la fiducia che da queste parti fanno una grande differenza” sono state le parole del tedesco. Altra menzione particolarmente interessante è il fatto che il pilota della Ferrari si sia soffermato nuovamente sulle caratteristiche della pista, in particolare sul fatto che l’asfalto sia molto sconnesso, come nella giornata di ieri. È possibile che la Rossa a causa delle caratteristiche del tracciato sia dovuta ricorrere ad un assetto più morbido che al momento non riesce a pagare come si aspettavano gli ingegneri, soprattutto in qualifica. Al netto di varie e possibile spiegazioni, che siano aerodinamiche, meccaniche o di motore, è chiaro che oggi in qualifica la Mercedes fosse di un altro livello, inarrivabile per questa SF90. Vedremo cosa ci racconterà la gara, tutta in salita per la Rossa.
Le strategie per la corsa
Per la gara di domani Pirelli consiglia una strategia a due soste, con due stint su gomma soft di 21 giri ciascuno, per poi passare alla mescola media per le restanti 16 tornate. Date le caratteristiche del circuito che offre poche opportunità di sorpasso, è probabile che i team optino per una strategia ad una singola sosta, mantenendo la posizione in pista. Per questa situazione Pirelli consiglia due diverse strategie: la prima è quella di partire su gomma soft per poi passare alla mescola media, mentre una seconda sarebbe quella di partire sempre sul compound più morbido a disposizione per poi concludere la gara sulla hard.
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