Formula 1 | Ecclestone risponde a Massa sul Crashgate di Singapore del 2008

"Fui intervistato da qualcuno che non conosce bene l'inglese, non si può cambiare il risultato di quella gara", ha detto Mister E

Formula 1 | Ecclestone risponde a Massa sul Crashgate di Singapore del 2008

Bernie Ecclestone, ex boss della Formula 1, ha ridimensionato la portata della causa intentata da Felipe Massa, che chiede fino a 82 milioni di dollari di risarcimento per lo scandalo noto come Crashgate, legato al Gran Premio di Singapore 2008. Il caso si concentra sull’incidente provocato volontariamente da Nelson Piquet Jr. su ordine della Renault, che permise al compagno di squadra Fernando Alonso di conquistare la vittoria. In quel momento Massa era al comando della gara e in piena lotta mondiale con Lewis Hamilton. L’episodio contribuì al pit-stop sbagliato da parte della Ferrari, con il bocchettone del carburante che rimase attaccato alla F2008 del pilota brasiliano, uno dei motivi per cui il mondiale, evidentemente, non andò a Maranello in quella pazza stagione.

Massa ha avviato l’azione legale dopo le dichiarazioni rilasciate da Ecclestone a F1 Insider, in cui l’ex dirigente raccontava di essere stato a conoscenza, insieme all’allora presidente FIA Max Mosley, del piano Renault già nel 2008, mesi prima che emergesse pubblicamente. Per il brasiliano si tratta di una violazione di responsabilità, motivo per cui ha chiesto l’apertura di un procedimento, con prima udienza fissata il 28 ottobre a Londra.

Ecclestone, interpellato dal Times, ha però escluso la possibilità di riaprire il caso: “Non c’è modo di cambiare o annullare quella gara. C’è sempre qualcosa che succede e qualcuno vorrebbe annullarla, se potesse”.

L’ex CEO ha poi ricordato che la FIA, all’epoca, non disponeva di elementi concreti per intervenire: “Max sapeva che non c’erano prove sufficienti per fare qualcosa. Tutto è iniziato solo più tardi, quando Nelson ha deciso di parlare dopo aver scoperto che non avrebbe avuto un sedile per l’anno successivo”.

Riguardo all’intervista che ha fatto riaprire il dibattito, Ecclestone ha messo in dubbio la validità delle sue parole come prove processuali: “Questa è un’intervista che ho rilasciato a qualcuno in Germania, il cui inglese non era molto buono, e stava prendendo appunti. La notizia è stata poi ripresa in Inghilterra. I miei avvocati, la FIA e la Formula 1 non capiscono come si possa parlare di questo in tribunale”.

Secondo Ecclestone, dunque, non vi sono basi giuridiche solide per sostenere la richiesta avanzata da Massa, che resta comunque determinato a portare avanti la sua battaglia legale.

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