Che futuro per Jean Todt?

Che futuro per Jean Todt?

Ufficialmente, la spy-story appartiene ormai al passato. Almeno per la FIA. Ma una battaglia cosi' lunga e sanguinaria non poteva che lasciare sul campo i suoi morti e i suoi feriti, in entrambi gli schieramenti. In McLaren e' nota a tutti la lotta intestina in atto tra la vecchia guardia (Ron Dennis e Mansour Ojjeh) e il nuovo fronte della Mercedes (capitanato da Norbert Haug). Ma anche in Ferrari potrebbero essere in cantiere importanti cambiamenti dal punto di vista manageriale: sotto la lente d'ingrandimento, ora piu' che mai, e' il futuro di Jean Todt, recentemente sostituito da Stefano Domenicali al timone della Scuderia. Il ruolo ufficiale del francese e' quello di Amministratore Delegato, ma nessuno ha ancora chiarito quali saranno le sue mansioni, soprattutto in vista della conclusione del mandato di Luca di Montezemolo come Presidente della Confindustria e del suo ritorno a pieno regime a Maranello, dove ha gia' fatto sapere di voler riprendere le redini del Cavallino Rampante.

Al momento non si hanno notizie di offerte alternative ricevute da parte del manager francese. E del resto, anche tralasciando l'inopportunita' di corteggiare l'ad di una grande azienda rivale, rimane difficile immaginarsi un ruolo che potrebbe risultare appetibile per Todt. Dei tanti difetti che gli si possono imputare, certamente la mancanza di attaccamento alla causa non e' uno di questi e sarebbe dunque una grande sorpresa, dopo 14 anni in rosso, vederlo vestire una casacca di colore diverso. Cosi' come, politicamente, non sembra piu' lui il candidato migliore per rimpiazzare Max Mosley, al termine del suo mandato, sulla poltrona di Presidente della FIA (da lui peraltro piu' volte rifiutata). Non tanto per questioni di meriti, quanto per la prevedibile alzata di scudi del mondo anglosassone, ancora scottato dalle vicende dell'annata appena conclusa, all'eventualita' dell'elezione di un uomo cosi' legato a Maranello. L'impressione, quindi, e' che anche dopo il ritorno di Montezemolo dalla parentesi in Confindustria il contratto del francese, che scade a marzo, verra' rinnovato, almeno per un altro anno. La sua presenza, insieme allo stesso Montezemolo, nella seconda giornata della presentazione dei programmi 2008 e' da sola un segnale importante. Anche se non va dimenticata la sua indubbia abilita' di celare i progetti futuri ai suoi stessi collaboratori (quando, pochi mesi fa, fu annunciato il rinnovo del contratto di Felipe Massa alla vigilia del Gran Premio del Brasile, all'interno della stessa Ferrari furono molti a sobbalzare, ritenendo ormai cosa fatta un passaggio alla Toyota, propiziato dalla stessa visita del brasiliano in Giappone).

Ma la domanda da farsi e' un'altra: alla Ferrari gioverebbe dare il benservito all'artefice di tutti i suoi successi negli ultimi anni? Per quanto i suoi recenti screzi con il Presidentissimo siano cosa nota (le ultime voci parlano di conflitti per la presunta volonta' di Todt di rivestire il ruolo di intermediario negli affari A1GP e del parco a tema in costruzione ad Abu-Dhabi), Montezemolo e' il primo a riconoscere le capacita' dell'uomo che lui stesso volle a dirigere la Gestione Sportiva. L'uomo che alla Ferrari, con anni di impegno instancabile (non sono leggenda gli orari di lavoro biblici, le mattinate passate in ufficio e i pomeriggi in GeS, le vacanze inesistenti) ha portato il suo innato pragmatismo consentendo alla squadra di superare compatta e senza arrendersi anche i momenti piu' duri. Tutte capacita', certo, riconosciute profumatamente sotto l'aspetto economico, anch'esso non da sottovalutare in questa questione (la Ferrari e' pur sempre una societa' con i bilanci pubblici). Ma all'orizzonte non sembra esserci un personaggio in grado di sostituirlo nel breve termine (nemmeno il suo vice Felisa, persona capace ma non ancora dotata del giusto carisma e della giusta maturita' per poter sopportare le critiche di un eventuale momento difficile come quello passato nell'estate 2007). A meno di non ingaggiare nuovamente un manager esterno.

La Ferrari ha costruito la sua epopea vincente non sulle rivoluzioni, ma sulle evoluzioni. Sui cambiamenti graduali, che gli hanno permesso, quest'anno, di superare indenne anche il possibile ciclone dell'addio di Schumacher. Non si getti tutto al vento proprio stavolta.

Fabrizio Corgnati

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