Ci ha lasciato Tony Rolt, ultimo superstite di Silverstone 1950

Ci ha lasciato Tony Rolt, ultimo superstite di Silverstone 1950

Chiamiamolo highlander, per favore, perché di highlander si trattava. Diamo a Cesare cio' che e' di Cesare, ma non ricordiamolo come l’ultimo sopravvissuto, perché qui, su questa terra, di immortale non c’e' nessuno. Tony Rolt forse potrebbe significare il nulla per molti, ma nella foto di quel primo GP, Silverstone 1950, c’era pure lui ed era rimasto fino a ieri, all’eta' di 89 anni, l’unico superstite fra quei cavalieri del rischio presenti alla prima scesa nell’arena. La sua carriera aveva preso inizio ancor prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, con il successo nel British Empire Trophy di Donington a soli 19 anni.

Nel momento in cui finiscono le ostilita', Tony e' un ragazzo pronto per tornare a lottare fra le curve di qualche autodromo, lo fa passando da un Alfa Romeo ad una Delage, per poi abbandonarsi ad una vecchia ERA o ad una suggestiva HWM. Prende il via al primo Gran Premio di Formula 1 e correra' nel campionato per ben tre stagioni. Tuttavia i punti non arrivano, ma le conoscenze si': Tony entra in contatto con Rob Walker, quello famoso per aver sverginato al successo sia Lotus che Copper. Le corse di massima Formula pero', non sono in grado di portare felicita' all’inglese, per vincere ci vuole qualcos’altro e tra il 1953 ed il 1955 la storia di Tony esplode.

Con la Connaught di Rob Walker sbanca molte corse nazionali di F2 e nel 1953 tocca la punta dell’iceberg. Avere Dancan Hamilton come compagno a Le Mans e' un bell’affare, ma nella notte della Sarthe e' ancor piu' eccezionale la sua Jaguar C-Type, capace di volare fra un guard rail e l’altro, fra Tetre Rouge e Maison Blanche, facendo diventare i diretti rivali dei puntini luminosi sempre piu' piccoli e distanti negli specchietti retrovisori. Il colpo grosso e' servito, Tony Rolt si abbuffa ed entra nella leggenda, ma non basta, perché pochi mesi dopo arriva pure la 12 ore di Reims, prima di ritornare in quella nebbia che soltanto adesso ha finito di nasconderlo alle cronache. Sarebbe stata pura follia non ricordare un uomo di 89 anni, capace di morire in silenzio, dopo una vita passata a far rumore.

Giacomo Sgarbossa

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