X
    Categorie: Gran Premi

F1 | GP d’Australia: l’analisi delle qualifiche

Charles Leclerc (FRA), Scuderia Ferrari 09.04.2022. Formula 1 World Championship, Rd 3, Australian Grand Prix, Albert Park, Melbourne, Australia, Qualifying Day. - www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com © Copyright: Charniaux / XPB Images

Rosso di sera, bel tempo di spera. Con il suggestivo tramonto di Melbourne a fare da cornice, a conquistare la scena nelle qualifiche del Gran Premio d’Australia è stato il colore rosso, come quello della Ferrari di Charles Leclerc. Un giro perfetto nel momento decisivo, come spesso ci ha abituato il monegasco, che ha consegnato al Cavallino una pole position che nella terra dei canguri mancava da ben quindici anni. Alle sue spalle Max Verstappen, ancora una volta insoddisfatto del comportamento della sua vettura nelle fasi chiave delle qualifiche, specie in relazione al funzionamento delle gomme, troppo altalenante in questi tre primi appuntamenti del mondiale.

Terzo posto per Sergio Perez, il quale si è visto sfuggire una possibile prima fila in seguito a un problema di derating sul rettilineo principale e una strategia che non ha dato i benefici sperati. Al suo fianco non ci sarà l’altra F1-75 di Carlos Sainz, bensì Lando Norris, autore di un’ottima qualifica con una McLaren che si è ben adattata alle caratteristiche del circuito australiano. Lo spagnolo della Ferrari, infatti, prenderà il via solamente dalla nona casella, lontano dai riflettori in seguito a qualche episodio sfortunato e un errore nel suo corso del suo ultimo tentativo in Q3. Una situazione di cui hanno approfittato le due Mercedes, capaci di inserirsi ed occupare l’intera terza fila, ottenendo così un risultato che sembrava inaspettato dopo le prove del sabato mattina. Sorriso amaro in casa Alpine, rallentata da un problema tecnico mentre Alonso si stava involando nella lotta per conquistare la quarta casella, a conferma della competitività della A522 nel corso di questo weekend. Fuori dalla top ten Valtteri Bottas, che conclude a quota 103 la sua striscia di apparizioni consecutive in Q3.

Leclerc perfetto, Verstappen ancora una volta non a suo agio in Q3

“Sono felice del risultato di oggi. La pista è davvero insidiosa e io ho sempre fatto molta fatica qui in passato. Forse finora in questo weekend non è sembrato così perché siamo andati molto forte e invece è stato necessario tanto impegno per ottimizzare la mia performance”, ha dichiarato Leclerc al termine delle qualifiche, esprimendo la sua soddisfazione per la sua seconda partenza dal palo nel corso di questa stagione.

Una pole netta, con quasi tre decimi rifilati al rivale più temibile, quel Max Verstappen che oggi nulla ha potuto per arginare la competitività della Rossa. La tabella dei tempi, tuttavia, non racconta tutta la storia, perché i livelli in campo hanno trovato una sorta di equilibrio rispetto a quanto si era visto durante le prime prove libere: la Ferrari che si è avvicinata sul rettilineo limitando il gap a pochi km/h, mentre la Red Bull ha fatto un salto in avanti in curva, specie in quelle dell’ultimo intertempo, seppur non abbastanza ampio da poter strappare la prima casella ai rivali. Un aspetto chiave soprattutto per i piloti del Cavallino, che ieri nel secondo intertempo accusavano un gap piuttosto importante e che oggi, dopo la rimozione della zona DRS, rischiava di essere ancora più ampio, date le scelte a livello aerodinamico degli ingegneri di Maranello.

Al contrario, limando quella differenza in termini di velocità di punta Ferrari è riuscita ad essere competitiva in quasi tutte le zone del tracciato, dai rettilinei alle curve più lente, passando per le chicane ad alta velocità. Nel complesso, la vettura italiana probabilmente si è rivelata quella meglio bilanciata e semplice da portare al limite, anche in termini di ricerca di assetto, anche se non sono mancati i piccoli compromessi per essere efficaci in quei tratti dove soffriva maggiormente al venerdì. Un passo indietro lo sì è visto in particolare nelle curve più lente, in particolare il cambio di direzione tre/quattro, dove il monegasco ha sofferto un leggero sottosterzo, anche se le qualità in trazione della F1-75 hanno permesso di compensare. Un tratto in cui, al contrario, Verstappen è stato in grado di fare un passo in avanti con un approccio differente, sacrificando curva tre per tornare prima sull’acceleratore in uscita e avere una migliore impostazione per curva quattro. Nonostante questa sorta di scambio di ruoli, la Ferrari era riuscita ad essere comunque più efficace, arrivando alla prima fotocellula con circa un decimo di vantaggio.

Nel secondo settore i valori in campo parlavano di un equilibrio ritrovato, specie in termini di velocità di punta, ma l’aspetto più interessante lo si intravede monte di quel tratto, ovvero nella chicane sei-sette. Osservando gli onboard, infatti, è facile osservare come il monegasco fosse stato in grado aggredire prima e con maggior profondità il cordolo esterno, sfruttando la parte dipinta per portare maggior velocità in percorrenza e nella successiva uscita. Un segnale importante, che si era già evidenziato al venerdì, ma è nell’ultimo intertempo che la storia delle qualifiche ha assunto tinte di color rosso.

Nonostante un piccolo errore all’ingresso di curva 11, dove aveva perso per una frazione di secondo in entrata, Leclerc è stato in grado di rifilare circa un decimo e mezzo al pilota di Hasselt, imponendosi nel settore che va da curva dodici all’immissione sul rettilineo di partenza. Più in particolare, vale la pena mettere in risalto la performance nella penultima curva, dove i due rivali per la pole avevano optato per approcci differenti. Verstappen aveva cercato di anticipare la frenata e seguire una linea più stretta, aggredendo il cordolo interno per limitare il sottosterzo a centro curva, mentre Leclerc aveva lasciato scorre la vettura, potendo parzializzare l’acceleratore e garantirsi una traiettoria migliore in uscita. Un aspetto che, unito alla miglior stabilità e gestione del posteriore nell’ultima curva, ha creato una combinazione difficile da battere, consentendo al monegasco di involarsi fino alla conquista della sua seconda pole stagionale. Un tratto di pista in cui l’olandese aveva faticato anche nel primo tentativo, arrivando al bloccaggio con conseguente perdita del punto di corda, anche se ciò non sarebbe stato comunque sufficiente per battere il Ferrarista.

“Il fine settimana finora è stato un po’ difficile, c’è un divario tra Charles e me, ma il secondo posto non è male e penso che ci sia molto più potenziale nella macchina di quanto stiamo mostrando al momento. Non mi sentivo davvero al 100% in macchina oggi, quindi abbiamo cercato di cambiare alcune cose nel set up, ma non ci sono stati proprio i miglioramenti che speravamo e faremo il meglio che possiamo domani. Penso che abbiamo una buona macchina in condizioni di gara. Speriamo di poter fare una buona corsa domani”, ha spiegato Max. Si ripropone quindi quel problema di bilanciamento e gestione delle gomme in Q3 che ne aveva minato la fiducia nei primi due appuntamenti del campionato, un aspetto su cui Red Bull dovrà lavorare per tentare di battere un Leclerc sempre in palla sul giro secco. Sarà interessante vedere quale influenza avrà la cancellazione della quarta zona DRS introdotta in questa stagione, la quale poteva essere un punto a favore della Red Bull nel caso Verstappen non fosse riuscito a prendere il comando della corsa alla partenza.

Perez paga la strategia, gli episodi colpiscono Sainz

Prenderà il via dalla terza casella Sergio Perez, rimasto amareggiato per una strategia concordata con il team che non ha dato i risultati sperati nell’ultima manche. Per il secondo run, infatti, il messicano era sceso in pista a circa sei minuti dal termine delle qualifiche con un maggior quantitativo di benzina a bordo, con l’obiettivo di completare due tentativi consecutivi sullo stesso set di pneumatici. Una decisione probabilmente figlia dell’esperienza accumulata nei primi due Gran Premi della stagione, dove si era potuto osservare come anche una gomma usata potesse dimostrarsi competitiva, ma che non ha funzionato come previsto: “Penso che le qualifiche stavano andando bene, specialmente in Q2, ma poi ci sono state le bandiere rosse in un paio di occasioni, il che significa che non siamo riusciti a fare alcuni esperimenti per capire le gomme. Alla fine abbiamo deciso di fare tre giri portando a bordo quel carburante extra necessario, solo per scoprire alla fine che il doppio tentativo non ha funzionato meglio di un solo giro. Non era la cosa giusta da fare e questo ci è costato un paio di decimi, ma Charles ha fatto un giro incredibile, ha messo tutto insieme e io no”, ha spiegato il pilota di Guadalajara nelle interviste.

Rammarico perché Perez sembrava avere dalla sua il potenziale per puntare quantomeno alla prima fila, tanto che era passato alla seconda fotocellula con circa cinquanta millesimi di vantaggio sul suo compagno di squadra. Un vantaggio che, però, non è riuscito è stato in grado di mantenere nel settore finale: in primis per un’interpretazione della rapida chicane nove-dieci non efficace quanto quella di Verstappen e, in secondo luogo, per il derating accusato sul rettilineo conclusivo. Un problema che è costato circa 11 km/h in termini di velocità massima nel momento del passaggio sul traguardo, andando ad alimentare quel rimpianto per un secondo posto alla portata, specie considerando che gli sarebbe bastato replicare il parziale del primo tentativo del Q3.

Lontano dai primi Carlos Sainz, il quale ha pagato negativamente qualche episodio sfortunato e degli errori di guida nel momento decisivo. Nel primo tentativo del Q3, pochi metri lo avevano diviso dal completare un giro con parziali che gli avrebbero potuto garantire la prima fila al fianco del compagno di squadra, ma l’esposizione della bandiera rossa pochi istanti prima del passaggio sul traguardo ne avevano decretato la cancellazione del tempo. Altrettanto centrale è stato il ritardo con cui lo spagnolo era stato rimandato in pista negli ultimi minuti della Q3: un problema durante l’accensione ne aveva limitato l’opportunità di scendere in pista con un certo anticipo per effettuare un ulteriore giro di preparazione, in modo da portare le coperture nella giusta finestra di funzionamento. A dire il vero, gli intertempi dell’ultimo tentativo indicano come nei primi due settore Carlos fosse stato addirittura in grado di migliorarsi rispetto a quanto fatto ad inizio manche, ma un errore nella chicane nove-dieci, con annesso salvataggio, gli avevano reso impossibile migliorarsi, dovendosi così accontentare di un nono posto che lascia l’amaro in bocca. Una sbavatura a livello di guida che gli era costato circa 30 km/h in termini di velocità in uscita, portandosi quel gap per tutto il rettilineo successivo. Una gara che ora lo vedrà costretto a rimontare da metà gruppo, dovendosi giocare la posizione con le altre squadre di centro classifica: il pilota di Madrid dovrà essere particolarmente attento nella gestione della media nel traffico, per evitare quel graining patito al venerdì durante le simulazioni.

McLaren sorprende, Alpine con qualche rimpianto

Dopo un inizio di campionato in salita, il quarto posto ottenuto da Lando Norris rappresenta una boccata d’ossigeno per la McLaren, finalmente di nuovo nelle zone alte della classifica. Già in Arabia Saudita si erano osservati dei progressi, con il team che era riuscito a sfiorare la Q3, ma alla vigilia dell’appuntamento australiano probabilmente in pochi avrebbero scommesso su una MCL36 in grado di prendersi il titolo di “best of the rest”. Seconda fila che può far tornare a sorridere il pilota britannico, che non ha mancato di fare i complimenti alla squadra per il lavoro svolto nelle ultime settimane: “È una grande ricompensa per la squadra ed è sicuramente il miglior risultato cui potessimo ambire. Ringrazio tutti i ragazzi qui in pista e a Woking per il loro duro lavoro.”

Una competitività che però non ha illuso i tecnici del team di Woking, consapevoli che il risultato odierno possa essere legato più alle caratteristiche del tracciato che ai miglioramenti apportati alla vettura: “Ci sono alcune cose che abbiamo fatto bene, grazie a cui siamo riusciti a estrarre qualcosa in più dalla macchina a livello di prestazioni, capendo alcune cose in più e andando in una direzione diversa con il set-up” – ha spiegato Norris nelle interviste, sottolineando come una miglior comprensione della monoposto abbia aiutato ad andare nella direzione giusta per quanti riguarda gli assetti -. “Ma, allo stesso tempo, penso che la maggior parte dei miglioramenti sia dovuta al disegno della pista. Non abbiamo portato nulla che abbia cambiato molto, e non è che possiamo fare molto di più con il set-up per essere più veloci”, ha poi aggiunto il britannico. Le novità apportate al layout hanno senza dubbio favorito le caratteristiche della MCL36, che ben si è adattata alle linee più scorrevoli del rinnovato circuito australiano, specie nei tratti a media media-alta velocità che richiedono carico aerodinamico e una buona gestione del retrotreno. Doti ben visibili nelle chicane sei-sette oppure nove-dieci, dove la McLaren si è confermata competitiva per tutto il fine settimana, ma anche nella percorrenza di curva dodici, dove è fondamentale essere precisi e limitare lo scivolamento del posteriore.

Rimane ancora evidente quella mancanza cronica di velocità di punta sui lunghi rettilinei che, insieme alle zone più lente, avevano pesato sul deludente risultato del Bahrain: fortunatamente per la scuderia inglese, questi due aspetti hanno assunto un’importanza minore a Melbourne, esaltando così i punti di forza della MCL36. Competitività confermata anche dalla prestazione di Daniel Ricciardo che, davanti al proprio pubblico di casa, è riuscito a conquistare un buon settimo posto, seppur non abbia mancato di menzionare le difficoltà nel far lavorare il set di gomme soft nuovo mantenuto per l’attacco al tempo sul finale. Ciò non gli ha permesso di fare quel piccolo salto in più per lottare con le due Mercedes e migliorare il suo crono registrato all’inizio della Q3, tra l’altro su un treno usato che aveva già diversi giri alle spalle.

Sorriso più amaro quello in casa Alpine, perché l’ottavo e il decimo posto non rispecchiano il potenziale di una vettura che poteva ambire a una posizione di alta classifica, specie nelle mani di Fernando Alonso. Sugli allunghi e le curve veloci che caratterizzano il rinnovato Albert Park, la A522 ha mostrato i muscoli, mostrando doti velocistiche difficile da pareggiare per gli avversari. Qualità visibili in particolare nel secondo settore, dove l’assetto più scarico scelto per il fine settimana, reso ancora più efficace dall’eliminazione della zona DRS il sabato mattina, ha dato i propri benefici ponendo lo spagnolo nelle condizioni di poter lottare un piazzamento di spicco. Ambizioni spezzate solamente da un inconveniente tecnico, l’ennesimo, causando l’impatto in uscita di curva undici che aveva messo il due volte campione del mondo fuori dai giochi.

Guasto su cui i tecnici stanno investigando, ma che si va ad aggiungere a una lista che evidenzia come, al momento, in nemico numero uno dell’Alpine sia l’affidabilità stessa. “Siamo stati molto sfortunati in queste tre gare e avere questo problema oggi in qualifica è un vero peccato. Avevamo il ritmo per i primi tre o forse anche per la prima fila oggi e nel mio giro in Q3 mi sentivo molto veloce” – ha spiegato Alonso al termine delle qualifiche -. “Non sono sorpreso di essere così vicino ai leader perché abbiamo lavorato duramente come squadra. Ogni fine settimana siamo migliorati sempre di più, questo è positivo. È stato il miglior weekend da anni per me ed è frustrante che non siamo stati di concluderlo oggi.”

Le buone performance sul dritto e nelle curve veloci avevano posto Alonso nella lotta per la seconda fila, al limite di quel sottile territorio tra la terza e la quarta posizione. Con i tempi nel primo e nel secondo intertempo sostanzialmente equiparabili, a decidere le sorti della sfida sarebbe stato l’ultimo settore, quello più ostico per l’Alpine ma anche quello in cui Perez aveva sofferto problemi di derating. Forse non sarebbe stato comunque sufficiente per contrastare la Red Bull in quelle curve a bassa e media percorrenza dove la A522 fa più fatica, nonostante il talento dello spagnolo nell’attaccare l’interno per percorrere meno strada possibile, ma avrebbe comunque garantito un’ottima quarta casella sulla griglia di partenza, dando al team l’opportunità di portare a casa punti importanti. Più staccato il compagno di squadra, Esteban Ocon, solamente ottavo, che durante questo fine settimana non ha brillato come nei primi due appuntamenti del campionato, complice qualche problema di feeling dove occorre saper gestire il sottosterzo. Nonostante la delusione odierna, gli aspetti positivi non mancano, non solo perché la monoposto si è dimostrata competitiva, ma anche perché le novità aerodinamiche introdotte in Australia nella zona anteriore del fondo sembrano aver funzionato come previsto.

Mercedes ancora distante

Tra le McLaren si sono inserite proprio le due “Frecce d’Argento”, scaltre nell’approfittare dei problemi degli avversari per impadronirsi di una terza fila che rappresenta un risultato oltre le aspettative. Senza le difficoltà incontrate da Carlos Sainz e Fernando Alonso nell’ultima manche, la Mercedes probabilmente non avrebbe potuto ambire a un piazzamento migliore della settima e ottava casella. La W13 è ancora un cantiere a cielo aperto, con continui cambi di assetto durante il fine settimana sia a livello aerodinamico che meccanico nella speranza di approfondire il lavoro di comprensione di una vettura che, per il momento, rimane indecifrabile. La sorpresa maggiore è forse stata quella di vedere una McLaren più competitiva sul giro secco, perché quel piccolo vantaggio nelle curve a media-alta velocità evidenziato a Sakhir e Jeddah, a Melbourne è venuto meno. Nonostante i miglioramenti apportati durante la nottata, che hanno aiutato a far lavorare le coperture in una finestra di funzionamento più efficace garantendo maggior fiducia ai piloti, ciò non è stato sufficiente per fare il salto di qualità sperato. “Abbiamo trovato un po’ di ritmo durante la notte con le modifiche apportate e siamo stati in grado di far lavorare le gomme in una regione di temperatura migliore, ma non c’era molto da estrarre dalla macchina. Le distanze da Ferrari e Red Bull sono ancora molto grandi, ma non è una sorpresa per noi, sappiamo che c’è ancora una montagna da scalare”, ha spiegato Andrew Shovlin al termine delle qualifiche. È normale che ci siano circuiti in cui una monoposto con determinate caratteristiche si adatti meglio dell’altra, ma il fatto che, a differenza delle due prove precedenti, la Mercedes non sia stata in grado di reggere il passo degli altri top team in nessun ambito, senza dubbio è un ulteriore campanello d’allarme, perché indica che non ci sono stati progressi.

Da segnalare, oltretutto, un vistoso calo di velocità massima nella parte conclusiva dei rettilinei, specie prima di curva nove, che si va ad aggiungere alle note carenze in questo comparto. Un problema evidenziato da tutte le vetture spinte dalla Power Unit della Stella, come se si trattasse di derating più che di qualcosa legato al porpoising.

Alfa Romeo e AlphaTauri si fermano ai margini della top ten

Dopo 103 apparizioni consecutive in Q3, Valtteri Bottas ha dovuto dire addio alla sua miglior striscia personale, trovando la prima eliminazione nella seconda manche dal lontano 2018. Un’Alfa Romeo che oggi ha deluso le aspettative, soprattutto in termini di distacco da quelle che sono le sue rivali più dirette nella fascia di centro classifica, ovvero McLaren e Alpine, distanti circa mezzo secondo. La C42 forse avrebbe beneficato maggiormente di tratti a bassa percorrenza, dove ieri Bottas si era dimostrato comunque piuttosto competitivo, così come in Bahrain. Al contrario, oggi il finlandese ha pagato una carenza di performance nelle curve ad alta velocità e nei rapidi cambi di direzione, accusando anche un gap che poteva arrivare fino ai 15km/h dai competitor.

Secondo il pilota dell’Alfa Romeo, una possibile spiegazione alle difficoltà incontrate oggi potrebbe essere legata al cambio d’assetto tra FP3 e qualifiche per reagire all’eliminazione della zona DRS nel secondo settore: “Abbiamo preso la decisione di dare priorità al nostro assetto per la gara, con un’ala posteriore più piccola, ma abbiamo pagato dazio in qualifica. Mi sembrava di aver tirato fuori tutto dalla macchina e di non aver lasciato nulla sul tavolo, quindi è una delusione non essere in Q3. Il primo run e il secondo erano okay, ma non abbastanza veloci, ci mancava qualche decimo. È stata un po’ una sorpresa, perché pensavo di essere entrato nella top ten, ma l’unica ragione che mi viene è il passaggio all’ala posteriore più piccola dato che hanno cambiato la zona DRS.” Più staccato l’altro portacolori della squadra svizzera, Guanyu Zhou, che durante questo fine settimana ha dovuto fare i conti con un circuito su cui in passato non aveva mai girato, avendo come riferimento solo i giri completati al simulatore.

Si è dovuta fermare ai margini della top ten anche l’AlphaTauri, i cui piloti non hanno nascosto una certa delusione per una prima parte di campionato che non ha riservato le soddisfazioni sperate, anche qui in Australia. La AT03 si è ben comportata nel lento, anche grazie al tanto carico offerto dal set-up scelto, che però non è stata in grado a sfruttare nelle zone più rapide della pista, pagando inoltre dazio sui rettilinei, con velocità inferiori anche a quelle della McLaren. Sotto questo aspetto, l’eliminazione della zona DRS non ha aiutato, mettendo in mostra quella mancanza di efficienza sugli allunghi che, invece, l’avevano fatta risaltare in altri appuntamenti. “Non entrare in Q3 è sempre deludente, ma per noi era complicato farlo questo weekend. Abbiamo visto come McLaren e Alpine abbiamo fatto un passo avanti e noi non abbiamo avuto il passo per fare meglio. Sappiamo su cosa lavorare e abbiamo pianificato alcuni aggiornamenti per le prossime gare, ma mancare l’ingresso in Q3 per un decimo di secondo fa male. Siamo riusciti a progredire in alcune aree, ma sono rimasti alcune lacune per tutto il weekend e quindi dobbiamo guardare alla situazione nel complesso. Oggi abbiamo fatto tutto ciò che potevamo, ma non credo che il Q3 fosse alla nostra portata”, ha dichiarato Gasly, undicesimo domani in griglia.

Più deludente la Haas, alle prese con un weekend in cui non è mai stata in grado di mostrarsi davvero competitiva, evidenziando difficoltà nel trovare il corretto bilanciamento e far funzionare le gomme. A farne le spese è stato soprattutto Magnussen, subito fuori in Q1, mentre Schumacher è riuscito ad accedere alla manche successiva, ma senza essere mai davvero in lotta con le altre squadre di centro gruppo.

A concludere la griglia Aston Martin e Williams, ancora fanalino di coda e, loro malgrado, protagoniste di un sabato movimentato. I due incidenti durante la terza sessione di prove libere avevano messo a dura prova i meccanici della squadra di Silverstone, che in tempi record avevano dovuto procedere con la sostituzione della sospensione anteriore su entrambe le vetture, oltre all’unità del cambio su quella di Vettel. “Questo fine settimana non sta andando bene per noi finora, ma a volte le corse sono così. Quindi quello che voglio fare oggi è rendere omaggio a entrambi le squadre del garage, che hanno dovuto affrontare il compito monumentale di preparare due auto danneggiate in tempo per le qualifiche in tempo record. E hanno fatto proprio questo. I meccanici sono gli eroi non celebrati della Formula Uno. Ben fatto, ragazzi”, ha dichiarato Mike Krank, il team principal della scuderia di Silverstone.

Uno sforzo grazie a cui erano riusciti a rimandare in pista entrambi i piloti per i minuti conclusivi delle qualifiche, prima che un ulteriore contatto mettesse fuori gioco Stroll. Il canadese, infatti, su suggerimento del team aveva abortito il suo tentativo per evitare traffico e gli era stato detto di mantenere la posizione, in modo che altre vetture non potessero superarlo e dargli fastidio in quello che avrebbe dovuto essere il suo giro finale. Proprio questo desiderio di rimanere davanti aveva però innescato l’incidente con Latifi, il quale, una volta compreso che il suo connazionale dell’Aston Martin non stava più sgiungendo, aveva deciso di tornare nuovamente davanti. Dopo le dovute analisi, i commissari hanno deciso di assegnare tre posizioni di penalità al pilota di Montréal, il quale sarebbe dovuto comunque partire dal fondo non avendo segnato un tempo. Delusione anche per Alex Albon, squalificato per la mancanza di carburante a bordo sulla sua vettura al termine delle qualifiche, di cui la Federazione ne richiede un litro per effettuare dei controlli di legalità. Un problema nato dalla situazione venutasi a creare dopo la bandiera rossa causata dall’incidente del suo compagno di squadra: dovendo rientrare subito in pista per evitare il traffico, l’anglo-tailandese si era dovuto fermare lungo la pit lane per diversi minuti, facendo così raffreddare le gomme. Per tentare di riportarle nella corretta finestra di funzionamento e per battagliare con le altre vetture al fine di non perdere la posizione, Albon si era visto costretto ad eseguire un out-lap più aggressivo, consumando più carburante di quanto pianificato.

Articoli Correlati