La Red Bull spaventa in ottica 2019. Ferrari sottotono, la strada è tutta in salita (e questo Kimi mancherà)

Nella domenica brasiliana del Cavallino si salva solo Raikkonen, e nel 2019 la Rossa dovrà fare i conti anche con la Red Bull

La Red Bull spaventa in ottica 2019. Ferrari sottotono, la strada è tutta in salita (e questo Kimi mancherà)

Samba, ma non per tutti. La domenica paulista è allegria pura per Lewis Hamilton e Mercedes campione Costruttori, è freschezza e talento del sempre spettacolare Verstappen, lui si a ritmo di danza tra i saliscendi di Interlagos, lui si parente prossimo al fenomeno di casa Senna, con quella facilità di sorpasso e genialità tanto care ad Ayrton.

Perché per una Mercedes che si conferma, che vince anche con qualche problemino alle gomme, che insomma come la giri e la volti – anzi come Ocon ti gira e ti fa voltare – è sempre lì sul pezzo, c’è una Red Bull che nelle ultime gare è cresciuta a dismisura, mostrandosi piuttosto preparata in ottica 2019, in attesa di quella cavalleria Honda su cui Milton Keynes fa grande affidamento.

Dopo aver incantato sul bagnato nel 2016, sembrava scritto che Max Verstappen infammiasse la torcida verdeora dopo essersi preso la prima posizione di forza con quattro sorpassi d’autore. Da applausi. Il destino, beffardo, gli ha però fatto trovare nel bel mezzo del cammin il rivale dai tempi del kart (anche lì ci fu qualche incontro ravvicinato in pista) Esteban Ocon. Pilotino Mercedes pieno di talento, pieno di speranze ma senza un sedile. La frustrazione, perché guai a pensar male, ha fatto sì che il francese volesse sdoppiarsi per dimostrare al mondo il suo valore, la sua forza, che poi nient’altro si è rivelata che una Force (India) nella fiancata della Red Bull. Roba da bandiera nera, una scelleratezza, una cattiveria, senza giustificazione alcuna. Fa riflettere anche il lassismo dei commissari, i quali si sono limitati ad uno stop and go. Una pacca sulla spalla insomma.

Passerella per Hamilton, quindi, ma la grande assente di Interlagos è stata la Ferrari. Che sorpresa! D’altronde in una stagione compromessa puoi aspettarti ben poco, figuriamoci una doppietta per tenere vivo il sogno Costruttori. La prestazione di Interlagos è stata letteralmente indecifrabile. Il che è ancora più preoccupante. La Rossa è stata veloce in qualifica, ma non da pole. Intelligente nel partire con le soft, ma pronta ad incartarsi nella strategia sbagliandola. Claudicante in gara senza un perché, soprattutto con un Vettel irriconoscibile che si è abbandonato dalla prima fila al sesto posto in una domenica che è sembrata una passeggiata defaticante dopo un’intensa corsa. Ma la colpa, pare, sia stata di un sensore, e quindi non del pilota. Ma non è che la cosa sia così chiara dopotutto, e quando mai.

Dopotutto il GP del Brasile fotografa alla perfezione il 2018 della Ferrari: aspettative altissime, la rimonta pazza nel Costruttori, disattese già al primo giro; strategie rivedibili; prestazione altalenante; Raikkonen più brillante di Vettel, una costante della seconda parte di stagione. Il finlandese, nel caos di Maranello, sembra l’unico a tenere la barra a dritta, a sapere cosa fare e a farlo nel migliore dei modi. Un faro di grande esperienza. Un’ancora di salvezza levata via forse troppo frettolosamente.

Perché nel 2019 contro Mercedes e contro questa Red Bull aerodinamicamente impeccabile, contro la leggenda Hamilton e questo splendido Verstappen, alla Ferrari mancherà anche la sua costante, la sua certezza, ovvero la consistenza di questo Kimi 2.0. Ma ci sarà il talentuosissimo Leclerc (ottimo settimo a Interlagos) a fianco di capitan Vettel. Quel Leclerc che in Brasile non appena ha visto Seba negli specchietti ha tirato una mezza staccata alle “S di Senna”, un riflesso incondizionato di ciò che sarà. E buona fortuna.

Antonino Rendina


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