Se anche Kimi è ottimista allora la Ferrari a Suzuka può davvero stupire…

Il gran giro in qualifica di Raikkonen riaccende l'entusiasmo e fa ben sperare per la gara

Se anche Kimi è ottimista allora la Ferrari a Suzuka può davvero stupire…

Musica per le nostre orecchie. Se finanche il prudente e timido Raikkonen si fa prendere da un certo entusiasmo, risultando nelle interviste post qualifiche addirittura logorroico se confrontato ai suoi mitici monosillabi contornati da “mwoahh” e “bah”, con lo sfoggio di un’inedita parlantina da diplomatico, allora significa che c’è davvero qualche speranza per la Ferrari in Giappone.

“Sono rimasto sorpreso dalla nostra competitività in qualifica – ammette Iceman – Abbiamo conquistato un ottimo piazzamento, peccato solo per la penalità a Seb. Abbiamo tanta velocità e non credo che sparirà in gara. Anzi, di solito noi la domenica miglioriamo”.

Proprio Kimi, che con apprezzata sincerità in Malesia aveva confessato che la Ferrari era semplicemente lenta, dopo le qualifiche nipponiche non esita a parlare di “grande velocità”, riconoscendo di essere rimasto sorpreso dal rendimento della indecifrabile ed uterina SF16-H.

Con un giro veloce da fenomeno, il finlandese si è piazzato a soli tre decimi dalle inarrivabili Mercedes, ma più di tutto ha stupito il comportamento dell’auto nel giro lanciato. La monoposto è apparsa stabile e puntata nelle difficili curve Snake, con Kimi perfetto nel lambire ed accarezzare i cordoli delle sinuose “S” e delle insidiose Degner, per poi viaggiare su un binario nella difficile Spoon. Un giro da Ferrari d’altri tempi e pace se la Mercedes resta comunque di un altro pianeta (sebbene un po’ più vicino).

In una rara alchimia di telaio e motore, con qualche aggiornamento (per la prima volta) indovinato ed un bilanciamento finalmente efficace, la derelitta e criticata Ferrari s’è d’improvviso ritrovata equilibrata, composta, efficiente, per di più su uno dei circuiti più tecnici ed ostici dell’intero campionato. Una gradita sorpresa che fa ben sperare, che sovverte le leggi della fisica (comprese quelle sulla scientificità e perfezione del telaio Red Bull) e i pronostici di una vigilia avvilente ed avvilita, con la Rossa sotto processo e confusa nelle parole, persa tra la voglia di giustificarsi, la voglia di essere ancora ottimista sul futuro e le parole non proprio delicate (né tantomeno appropriate) nei confronti di Vettel, che hanno gettato qualche ombra nel rapporto sinora idilliaco tra il Cavallino ed il quattro volte campione del mondo tedesco.

Nella bellezza e nella forza dell’imprevedibilità, che sia casuale o causale, lo scettico e ormai prevenuto pubblico Ferrarista s’è svegliato e ha ritrovato una Ferrari degna di tale nome. Soprattutto ha (ri)visto l’entusiasmo e la determinazione dei piloti, tanto favorevolmente impressionati dalla macchina da non porsi limiti per la gara. Le facce deluse e dimesse di troppe qualifiche hanno lasciato il posto agli occhi della tigre di due guerrieri che sognano di regalarsi una vittoria scaccia crisi e catartica. “E in gara solitamente andiamo anche più forte…” parola di Kimi.

Antonino Rendina


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