Schumacher e le strategie “alternative” Mercedes

Schumacher e le strategie “alternative” Mercedes

Con questo articolo anticipiamo un argomento di cui parleremo a fondo una volta terminato il Mondiale. Ci riferiamo al rientro in Formula 1 di Michael Schumacher.

Ne parliamo oggi perchè, ancora una volta nel 2010, oltre alle sue non brillantissime prestazioni (almeno fino a Spa), si sono aggiunte alcune inspiegabili strategie del muretto a rovinare ancor di più i risultati del tedesco.

Interlagos ultima “perla” strategica

Interlagos è stata un’altra prova di come si possano buttare (quando ci sono) delle possibili buone prestazioni.

Le caotiche qualifiche del sabato stanno regalando a Michael un’ottima performance sul bagnato. E’ infatti secondo alle spalle di Hamilton quando arriva il momento di montare le slick. Ed ecco il primo grave errore del muretto Mercedes. Schumacher viene inquadrato sui cavalletti sulla sua piazzola dei box, mentre gli altri 9 piloti rimasti nel Q3 sono fuori per tentare di migliorare il tempo. Succede così che Michael ha, oltre al giro di uscita, un solo giro buono per fare meglio del suo precedente crono, mentre Hulkenberg lo migliora almeno 3 volte così come gli altri in pista. Rimane così fermo, seppur migliorando di qualche decimo, in ottava posizione.

La gara di domenica parte con un ottimo spunto grazie al quale Michael passa Barrichello e, all’ingresso della S-Senna, Kubica. Il polacco in uscita accompagna il tedesco fuori traiettoria e questo è costretto ad allargarsi sull’erba, dove perde 3/4 posizioni ritrovandosi dietro Button. Jenson viene sopravanzato dopo pochi giri con un ottimo sorpasso simile a quello ai danni di Raikkonen nel 2006.

Fino ai pit Schumacher rimane comunque davanti al compagno Rosberg, partito tredicesimo. Ma ecco il secondo errore (e non è l’ultimo): come ben sappiamo le vetture sono dotate di GPS, quindi le squadre conoscono benissimo la posizione dei vari piloti sulla pista. Schumacher viene richiamato ai box per montare le gomme dure, ed esce dalla pitlane giusto dietro a Sutil con la Force India, che le dure le monta già da inizio gara. Rimane, così, dietro al connazionale per dieci giri buoni rallentando il suo passo di più di un secondo a tornata. Michael tenta più volte di avvicinarsi, ma conosciamo la velocità della Force India sul dritto al cospetto di quella della Mercedes. Il tempo perso è talmente tanto che Rosberg, uscito dai box dopo la sua sosta, si ritrova davanti ad entrambi. Sarebbero bastati due giri in più in pista per evitare il tedesco della Force India, eppure al muretto hanno sbagliato i calcoli.

L’ingresso della Safety Car provocato dall’incidente di Liuzzi, “toglie di torno” finalmente Sutil, che rientra per la sua sosta. Rosberg fa lo stesso per montare gomme fresche (dure) per gli ultimi giri ma viene richiamato subito dopo per rimontare le morbide, con la valutazione che mancano pochi giri al termine e può sfruttare l’ormai poca benzina a bordo. Nico, sotto regime di Safety Car, ha tutto il tempo di riaccodarsi dietro Michael che viene, invece, lasciato in pista con gomme dure e usate, quando poteva risultare comodo anche per lui montare pneumatici freschi per l’ultimo tratto di gara.

Alla ripartenza, Michael (come dichiarerà successivamente) lascia passare Nico per dargli l’opportunità di avvicinarsi a Button. Obiettivo che sfumerà anche a causa dei numerosi doppiati che, da quest’anno, non possono più sorpassare la Safety Car ma devono rimanere esattamente nelle loro posizioni.

Ultima di una serie di gare “fallate”
Interlagos non è la prima gara del tedesco condizionata dalle strategie “fantasiose” del muretto. E dire che lo stratega è Ross Brawn, non uno qualunque. Non si capisce se questi errori siano dovuti ad azzardi troppo spinti o se manchi la concentrazione. In almeno altre tre gare il muretto ha inciso in negativo sulle gare di Schumacher.

A Valencia, durante il regime di Safety Car per l’incidente spettacolare di Webber e Kovalainen, Schumacher viene richiamato inspiegabilmente ai box quando monta gomme dure dall’inizio e può (come ha fatto poi Kobayashi) proseguire tranquillamente fino quasi a fine gara. Per la serie “Cornuto e mazziato”, oltretutto, è costretto a sorbirsi il semaforo rosso in uscita di pitlane quel tanto che basta a tornare in pista ultimo.

A Montreal, tutti sanno che le gomme morbide durano si e no 15 giri e la prima parte di gara lo dimostra. Qui gli errori sono diversi, uno conseguenza dell’altro. Schumacher parte con le gomme dure (primo sbaglio), viene richiamato al 12° giro per rimontare ancora le stesse gomme e subito dopo l’uscita dei box viene a contatto con Kubica, danneggiando un pneumatico. Nuovo cambio gomme (e qui il secondo sbaglio, perchè non montare qui o prima le morbide?) fino al 33° giro dove monta le morbide con le quali prosegue fino alla fine. 37 giri con gomme che, dopo 15, non reggono più. Termina la gara sulle tele, sopravanzato da diversi piloti.

A Suzuka il suo passo è decisamente più veloce di quello di Rosberg, eppure un’altra errata valutazione del muretto lo fa rimanere dietro al compagno dopo la sosta per il cambio gomme. Tenta di passarlo invano fino alla “calma” richiesta dal Muretto. Arriverà sesto ma senza errori avrebbe potuto avvicinarsi ad Hamilton visti i problemi al cambio dell’inglese.

Si aggiunge carne al fuoco
Questi errori dal muretto non fanno altro che peggiorare la situazione. Se consideriamo che già di suo quest’annata non è stata esaltante per Schumacher, ecco che il 2010 si è trasformato nell’anno in cui si sono risvegliati tutti i detrattori del tedesco. Accusato nei casi più esagerati, facendo leva sui risultati di questa stagione (e sul confronto con Rosberg) e senza alcuna attenuante, di aver vinto 7 Mondiali grazie a vetture irregolari e/o dotate di poteri paranormali, contestato da molti suoi ex (o forse meglio dire ex interessati) tifosi Rossi e accusato di tradimento. Come detto, ne parleremo più avanti.

Concludendo, sebbene le prestazioni 2010 della “seconda” carriera di Michael Schumacher non siano state all’altezza del nome, sebbene in crescita nel finale, è giusto anche considerare tutti i fattori di questa annata non positiva. E, oggettivamente, se lui ci ha messo del suo (in negativo) è altrettanto oggettivo il fatto che anche il muretto non sia stato sempre all’altezza della situazione.

Alessandro Secchi

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