Peter Collins: il pilota “gentile”

Peter Collins: il pilota “gentile”

Pochi possono ricordarsi di Peter Collins. Eppure la sua storia è di quelle che difficilmente si dimenticano. Per la generosità, per la passione, per la sportività è uno di quei piloti che rimangono impressi nella mente degli appassionati.

Peter Collins nasce a Mustow (Inghilterra) l’8 dicembre 1931. Grazie a suo padre, proprietario di una rivendita d’auto, riesce a fare le sue prime esperienze in F3. Il grande salto avviene nel 1952, quando la HWM lo ingaggia per gareggiare nel neocampionato di Formula 1. Tra il ’52 e il ’55 i suoi risultati non sono eccellenti nella massima serie (corre per la  HWM e per la GA Vandervell), ma si mette in luce in eventi come la 9 ore di GoodWood, la 24 ore di le Mans e alcuni gran premi che non facevano parte della stagione iridata.

Insomma il Drake, che aveva un certo fiuto per i piloti talentuosi, lo aveva già messo nel mirino. E infatti nel 1956 Collins approda alla Ferrari. Proprio in quell’anno conquista le sue prime 2 vittorie in Formula 1, in Belgio e in Francia, e grazie a questi successi che si presenta a Monza come pretendente al titolo. Infatti il mondiale se lo giocano l’inglese, il suo compagno di squadra (Fangio) e Stirling Moss. La gara prende subito una piega favorevole a Moss, che è al comando, ma a Fangio basta arrivare secondo per vincere il mondiale. Al trentaquattresimo giro però l’argentino è costretto a rientrare ai box per un guasto allo sterzo, ed è così tagliato fuori dalla corsa per il mondiale. A questo punto Collins, terzo dietro a Moss e Musso, dovrebbe rimontare e vincere con giro più veloce per vincere il titolo. Contro tutte le aspettative, quando l’inglese rientra ai box decide di cedere la sua vettura a Fangio, cosa che Musso, l’altro pilota Ferrari si era rifiutato di fare. Ma proprio grazie al ritiro di Musso, l’argentino riesce ad arrivare al traguardo secondo dietro a Moss, vincendo il suo quarto titolo mondiale.

“Guarda è più giusto che sia tu a vincere questo mondiale, io sono giovane e avrò altre occasioni”.

Così commentò la sua scelta il pilota inglese della Ferrari, una scelta presa con un’enorme serenità, uno di quegli atteggiamenti che colpirono Enzo Ferrari, il quale ebbe sempre un occhio di riguardo per il suo pilota. Effettivamente Fangio aveva ben 45 anni, contro i soli 25 di Collins, che, sebbene fosse giovane, dimostrò una grande maturità e un ferreo spirito di squadra.

Ma il destino è più volte beffardo che favorevole. Nel 1957 Collins non conquista nessun successo ed è invece Fangio a vincere per la quinta volta il mondiale. C’è solo la gloria della vittoria del Gp di Gran Bretagna per il pilota Ferrari nel 1958. Lo stesso anno, al Nurburgring , mentre sta tallonando la Vanwall di Brooks, all’ undicesimo giro l’inglese supera il limite della vettura e a Pflanzgarten esce di pista schiantandosi contro un albero e morendo poco dopo in ospedale.

Così se ne andò Peter Collins, lasciando un enorme vuoto nel cuore di Mike Hawtorn e di Enzo Ferrari, e non meno nei cuori di tutti i suoi tifosi e di tutte le ragazze che avevano sognato, vedendo sfrecciare in pista un pilota gentile, con un fare da divo di Hollywood.

Matteo Bramati

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