Pagelle del Gran Premio di Abu Dhabi

... e questi sarebbero i migliori piloti del mondo? [cit.]

Pagelle del Gran Premio di Abu Dhabi

Botte da orbi, due safety car, incidenti, collisioni, benzina che sparisce, cartelloni che si disintegrano, Mercedes che volano [questa poi] e tanto altro ancora. Benvenuti ad Abu Dhabi. E Bentornato a Kimi Räikkönen, che va a vincere una gara incredibile proprio nel giorno in cui esce matematicamente dalla lotta per il mondiale. E proprio nell’unico Gran Premio in cui non si brinda con Champagne ma con bibite analcoliche. Roba da matti.. Dietro di lui Alonso, che recupera una manciata di punti su un Vettel autore di una rimonta mitologica. Ritirato Hamilton, per l’ennesima volta, mentre stava dominando la gara. Buona lettura! [e scusate il ritardo]

Sebastian Vettel: 9 – Il patatrac in qualifica non è colpa sua. Ha il merito di crederci, sempre, portando a termine una rimonta eccezionale. Favorita dagli eventi, leggi Safety Car, ma la fortuna aiuta gli audaci sempre e comunque. E lui audace è stato, basta guardarsi il sorpasso a Button a fine gara, rischioso e quasi azzardato, considerando il suo essere in lotta per il mndiale. Altro che «Button s’è addormentato», commento tanto ignobile quanto ingeneroso nei confronti di entrambi. Per gare così ci vogliono gli attributi, lui li ha tirati fuori. La disattenzione sotto la prima Safety Car gli costa il massimo dei voti, e poteva soprattutto costargli carissima. Ma probabilmente stava solo compiendo gesti apotropaici ascoltando in cuffia il commento TV in italiano. E allora ci sta. Lottatore.

Mark Webber: 4,5 – Alla vigilia aveva detto che spesso la McLaren parte male. Ovviamente è lui, al via, a restare impalato mentre mezza colonna lo sfila. Poi, al solito, non riesce a mettere in fila due sorpassi due. Sarà anche colpa dell’assetto scelto, troppo carico, tutto quel che volete. Ma a ‘sto punto un esamino di coscienza dovrebbe farselo anche lui, maledizione. Possibile che ogni volta sia sempre la solita storia? Quando decide di rischiare il tutto per tutto ovviamente gli va male, prima con Maldonado che lo sperona poi con Massa, che spaventa nemmeno avesse addosso la maschera di Scream al posto del casco. Gli dicono di non azzardarsi a combattere con Vettel -come se ce ne fosse bisogno- e lui ubbidisce. Poi il patatrac con Perez. Colpa delle circostanze, forse, ma gara scadente. Serve alla causa come un secondo ombelico in mezzo alla fronte. Inutile.

Jenson Button: 6 – Le prende sonoramente da Hamilton sia in prova che in gara. Un divario di prestazione onestamente difficile da comprendere, giustificare e -per lui- da digerire. Detto questo, e constatata l’impossibilità di lottare, fa quello che gli riesce meglio: stare lontano dai guai, sedersi sulla riva del fiume e attendere che passi il cadavere del nemico. E -anche qui- al solito le cose sembrano andargli bene, tanto da arrivare in zona podio. Poi però Vettel lo sorprende con una manovra abbastanza temeraria, e lui ha abbastanza buon senso da evitare una scena alla Maldonado-Webber. E porta comunque a casa qualcosa, pur uscendo ridimensionato. Modesto.

Lewis Hamilton: 10 – La stretta di mano collettiva al muretto -dopo l’ennesimo ritiro da dominatore di questa stagione- vale più di tante altre parole. Come quella di Michael Schumacher a Suzuka 2006. Signori si nasce, lui pare esserlo diventato. In precedenza aveva dominato agevolmente, mostrando una superiorità imbarazzante nei confronti di tutti, compagno di squadra compreso. Peccato, non doveva finire così la sua avventura in McLaren. E -proprio per questo- ci è piaciuta la scena finale. Sarebbe stato brutto se il binomio si fosse sciolto urlandosi male parole. Mancano ancora due gare, gli auguriamo di lasciare Woking con un successo. Forse è stato il suo anno migliore, il 2012, dal punto di vista della guida. Non si merita tutto questo. Eroico.

Fernando Alonso: 9 – Dà il meglio di sé ancora una volta in gara, e ancora una volta è bravissimo a guadagnare terreno nelle primissime fasi della corsa, passando Button e Webber nello spazio di un amen. Certe manovre o riesci a farle subito oppure nisba. Poi però si accoda diligentemente a Räikkönen e lo segue, ora più staccato ora più vicino, fino alla fine della gara. Rischia ddirittura con Webber alla prima ripartenza. La rimonta negli ultimi giri non gli riesce, proprio come qualche anno fa, sempre qui, con un’altra Renault, guidata da un pilotino russo. Per carità, va benissimo così. Alzi la mano chi alla vigilia avrebbe predetto che Fernando ad Abu Dhabi avrebbe accorciato il distacco da Vettel. Certo è che, per come le cose si erano messe al sabato… forse sperava in qualcosa di meglio. Ben poco da rimproverargli, comunque. Mastino.

Felipe Massa: 5,5 – Dopo una buona qualifica anche lui va a perdersi in gara. Il suo valore attuale è quello, probabilmente. Certo è che senza l’assurdo incidente con Webber avrebbe potuto raccogliere di più. Invoca la penalità contro l’australiano, ma francamente siamo d’accordo con chi ha deciso di lasciar correre. Più che una scorrettezza di Mark, ci è parsa un’ingenuità di Felipe, con l’istintiva sterzata verso destra che lo mette fuori causa. Niente di particolarmente nuovo sotto il fronte occidentale. Ma stavolta gli neghiamo la sufficienza, perché sarebbe stato lecito -dopo una discreta prestazione in prova- aspettarsi un passo avanti che non è arrivato. Plafonato.

Michael Schumacher: 6,5 – Incredibile. In una gara dove è successo di tutto, botte, decolli, incidenti, testacoda, abbattimenti selvaggi di cartelli e così via, per tre quarti di gara il buon Michael sembra tenersi lontano dai guai, da guasti, sfighe o rotture. Incredibile. E infatti non è vero. A tre quarti di gara una foratura lo costringe a una sosta supplementare che di fatto lo spedisce fuori dalla zona punti. Chi vi scrive, quando ha sentito il team radio che annunciava la cosa, si è messo a ridere. Della serie “al peggio non c’è mai fine”. E dire che -con il materiale a disposizione, al solito- il crucco la sua garetta la stava costruendo dignitosamente. Ma tant’è. Son solo altre due gare, Michael. Tieni duro. Forato.

Nico Rosberg: sv – La Mercedes non è la Red Bull. E questo ci pare assodato. Lui prova lo stesso a mettergli le aaaali decollando sopra Karthikeyan. Non è questa la via. E anche questo ci pare assodato. Resta il dubbio su quale sia la disgrazia più grande. L’incidente -nel quale nessuno dei due ha colpe, per inciso- o la Mercedes di quest’anno. Fateci sapere cosa ne pensate. Precipitato.

Kimi Räikkönen: 10 – Meriterebbe il dieci anche solo per il mitologico Team Radio in cui manda palesemente a cagare il muretto dicendo «so quello che devo fare, lo sto facendo, non ricordatemelo ogni minuto. Lasciatemi in pace e non scassatemi i c….i». Un eroe. Soprattutto perché quello che dice è vero. Nel senso che la situazione ce l’ha EFFETTIVAMENTE sotto controllo. E la gara, la prima della stagione, la vince, peraltro nel giorno in cui esce matematicamente dalla lotta per il titolo. Certe genialate possono riuscire solo a lui, poche storie. La sua Lotus non vale la McLaren, non vale la Red Bull e forse nemmeno la Ferrari. Per vincere serviva essere perfetti e sfruttare possibilità. Ed è qeullo che il biondino di Espoo fa ad Abu Dhabi. Pulito, grintoso, eppure veloce e consistente. Se l’è meritata, questa vittoria, per quanto fatto vedere nel corso della stagione. E se avesse avuto sotto il nobil deretano una vettura appena appena più veloce… Leggendario.

Romain Grosjean: 7 – Alzi la mano chi, dopo il via o a tre quarti di gara, vedendolo arrancare in difficoltà, non ha pensato “ecco, ci risiamo, un’altra cagata”. Chi vi scrive è il primo ad ammetterlo, quindi niente paura e fate outing. Eppure, per quanto possa essere incredibile, per due volte resta coinvolto in incidenti e per due volte non c’entra nulla. Campionato strano, davvero. Chissà cos’ha provato a trovarsi dall’altra parte della barricata, stavolta. Certo, negli Emirati Kimi è di un altro pianeta, poche storie, sia in qualifica che in gara. Ma in questo caso non ce la sentiamo di infierire sul francese, anche perché -ribadiamo- gran parte dei problemi avuti in gara derivano dal casino alla prima curva in cui -stavolta- non ci pare aver colpe particolari. E allora, visto che spesso e volentieri gli abbiano dato addosso… votone di stima. E buona fortuna per Austin. Centrato.

Paul di Resta: 7 – Anche lui coinvolto nel caos della prima curva, dove rimedia una foratura alla gomma posteriore non si capisce bene come -peccato perché lo spunto era stato interessante- riesce a restare a galla grazie alle safety car. E’ bravo a non far casini in una gara in cui tanti, troppi, si son lasciati prendere la mano, e alla fine agguanta meritatamente qualche punticino. Si dice rammaricato per non aver potuto passare Senna, peraltro in lotta con Massa, ma a noi va più che bene così. Anche perché nelle ultime apparizioni era parso decisamente opaco. Che corra meglio quando Hülkenberg è fuori causa? Può darsi, così come può semplicemente darsi che avesse bisogno di un risultato positivo per superare una piccola crisi momentanea. Vedremo in Texas. Risalito.

Nico Hülkenberg: sv – Non finisce nemmeno il primo giro. Si tocca con Senna e la sua gara finisce lì. A nostro parere un normale incidente di gara. Per cui appuntamento ad Austin e tanti saluti. Ingiudicabile.

Kamui Kobayashi: 8 – Formichina aggressiva, Samurai dalla spada smussata ma sempre pericolosa, Kamui è uno dei pochi a non aver sbagliato praticamente nulla in quel di Yas Marina. E viene premiato con un piazzamento che fa rialzare le sue quotazioni in un momento molto delicato della carriera, quando si trova costretto a fare il rappresentante bussando porta a porta agli sponsor per tirar su soldi e proporsi meglio ai team manager. Il tutto -torniamo a parlare di sport- con un Kers che va a singhiozzo, e che gli rende difficoltoso attaccare e difendere. Si dice giustamente orgoglioso di quanto fatto. Come dargli torto? Chiude sesto, davanti anche a Massa. Encomiabile.

Sergio Pérez: 4,5 – L’unica spiegazione che ci viene in mente è che stia cercando di far fuori il bonus di cagate prima di approdare in McLaren. Perché da qualche gara a questa parte non ne azzecca più una, tra deliri di onnipotenza, manovre a dir poco ottimistiche ed errori di valutazione marchiani. Anche ad Abu Dhabi corre bene, si esibisce in un paio di sorpassi niente male, salvo poi gettare tutto alle ortiche con una manovra Kamikaze che elimina Grosjean e Webber e gli procura uno Stop&Go. Viene voglia di prenderlo a sganassoni, visto l’ammontare di punti che ha buttato via negli ultimi 45 giorni. Speriamo non debba rimpiangerli. E speriamo che la Kaltenborn non gli addebiti i danni procurati. Si giocherebbe buona parte dello stipendio McLaren del prossimo anno. Urge doccia gelata, rischia di fare [e farsi] male. Calma!

Daniel Ricciardo: 7 – Diventerà più famoso per aver involontariamente indotto Vettel a buttar giù il cartello della DRS zone che per aver stoicamente ottenuto un ottimo decimo posto finale. E’ la dura legge della Formula 1, a quanto pare. Ma lui fa buon viso a cattivo gioco, facendo anche il figo per aver saputo tener dietro negli ultimi giri un certo Michael Schumacher che lo attaccava -con gomme fresche- da tutte le parti. Probabilmente tira fuori il massimo da una Toro Rosso spompata e plafonata, senza fare errori e stando ben attento a tenersi lontano dai casini, soprattutto al via. Per certi versi una prova di maturità, che ci piace e apprezziamo anzichenò. Anche queste son soddisfazioni. Saggio.

Jean-Éric Vergne: 5,5 – Come di consueto non riesce a qualificarsi in maniera decente, compromettendo in parte -anche qui come al solito- il risultato domenicale. In realtà la gara è confusa, a tratti caotica e ricca di colpi di scena, e questo rimescola le carte. Ma non per lui, che fa fatica a risalire e viene inquadrato praticamente solo quando Vettel, per due volte, lo supera nelle prime tornate. Fa fatica nel secondo stint, le sue gomme finiscono presto e non riesce -a differenza di Ricciardo- a contenere il ritorno di Michael Schumacher, che lo svernicia e in pochi giri gli rifila sette secondi e rotti. Vabbè, ci sta. Quantomeno, alla prima apparizione ufficiale negli Emirati, non fa danni. E non sono in molti a poter raccontare di aver fatto qualcosa di simile. O no? Deve però migliorare al sabato, cribbio. sQualificato #1.

Pastor Maldonado: 8,5 – Tosto e ruvido come solo lui sa essere, mostra uno stato di grazia invidiabile già al sabato dove si issa nelle posizioni nobili con maestria e classe. In gara all’inizio va come un treno, poi il Kers lo abbandona e questo gli rende impossibile difendersi dagli attacchi di chi arriva da dietro, peraltro Drs-Powered. In occasione della collisione con Webber va forse un po’ sopra le righe, ma fortunatamente i giudici decidono che si tratta di un incidente di gara e archiviano il tutto senza sanzioni. Piccola parentesi: il sottoscritto ci metterebbe un milione di firme, per avere sempre un collegio così. E che cavolo, ridateci un po’ di cattiveria e agonismo. Chiude quinto, risultato di per sé ottimo ma che sa di beffa considerato che, al netto delle disavventure degli altri, poteva finire terzo o addirittura secondo. Peccato. Ma la stoffa -quando la testa regge- è eccellente. Jellato.

Bruno Senna: 6,5 – Butta [quasi] tutto alle ortiche al via quando resta coinvolto nella collisione multipla e deve fermarsi subito ai box. Per una volta non ha problemi a superare chi gli sta davanti, complice anche il buon passo della Williams, e alla fine si arrampica in zona punti chiudendo con un discreto ottavo posto. Tutto bene, se non fosse che per l’ennesima volta viene surclassato dal compagno di squadra. Che costruisce gran parte del risultato in qualifica. Ecco, anche lui come Vergne subisce molto il sabato, e in questa F1 risulta complicato far miracoli se si parte da dietro. Senza contare -appunto- che più dietro parti più è facile toccare qualcuno in partenza. La sua gara è comunque sufficiente, per carità, ma poco più. Anche se grintosa, e ci fa piacere. sQualificato #2.

Heikki Kovalainen: 7 – Se avessimo un centesimo per ogni volta che abbiamo scritto «parte bene, guadagna posizioni, poi viene risuperato e si limita a condurre la muta dei piloti dei nuovi team» a quest’ora anziché scrivere pagelle saremmo a goderci un bel giro del mondo su un aereo privato in compagnia di hostess da urlo. Ma purtroppo nessuno ci pagherà mai quel maledetto centesimo. E allora ripetere per l’ennesima volta il concetto -anche se in realtà dietro di lui finisce anche Perez, ma questo è un altro discorso- ha il sapore della beffa sia per noi che -supponiamo- per chi la Caterham numero venti la guida davvero, ovvero il biondo di Rovaniemi. Cosa possa fare di più, francamente, noi non lo sappiamo. Prova a raccogliere simpatie altolocate spostandosi di netto all’arrivo di Vettel, ma non crediamo che questo gli varrà un posto in Red Bull, quantomeno per il prossimo anno. Ed è un peccato, perché tutto sommato si è ricostruito una buona verginità sportiva dopo il mezzo flop in McLaren e meriterebbe una seconda possibilità. Staremo a vedere. In fondo lui viene dal paese di Babbo Natale, chissà cosa troverà sotto l’albero. Noioso.

Vitalij Petrov: 5 – Alla pagella di Kovalainen segue quella di Vitalij. E anche qui di solito ci troviamo a scrivere che il Compagno segue il finnico per tutta la gara, arrivando poi in parata al traguardo. Beh, signore e signori, stavolta no. Stavolta tra Heikki e Petrov si frappongono Perez -del quale abbiam già parlato in abbondanza- e Glock. Il russo si giustifica lamentando una carenza di grip per tutto il weekend, carenza che lo limita nella velocità e nella possibilità di tenere il ritmo sperato. Sarà. Certo è che nel 2010 qui fu decisivo, mentre oggi… Non è un fenomeno, ma un posticino in Formula 1 lo meriterebbe, anche se non in un top team. Non è con prestazioni come quelle negli Emirati che lo troverà, specie se -come pare- è veramente a corto di sponsor. Ha due gare per fare incetta di belle figure e autosponsorizzarsi. In bocca al lupo. Qui però non c’è piaciuto. sGrippato.

Pedro de la Rosa: 6,5 – Poco prima del via la sua vettura fa a cazzotti con una termocoperta, e questo vale più di tante considerazioni tecniche. Come dire: sì, ok, questa è una monoposto, una monoposto da corsa, ma la F1 è un’altra cosa. Riesce comunque a partire e, buon ultimo, taglia il traguardo solo soletto. Dice di aver dato tutto, e onestamente non vediamo come sia possibile non credergli. O quantomeno accampare ragioni per contraddirlo. La realtà è che, alla sua età, non sappiamo quanto abbia senso continuare a rischiare l’osso del collo -vedi Karthikeyan- per raccogliere meno delle briciole. Ma se sta bene a lui, a noi va benissimo. E il fatto che il prossimo anno sarà di nuovo al via ci conforta. Ce ne fossero, di professionisti così. Utopico.

Narain Karthikeyan: sv – La HRT è così lenta che ora gli avversari non si limitano a superarla a destra e a sinistra, ma c’è anche chi gli passa sopra. Scherzi a parte, si prende un bello spavento quando la macchina di Rosberg gli vola sopra a causa di un problema tecnico che lo blocca in uscita di curva. E la scena più bella è, dopo lo schianto, vedere i due che si chiariscono a suon di pacche sulle spalle, incolumi. Il miglior spot per questa Formula 1, a parere del vostro scalcagnato pagellista. Meriterebbe 10 solo per questo. Ma visto che non si può… Sorvolato.

Timo Glock: 7 – Ebbravo Timo! Ogni tanto si ricorda di essere stato un bel pilota e tira fuori gare coriacee e grintose come a Yas Marina. Certo, all’inizio lui e il compagno rischiano di farla grossa giocando agli autoscontri, poi per fortuna il tedesco ingrana la settima e se ne va, tallonando Kovalainen e scavando un solco tra sé, Pic e le HRT. Dopo le safety car, si ritrova dietro addirittura Sergio Perez, imbufalito, e riesce con maestria a tenerlo dietro fino alla bandiera a scacchi. Chiude quattordicesimo, dunque, ma più del piazzamento a impressionarci è proprio la battaglia degli ultimi giri con il messicano. Sussulto d’orgoglio figlio della frustrazione ma comunque encomiabile. Che gli vale un bel voto in una stagione condita da [pochi] alti e [troppi] bassi. Tappo.

Charles Pic: 6 – Il guasto al motore a tre quarti di gara gli evita l’insufficienza. Al via per poco non la combina grossa con Glock, poi si accoda a Petrov ma non riesce a stargli dietro, perdendo nel contempo terreno nei confronti del compagno di squadra. Quindi, come già detto, il guasto al motore che lo stoppa ai box. Sai cosa, avrà pensato, io lascio perdere, tanto… come dargli torto? Strappa la sufficienza, stiracchiata, solo in quanto debuttante e -lo confessiamo- perché rientra nel ristretto novero di quei piloti che ci sta particolarmente simpatico e per i quali, a volte, ci scappa il mezzo voto in più. A prescindere. Anche perché, al Mugello, chi vi scrive l’ha visto aggirarsi per il paddock con un’aria spaurita, e scambiandoci due parole si è reso conto di aver di fronte un ragazzo intimidito e terribilmente emozionato. Un gran manico che, nell’occasione, ci ha fatto tenerezza. Perdonateci, anche i pagellisti hanno un cuore. Gioviale.

Manuel Codignoni
www.f1grandprix.it

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