Pagelle del Gran Premio del Canada

Pagelle del Gran Premio del Canada

Gara al solito emozionante al Gilles Villeneuve di Montreal, che torna in calendario dopo un anno di assenza. Seconda doppietta McLaren consecutiva, con Lewis Hamilton che precede Jenson Button e la rediviva Ferrari di Fernando Alonso. Solo quarte e quinte le Red Bull di Vettel e Webber, disastro Massa. Gara profondamente condizionata dall’usura eccessiva delle gomme. Buona lettura!

Jenson Button: 9 – Implacabile come un ispettore fiscale, fastidioso come il mal di denti, solido come un muro di cemento armato. Ma soprattutto efficace come un taglialegna canadese -già che siam qui…- di fronte a un bosco di sequoie. Soffre in qualifica, quando rimedia un bel distacco da Hamilton, ma in gara viene fuori sfruttando la solita proverbiale visione di gara e soprattutto la capacità di guidare pulito stressando al minimo le gomme. Man mano che i giri vanno avanti lascia che la gara gli venga incontro e, quando capisce che è il momento di attaccare, sfrutta un’indecisione di Alonso con un doppiato per piazzare la zampata e issarsi al secondo posto. Raggiunge pure Hamilton, ma poi probabilmente gli fanno capire che non è il caso di esagerare e chiude al secondo posto. La solita prestazione tutta cervello e concretezza. Deve migliorare in qualifica, però. Concreto.

Lewis Hamilton: 10 – Ci sono piloti cerebrali, che studiano assetti e soluzioni tecniche, che calcolano tutte le variabili e cercano di minimizzare i rischi. E poi ci sono piloti che corrono, sempre e comunque. I cosiddetti racer. Ecco, Lewis è uno di questi, uno che va all’attacco sempre e comunque. La prima tornata di pit stop lo spedisce dietro ad Alonso e lui cosa fa? Lo passa con cattiveria, sfruttando il duello con Buemi. Passa anche Webber -sempre per il primo posto- e controlla gli attacchi di Button a fine gara -dopo aver tenuto a bada Alonso nella prima parte- fino alla vittoria. Una determinazione mostruosa, un talento cristallino, una pole semplicemente spettacolosa. La prestazione canadese merita il massimo dei voti. Racer, appunto.

Michael Schumacher: 5 – Bocciato senza appello, ahinoi. Toppa la qualifica, rimedia con una prima parte di gara gagliarda -bello il sorpasso su Sutil- ma poi corre in maniera dispersiva ancorché grintosa. Spettacolare il duello con Kubica in uscita dai box, ma alla fine esagera e rimedia una foratura che lo spedisce quasi in fondo al gruppo. Da lì cerca di rimontare ma fatica a compiere sorpassi -anche se gliene riesce uno su Buemi- e sforza troppo le gomme. Il risultato? A fine gara ha le coperture sulle tele e deve pensare a difendere la posizione dagli attacchi di chi arriva da dietro. Con Buemi non gli riesce, con Massa si arrangia in maniera a dir poco discutibile -spedendolo quasi contro il muro-, con Liuzzi deve cedere di nuovo in seguito ad un’insistita, splendida azione dell’italiano. Chiude undicesimo, appena fuori dalla zona punti. Tanta grinta, tanta combattività, ma -purtroppo- tanti errori. Generoso..

Nico Rosberg: 7 – Ingurgita una buona dose di camomilla prima del via e i risultati si vedono. In partenza, infatti, perde tante posizioni ma resta calmo e tranquillo evitando di commettere errori. Una strategia che, in una gara in cui quasi tutti hanno sbagliato, non può che pagare. Guida sulle uova cercando di contenere il graining, non cercando miracoli ma usando la testa. E il sesto posto finale è il premio migliore per una condotta di gara intelligente e giudiziosa. Dopo un paio di gran premi sottotono ritrova lo smalto giusto, anche se di qui in avanti lottare contro McLaren e Red Bull per la Mercedes sarà sempre più difficile. Attendista.

Sebastian Vettel: 7,5 – Mezzo punto in più perché da metà gara in poi si trova a lottare con un cambio bizzoso e sul punto di rompersi. In qualifica le prende nuovamente da Webber e si ritrova in prima fila solo in virtù della fragilità degli ingranaggi della Red Bull del compagno di squadra. Diversifica la strategia rispetto ad Hamilton e la scelta sembra pagare. Poi però dopo la sua sosta rientra in pista al quarto posto e da lì la sua gara è tutta in difesa, anche a causa dei sopracitati problemi al cambio. Lamenta problemi con i doppiaggi, ma sa tanto di scusa politica. Chiude al quarto posto, recupera terreno su Webber in campionato ma non convince ancora appieno. Timido.

Mark Webber: 8 – Ultimamente non brilla per fortuna. A Istanbul gli piomba addosso il compagno di squadra, a Montreal piazza la Red Bull in prima fila ma si ritrova a partire settimo. Diciamo che in questo momento il suo ascendente è più che mai discendente -e scusateci per la battutaccia terrificante- ma lui è bravo a fare buon viso a cattivo gioco. Grintoso il sorpasso a Button nelle prime fasi di gara, bello tosto il suo secondo stint che lo proietta in testa alla gara. Poi però anche le sue gomme cedono ed è impotente nei confronti del ritorno di Hamilton. Forse con una strategia diversa, anticipando l’ultima sosta, poteva ottenere un risultato migliore del quinto posto finale. Ma limita i danni e soprattutto non ha responsabilità di alcun genere. Serafico.

Felipe Massa: 5 – La sua gara assomiglia più a un giro sull’autoscontro che ad un Gran Premio. E, oggettivamente, non è nemmeno tutta colpa sua. Ma certo non è neanche immune da responsabilità. Al via se la va un po’ a cercare infilandosi tra Button e Liuzzi, soprattutto quando -nella seconda fase del contatto- si accanisce sulla Force India con una cattiveria -se vogliamo dirla tutta- francamente ingiustificata. Va bene la violenza, ma insomma… Sostituisce il musetto e finisce in fondo al gruppo. Guarda caso dietro alla Force India di Tonio. Lo segue come un’ombra senza riuscire a superarlo fino al 49mo giro, quando finalmente lo sopravanza. Poi ci prova con Schumacher -siamo cattivelli: chissà quanto avrà aspettato questo momento- ma il tedesco lo spinge contro il muro senza troppi complimenti. Altro musetto rotto, altro pit stop, altro giro, altra corsa. Chiude quindicesimo. E’ stato sfortunato? Beh, un po’ sì. Poteva metterci un po’ più di attenzione? Decisamente sì. Distratto.

Fernando Alonso: 8,5 – C’è molto di suo nella ritrovata competitività della Ferrari in Canada. Bravissimo in qualifica, è fortunato in gara quando i meccanici gli regalano il sorpasso su Hamilton dopo la prima sosta. Attacca Buemi per la prima posizione ma si fa fregare da Lewis, bravo a sfruttare la situazione. A fine gara succede praticamente la stessa cosa, ma al posto di Buemi c’è un doppiato e invece di Hamilton c’è Button. Errare -se di errore si può parlare- è umano, perseverare… Ma quando lotti con vetture con 10 km/h in più di velocità di punta, è effettivamente dura resistere. Doppiamente infilato, dunque, ma con riserva. Chiude al terzo posto, un podio buono per la classifica ma -soprattutto- per il morale della squadra. E ora si va a casa sua, in Spagna. Tosto.

Rubens Barrichello: 5 – Al via scatta come una tartaruga e perde posizioni, poi fa a botte con Algersuari -un urto da 2g, dichiara lui. Ci pare un po’ troppo, ma chissà- e ci rimette l’alettone e soprattutto la funzionalità dei freni, che si surriscaldano e perdono di efficienza. In queste condizioni è dura far bene, e infatti non succede. Peccato, perché tutto sommato la Williams non andava troppo male tra i muretti Montreal e qualche punto si poteva portare a casa. Ma chi è causa del suo mal, dice un proverbio, pianga se stesso. E da un pilota della sua esperienza certi contatti ci paiono francamente inaccettabili. Sfrenato (nel significato originario).

Nico Hulkenberg: 4,5 – Si dice sempre che nella Formula 1 moderna conta più la vettura del pilota. Beh, andatelo a spiegare a Patrick Head dopo il Gran Premio del Canada. Se Rubens spreca, Nico getta letteralmente alle ortiche la possibilità di portare a casa qualche punto. Dapprima quando mostra un interesse troppo approfondito per il retrotreno della Force India di Sutil, entrandogli letteralmente dentro, poi quando supera il limite di velocità ai box beccandosi un drive through. A voler essere generosi poteva andar meglio. Riesce a star dietro anche al compagno di squadra, dettaglio insignificante se consideriamo che stiamo parlando di 14ma e 15ma posizione, ma non trascurabile se pensiamo che pure Barrichello ha avuto i suoi bei problemi. Non ci siamo. Guardone.

Robert Kubica: 8 – Più che una gara una battaglia, anzi una guerra. Con le gomme, con la vettura, con gli avversari. E lui la vince, molto più di quello che recita il settimo posto finale. Finisce le gomme praticamente subito, e in uscita dalla prima sosta fa a ruotate con Michael Schumacher -non uno qualsiasi- uscendone con le ossa intatte e anzi tenendo dietro con determinazione il tedesco. Situazione simile dopo la seconda sosta, questa volta con un altro tedesco, Sutil, ma medesimo risultato: ancora un’azione di forza dell’avversario -con un ingresso ai box che definire pericoloso è eufemistico- e ancora una bella manovra difensiva. Raggiunge Rosberg ma non riesce a passarlo, ma tutto sommato va più che bene così. Il voto è forse eccessivo, ma in una gara in cui hanno sbagliato quasi tutti Robert è riuscito a non commettere errori pur avendo corso col coltello tra i denti. Guerriero.

Vitaly Petrov: 4 – «La sua gara è comunque positiva e -ci sbilanciamo- potrebbe essere la sorpresa del GP del Canada». Questo scrivevamo quindici giorni fa. Decisamente non ci abbiamo preso. Andiamo a memoria: al via si tocca con una BMW e finisce fuori danneggiando l’ala anteriore. Rientra ai box per cambiarla e, nel frattempo, si becca un drive through per partenza anticipata. E, visto che le disgrazie sono come i Carabinieri e viaggiano sempre in coppia, rimedia pure un’ulteriore penalità per eccesso di velocità ai box. Chiude 17mo a due giri. Altro da aggiungere? Sarebbe sparare sulla croce rossa. Semplicemente non c’era con la testa. Terrificante.

Adrian Sutil: 7 – Conquista un punto, che è sempre meglio di niente. Ma tanti sono i rimpianti, perché la Force India valeva decisamente di più. Parte bene e lotta a ridosso della top five. Poi la sua strada si incrocia con quella di Kubica, ne scaturisce un gran duello -invero anche decisamente pericoloso- nel quale ha la peggio e si ritrova con una gomma a terra. Deve percorrere un giro prima di rientrare ai box e perde un’infinità di tempo. Lotta come un leone con Hulkenberg, si tocca anche con il tedesco ma riesce a passarlo e, all’ultima curva, ha la meglio anche su Michael Schumacher. Spreca un’occasione, ma comunque ci ha fatto divertire e per questo siamo larghi di manica. Generoso.

Vitantonio Liuzzi: 8 – Mitologico in qualifica, quando si arrampica fino al sesto posto, vede vanificato tutto quando Massa gli va addosso e, soprattutto, si accanisce con inusitata violenza sulla sua Force India mandandolo in testacoda. La sosta ai box per riparare i danni lo spedisce in coda al gruppo e da lì rimontare è dura. Lui pian pianino risale posizioni e poi, all’ultimo giro, si regala un sorpassone da urlo ai danni di Michael Schumacher. Un’azione che ci è piaciuta per determinazione, fantasia e caparbietà. E, visto che nel contatto al via tutto sommato ha poche responsabilità, il voto ci sta tutto. Roccioso.

Sebastien Buemi: 8,5 – Riparte da Montreal con quattro punti in saccoccia, con all’attivo un giro in testa alla gara e con nella testa un bel sorpasso a Michael Schumacher. Basterebbe questo a raccontare la sua gara. Il team azzecca la strategia alla perfezione e lui guida con grinta senza commettere errori, permettendosi di resistere ad Alonso ed Hamilton in maniera dura ma corretta. E nelle ultime fasi di gara, pur con le gomme non in perfetta efficienza, sorpassa il 7 volte campione del mondo per garantirsi l’ottavo posto finale. Molto bene, anche perché in una gara come quella canadese l’esperienza contava molto e lui -seppur giovane- ha messo in piedi una prestazione da professionista consumato. Maturo.

Jaime Alguersuari: 5,5 – A differenza del compagno di casacca non impressiona, tenendosi a debita distanza dalle posizioni che contano e cercando soprattutto di non far danni. E infatti ci mette parecchio a trovare il ritmo di gara ideale -realizza il suo miglior giro alla penultima tornata- e quando si sveglia è oramai troppo tardi per salire più su del dodicesimo posto. E’ inquadrato solo in occasione del sorpasso subito da Michael Schumacher. Però quantomeno riporta a casa la vettura senza nemmeno un graffio ed accumula km che gli torneranno utili. Insufficiente, ma nemmeno di tanto. Prudente.

Jarno Trulli: 6 – Sufficienza d’incoraggiamento dopo l’ennesimo weekend travagliato per l’abruzzese. Nelle prove gira poco, sempre afflitto da problemi di vario genere, in gara è tra i primi a fermarsi per il cambio gomme, usando una strategia tutto sommato aggressiva. Ogni sforzo è però vanificato dal ritiro al 47mo giro, che come al solito gli impedisce di portare a termine una gara. Sta mettendo assieme una serie di sfighe da far impallidire Chris Amon. Speriamo non lo demotivino. La sufficienza -più una pacca sulla spalla- è soprattutto per tirargli su il morale. Coraggio!

Heikki Kovalainen: 7 – Sedicesimo al traguardo, tra la Ferrari di Massa e la Renault di Petrov. Non male. Se poi aggiungiamo che a un certo punto naviga addirittura in settima posizione e si permette di resistere per più di un giro a Jenson Button, beh l’applauso -applausino, via…- ci scappa tutto. Ci mette praticamente tutto quello che ha, la grinta, la voglia di fare bene, l’inventiva, tutto. Poi certo, la Lotus è quello che è, ma certi exploit vanno premiati. Anche perché il passaggio dalla McLaren alla Lotus stenderebbe un toro, invece lui non accusa il minimo calo di motivazione, anzi. Inossidabile.

Karun Chandhok: 6 – Bello ultimo in qualifica, in gara si toglie lo sfizio -se così si può dire- di tenere dietro entrambe le Virgin. E scusate se è poco. Certo, a ben vedere si scopre che entrambe le rivali hanno accusato problemi di vario tipo, per cui il tutto si ridimensiona un po’. Lui però il suo lo fa, o quantomeno ci prova, non rompe niente e porta diligentemente la vettura al traguardo- in una gara ricca di insidie di ogni tipo- girando peraltro in gara più veloce di Di Grassi. Aspettarsi di più sarebbe oggettivamente irrealistico. Modesto.

Bruno Senna: sv – La sua gara dura appena 26 giri, fino a quando cioè il cambio non decide che la seconda non serve e che se ne può fare a meno. Ovviamente così non è, e il ritiro è l’unica soluzione. L’unica altra nota di cronaca è il contatto al via con Glock, al quale danneggia il retrotreno. Ingiudicabile (ma con una tiratina d’orecchi virtuale…).

Pedro De La Rosa: 6 – Al via è vittima incolpevole delle evoluzioni acrobatiche della Renault di Petrov, che lo costringono al testacoda e ad una sosta per la sostituzione dell’ala anteriore. Si rigetta nella mischia, passa Trulli, recupera terreno ma al 32esimo giro il motore Ferrari dice basta e lui è costretto ad accostare a destra e scendere, come un esaminando bocciato alla prova pratica per la patente. Impossibile infierire dopo quest’ennesimo ritiro. Jellato.

Kamui Kobayashi: 4,5 – Non contento di tutti i ritiri prematuri accumulati per guasti meccanici, questa volta decide di metterci del suo spalmandosi sul muretto dei campioni -qualche metro prima, a onor del vero- e ponendo così fine alla sua gara dopo nemmeno un giro. In un Gran Premio come quello canadese, dove le sorprese sono all’ordine del giorno e può accadere di tutto, finire fuori poco dopo il via è un peccato imperdonabile. Scellerato.

Timo Glock: 6 – La sufficienza è sulla fiducia. Viene infatti tamponato al via da Senna e dice che la vettura, così facendo, perde un sacco di carico aerodinamico per tutto il resto della gara. Se così stanno le cose, impossibile accusarlo. Fa addirittura cinque (!!!) soste ai box, ma non è che così facendo la sua gara prenda indirizzi improvvisamente positivi. Al 50esimo giro abbandona la compagnia per un guasto allo sterzo. Non crediamo abbia pianto lacrime amare per questo. Figuriamoci noi. Però non ce la sentiamo di bocciarlo. Centrato (al posteriore).

Lucas Di Grassi: 5 – Meno efficace di Glock in qualifica, meno veloce di lui in gara, ultimo al traguardo. E’ vero che guida una Virgin, certo, ma poteva andare un filino meglio, no? A fine gara accusa una perdita di pressione idraulica che lo costringe -parole sue- a rallentare pur di finire la gara. Non crediamo che la storia sarebbe stata così diversa, in realtà, ma vabbè. Ad ogni modo porta la vettura al traguardo senza far danni, accumula km ed esperienza. Bisogna sempre guardare il lato positivo delle cose, no? Anche perché se guardassimo solo quelli negativi… Il voto è la media di queste due anime. Lento.

Manuel Codignoni
www.f1grandprix.it

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