Pagelle del GP della Turchia

Pagelle del GP della Turchia

Ancora Button, ancora BrawnGP. A Istanbul per una volta non accadono cose turche, ma tutto scorre secondo copione. L'inglese domina la gara ed e' sempre piu' padrone del campionato. Dietro di lui la coppia Red Bull Webber-Vettel, con il tedeschino autore di una gara con qualche sbavatura di troppo. Male la Ferrari, con Massa che salva parzialmente l'onore con un sesto posto, disastrose le McLaren che chiudono ben oltre la top ten. Buona lettura!

Lewis Hamilton: 6 – Tutto si puo' dire tranne che non ci metta l'anima. La riprova a quest'affermazione e' il bel sorpasso che azzecca ai danni di Kimi Raikkonen, frutto della differente strategia ma segno inequivocabile della voglia di lottare dell'inglesino. Il tutto su una pista che non digerisce affatto, come emerge dal pessimo risultato in qualifica. Il team lo carica di benzina nemmeno la sua Mclaren fosse una portaerei (anche se, forse, la velocita' e' quella) e lui conduce una gara difficile, tutta nelle retrovie. La strategia ad una sola sosta lo porta a chiudere al tredicesimo posto, tutto sommato neanche male se si considera il grip inesistente della vettura. Batte il compagno di squadra, autore di una prestazione piu' appariscente. Magra soddisfazione in uno dei weekend piu' difficili della sua carriera. Verrebbe voglia di dargli di piu', ma in fondo un campione del mondo dovrebbe riuscire quantomeno a dare un indirizzo chiaro ai propri ingegneri. Invece lui brancola nel buio (con innegabile forza di volonta', va detto) e non cava un ragno dal buco. Sofferente.

Heikki Kovalainen: 6 – Entusiasma il pubblico sulle tribune (scarso, per la verita') con un megaduello con Barrichello – e ci sta pure la rima, ohibo'. Una lotta fatta di staccate, attacchi e contrattacchi, da cui il finlandese esce vittorioso, inducendo Rubens all'errore e al testacoda. Certo il Kers aiuta, e lo dimostra il controsorpasso in rettilineo, ma se consideriamo che guida una freccia d'argento spuntata… Bello anche il duello con Piquet, che pero' alla fine riesce a sopravanzarlo. Una gara comunque aggressiva, a tratti divertente, che immaginiamo gli abbia fatto recuperare credibilita' all'interno del team. Poco conta il risultato finale, quattordicesimo dietro anche al compagno di team. L'importante e' aver mostrato che gli attributi ce li ha ancora. E, francamente, non ci pare poco. Vivo.

Felipe Massa: 7 – Impossibile, probabilmente, chiedergli di piu'. Forse una miglior qualifica, ma sono quisquilie e pinzillacchere. Con una Ferrari ben lungi dall'essere letale (per gli avversari) conduce una gara regolare che lo porta al sesto posto finale. Un po' pochino, visto anche il feeling che lo lega al tracciato turco, ma tant'e'. Si incasina con gli assetti tra venerdi' e sabato, perdendo un po' la bussola specie per quanto riguarda il setup della gara. Ma c'e' davvero poco da dire. Massimizza il potenziale della monoposto di Maranello, tuttavia deve inchiarsi e lasciar passare Toyota e Williams. Il tutto, oltretutto, dopo una bella partenza. Non e' cosi' che si immaginava la 'sua' gara. Specie dopo Montecarlo. L'impegno c'e'. Probabilmente anche tanta confusione. Illuso.

Kimi Räikkönen: 5 – Se l'aria di Montecarlo gli aveva fatto bene, quella turca ha decisamente un sentore mefitico. Azzecca una buona qualifica ma sbaglia al via e si incasina toccandosi con Alonso e rovinando l'ala anteriore. Da li', improvvisamente, finisce in letargo. Fuori stagione, dato che siamo in primavera e tra poco arrivera' l'estate. Nel valzer dei pit stop perde posizioni su posizioni e si fa addirittura passare in tromba da Hamilton. Certo il differente carico di carburante gioca un ruolo fondamentale, pero' che diamine! Si risveglia solo nelle ultime fasi di gara, quando si riavvicina a Glock e prova, debolmente e senza troppa convinzione, a mettegli pressione per artigliare la zona punti. Impresa che non riesce a portare a termine. Chiude nono una gara sottotono (altra rima!). Il compagno almeno ci prova, lui sembra sedersi. Come accade un po' troppo spesso. Pigro.

Robert Kubica: 7 – Cancella l'inquietante zero dalla sua casella punti con una gara convincente, pochi fronzoli e tutta sostanza. Gran merito del risultato e' da assegnare allo start, quando riesce ad avvantaggiarsi dello scompiglio nel gruppo e guadagna terreno. Da li', per sua stessa ammissione, controlla piu' gli specchietti che la strada avanti a sé, facendo attenzione a non commettere errori e a non farsi superare, quantomeno in pista. poco spettacolo, certo, ma l'importante era concretizzare i progressi della BMW e trasformarli in punticini. Ne ottiene due: bottino misero se si pensa che l'anno scorso di questi tempi guidava il mondiale, ma tutto sommato soddisfacente viste le condizioni attuali. Evita errori in attesa di tempi migliori (ancora una rima…). E scusate se e' poco. Sornione.

Nick Heidfeld: 5 – Chiude all'undicesimo posto una gara dai contenuti esoterici. A fine gara dichiara infatti di aver avuto dei problemi non meglio precisati sia durante il giro di formazione che al via. Problemi ignoti ma che lo avrebbero costretto ad andare dritto perdendo diverse posizioni. Problemi poi magicamente scomparsi durante il secondo e il terzo stint. Bah. Se cosi' fosse, in BMW avrebbero bisogno di un esorcista, piu' che di un pool di ingegneri in grado di rivoltare come un calzino la vettura per tirarne fuori il meglio. L'undicesima posizione finale e' forse il miglior specchio della sua prestazione incolore e priva di mordente. Si dice comunque ottimista visti i progressi palesati dalla vettura. Da quella di Kubica, bisognerebbe specificare. Posseduto.

Fernando Alonso: 5,5 – Non tutte le ciambelle riescono col buco. Quindi, secondo il celebre proverbio, e' lecito 'bucare' qualche gara. E questa pare proprio una di quelle. Ottavo in qualifica con una vettura leggerissima, Fernando prova a scappare nelle prime fasi di gara ma poi, dopo un paio di bei sorpassi, resta invischiato nel traffico e non riesce a far segnare i tempi che la strategia imporrebbe. Si ferma per primo e perde posizioni ad ogni tornata di pit stop, incapace di reggere un ritmo in grado di tenerlo a galla in classifica. A fine gara ammette che il decimo posto era il massimo che si poteva ottenere, e forse e' anche cosi'. Ma, magari perché ci ha abituato troppo bene, sarebbe stato lecito aspettarsi un po' di piu'. Ed e' per questo che, forse un po' ingenerosamente, non gli assegnamo la sufficienza, nonostante non abbia commesso errori marchiani (se si esclude il quasi-testacoda a meta' gara). Conservativo.

Nelson Piquet jr: 4,5 – Certe volte non sai se fargli una carezza o prenderlo a sganassoni. In prova e' semplicemente disastroso, quando nel giro di un quarto d'ora finisce ben due volte fuori pista. Qui lo avresti preso a schiaffi. In gara parte discretamente dalle retrovie, ma alla prima staccata in cui si trova alle spalle Barrichello (proprio la prima!) arriva lungo e si fa passare. Qui ti fa proprio tenerezza. Cerca di riscattarsi con una bella sequenza sorpasso all'esterno – controsorpasso – risorpasso ai danni di Kovalainen. Questo gli evita il quattro. Chiude sedicesimo, sei posizioni dietro al compagno di squadra. Non fa danni (in gara), ma non combina praticamente nulla di buono. Certo non era la gara giusta per ottenere l'exploit, questo va detto. Pero'… Sganassoni? Carezze? Fate voi.

Jarno Trulli: 8 – Reduce dalla non esaltante prova offerta a Montecarlo Jarno si rifa' alla grandissima a Istanbul. Su una pista che esalta le caratteristiche aerodinamiche della sua Toyota (se solo un anno fa qualcuno avesse fatto un'affermazione del genere l'avrebbero internato seduta stante) l'abruzzese sfodera la proverbiale qualifica super e in piu' azzecca una gran partenza. Poi commette un errore che gli fa perdere una posizione, ma tiene il quarto posto con autorita' fino alla bandiera a scacchi. «Nell'ultimo stint con le morbide letteralmente volavo», dichiara a fine gara con soddisfazione. Chissa' che quest'anno, se per una volta lui e il team saranno in grado di mettere assieme il puzzle completamente, non riesca a regalare alla squadra nipponica il primo successo. Lui c'e'. Mezzo punto in meno per lo svarione al via. Rinato (dopo Monaco).

Timo Glock: 6,5 – Abbiamo un debole per lui e probabilmente l'avrete capito. Questo non ci impedisce di rilevare la scadente prestazione in qualifica, quando e' stato letteralmente massacrato dal piu' abruzzese dei compagni di squadra. E sempre questo, forse, ci fa un po' sopravvalutare la sua prestazione, che alla fine della fiera lo porta ad ottenere un misero punticino contro i cinque di Jarno. Pero' (perché c'e' un pero'). La differenza tra una gara anonima e una gagliarda sta nel crederci e nel provarci sempre, nel non considerare persa in partenza una corsa in cui parti tredicesimo. Lui nonostante una partenza cosi' cosi' si sbatte, lotta, gira ad appena 15 millesimi dal compagno di team e, complici il ritmo e la strategia, artiglia l'ottavo posto tenendo dietro sul traguardo la Ferrari di Kimi Raikkonen. Tutto sommato ci sta, ci puo' stare. Sembra che la Toyota voglia esercitare l'opzione per trattenerlo in seno al team. Sarebbe un ottimo affare. Indomito.

Sebastien Bourdais: 4,5 – Parte ultimo e chiude ultimo. Triste, solo e doppiato. In qualifica becca due decimi dal compagno di squadra, esordiente sull'impegnativo tracciato turco. In gara parte con il pieno di benzina per una strategia su una sola sosta. Come Hamilton. Solo che mentre l'inglese qualche posizione la recupera, lui sul traguardo riesce a sopravanzare solamente Fisichella e Barrichello, ritirati. Qualcosa che non va ci deve essere, dentro la vettura (sicuramente) e dentro la sua testa (forse). Siamo noiosi, ce ne rendiamo conto e ve ne chiediamo scusa, ma ripensiamo al pluricampione Champ Car e temiamo che in Europa Sebastien abbia inviato il fratello gemello. Palesemente inadatto alla guida sportiva. Chissa'. Deludente.

Sebastien Buemi: 6 – Esordire a Istanbul con la Toro Rosso di oggi certo non e' il massimo della vita. Il grip non c'e', la vettura e' instabile e in queste condizioni carpire i segreti del tracciato e' piu' un'impresa da maghi che da piloti. Lui comunque non si sottrae alla lotta, batte il compagno di team in qualifica e in gara si tiene dietro Bourdais, Sutil e Piquet. Niente di epopeico, sia chiaro, ma meglio di niente. Macina chilometri ed accumula esperienza, senza commettere errori. E' anzi molto scrupoloso nei doppiaggi ed evita di ostacolare chi arriva da dietro. Onestamente i presupposti per la sufficienza ci stanno tutti. Lo svizzero con la faccia triste e la voce da ispettore Clouseau puo' solo migliorare. Avanti cosi'.

Mark Webber: 8,5 – Cosi' come a Monaco, Webber porta a casa la classica gara alla Webber. Sembra un'ovvieta', ma del resto se la chiamiamo cosi' un motivo ci sara'. Il lungagnone australiano si dimostra interprete perfetto di questo modo di correre, tutto ritmo e sostanza. Magari poco spettacolare, ma decisamente efficace e soprattutto perfetto per la F1 del terzo millennio. Scatta discretamente con un buon carico di benzina, fa praticamente una gara solitaria fino agli ultimi 2-3 giri e nel secondo stint costruisce il sorpasso a Vettel che lo proietta al secondo posto finale. Bravo, specie nel conservare la concentrazione e la velocita' correndo solo soletto. Ma, come dicevamo, e' una sua specialita'. Si rilancia, non tanto nel campionato quanto nei confronti della squadra. L'esperienza dovra' pure avere un valore! Solido.

Sebastian Vettel: 6 – La sufficienza e' stiracchiata. Il voto basso e' forse una provocazione, ma oramai Sebastian ha dimostrato di essere un Campione con la C maiuscola ed errori come quello del primo giro (ripetuto peraltro anche alla tornata successiva) non possono essere accettati. Peccato, perché aveva ottenuto una pole position micidiale ed aveva anche avuto un eccellente scatto dalla prima posizione. Poi invece il patatrac, che di fatto spalanca le porte della vittoria a Button. Guida bene per il resto della gara, anche se ci e' sembrato di scorgere un po' di nervosismo nella sua azione. La strategia a tre soste non lo aiuta, e anzi il tempo perso dietro a Button (pur avendo meno benzina nel serbatoio) gli fa perdere anche la seconda posizione ai danni del compagno di squadra. Alla fine, nonostante il caldo invito del muretto a non forzare, si attacca agli scarichi dell'australiano, denunciando ancora nervosismo. Dopo la gara evita di dirsi soddisfatto, e ha ragione. Siamo cattivi, ma siamo anche alla seconda gara consecutiva non esente da errori. Rimandato.

Nico Rosberg: 8 – Ebbravo Nico. Anche questa volta, ma su un tracciato completamente diverso da quello monegasco, il biondo finnotedesco (ma si dira' poi cosi'???) si dimentica di essere 'solo' il Re del venerdi' e raccoglie un bel risultato anche in gara. Nico azzecca una gran partenza che lo proietta avanti a Trulli, ma deve poi arrendersi all'abruzzese gia' dopo la prima tornata di pit stop. Il quinto posto se lo tiene ben stretto fino alla fine e, sotto la bandiera a scacchi, conquista quattro punti che muovono la classifica e soprattutto fanno morale. Come lui stesso spiega, infatti, la notizia positiva e' che la Williams, che normalmente fa registrare una flessione con il progredire del campionato, riesce a resistere a livello di prestazioni. E, in vista di Silverstone, non ci pare una cattiva notizia. Ottimista.

Kazuki Nakajima: 6,5 – Lui definisce la sua prestazione «la miglior gara della mia carriera». Forse c'e' da credergli. Senza l'inconveniente ai box, con il 'classico' dado Williams che non ne vuole sapere di avvitarsi, sarebbe infatti finito a punti, presumibilmente a ridosso del compagno di squadra. Il tutto partendo decisamente piu' indietro e molto carico di benzina. La strategia decisa dal muretto lo proietta davanti ad Alonso e Raikkonen, diretto diretto in zona punti. Tuttavia quello che il muretto gli regala gli viene strappato via malamente dal pasticcio ai box. Peccato, peccato davvero, perché Kazuki stava correndo bene, evitando le tante insidie della pista turca. E invece chiude dodicesimo, non per colpa sua. C'e' da imputargli solo la qualifica, per il resto va piu' che bene cosi'. Jellato.

Adrian Sutil: 5,5 – Per la seconda volta consecutiva accede alla Q2, battendo il compagno di squadra e artigliando un'ottima quindicesima posizione sulla griglia di partenza. Lui definisce buono il passo in gara, che a suo dire gli permette di lottare con Mclaren (sai che roba) Ferrari e BrawnGP (quella di Barrichello…). Tuttavia questo buon passo non si concretizza in un buon risultato: rispetto alla posizione di partenza, infatti, al traguardo perde due posti, chiudendo diciassettesimo. Considerato che Barrichello e Fisichella si sono ritirati e che l'unico pilota a chiudegli dietro e' Bourdais, capirete da soli che la prestazione in gara non passera' agli annali. Stavolta gli neghiamo la sufficienza, ma gli lasciamo mezzo punto in piu' per la bella qualifica. Involuto.

Giancarlo Fisichella: 5 – “Non correre, pensa a me”. Una volta si apponeva sui cruscotti delle automobili la foto di un figlio o del proprio partner con questa scritta, per invitare alla prudenza nella guida. Nel 2009 si e' arrivati a sistemi di sicurezza ben piu' evoluti: e' la macchina a frenare da sola, impedendo al pilota di compiere scelleratezze e rallentando quel tanto che basta la monoposto per evitare rischi inutili. Questo congegno sperimentale ad alta tecnologia e' stato installato per la prima volta in assoluto su una vettura di F1, la Force India di Fisichella. Che, bonta' sua, se n'e' subito accorto. A nulla e' servito sostituire l'intero impianto frenante: anche le macchine hanno un'anima, che in questo caso risiede proprio nel congegno sopracitato. Lui dice di aver fatto una bella partenza anche con la vettura frenata. Cattivone. Il ritiro, per manifesta inferiorita' nei confronti del potere della macchina, e' logico. HAL 9001.

Jenson Button: 9,5 – Mettiamoci d'accordo, una buona volta. Quando Michael Schumacher con la Ferrari dominava i mondiali (mi riferisco al 2002 e al 2004) tutti esaltavamo le sue grandi doti, il suo talento, la sua determinazione, il suo saper obbedire alle direttive provenienti dagli strateghi ai box, il suo distruggere i compagni di squadra. Michael guidava la vettura palesemente piu' competitiva. Esattamente come oggi sta facendo Button. Che uccide le gare, non commette errori, segue alla perfezione quanto gli viene ordinato dai box (dove lo stratega, curiosamente, e' sempre Ross Brawn) e distrugge il suo compagno di squadra (che, ancora piu' curiosamente, si chiama sempre Rubens Barrichello). Ora, se esaltavamo il tedesco (ma, sia chiaro, il ragionamento va preso in senso generale, non solo riferito al Kaiser di Kerpen) non si capisce perché dobbiamo prendercela con il povero Button se guida un'astronave. Del resto non e' mica colpa sua. Lui, lo ricordiamo, e' uno che ha esordito in F1 con l'etichetta di bimbo prodigio, ma dopo il primo, eccellente anno in Williams, si e' fatto la sua buona gavetta guidando auto discrete ma anche immensi catorci. Non ha sempre avuto la strada semplice, insomma. Perché il vostro pagellista si dilunga cosi'? Per due motivi. Primo perché si e' rotto le scatole di sentire apostrofare Jenson come un paracarro da pseudoesperti piu' o meno famosi, perché in nome dell'equilibrio e della coerenza bisogna riconoscergli quello che sta facendo, ovvero un lavoro perfetto. Secondo perché della sua gara turca c'e' poco altro da dire. Mezzo punto in meno per l'uso del termine “imbarazzante” in riferimento alla competitivita' della sua monoposto. Eccezionale.

Rubens Barrichello: 5 – Ammesso e largamente non concesso che lui sia esente da colpe nel casino al via e nella scelta dei rapporti del cambio, quello che combina prima con Kovalainen e poi con Sutil e' imbarazzante. E qui l'uso dell'aggettivo (vedi Button) assume contorni molto diversi, che rasentano l'inquietante. Non si capisce come mai passino gli anni, le stagioni, le vetture, ma nel momento in cui Rubens viene a trovarsi con la vettura piu' competitiva del lotto, matematicamente inizia a combinare casini. Non si capisce tantopiu' se si considera che l'anno scorso il brasiliano si era mostrato a tratti piu' competitivo dell'attuale leader del mondiale. In Turchia Rubens si pianta al via (chiudiamo con l'ennesima rima…), resta imbottigliato dietro Kovalainen, e' incapace di passarlo, lo sperona, si gira, finisce dietro a Sutil, si tocca pure con lui… alla fine le cose migliori della sua corsa sono il sorpasso a Piquet (peraltro propiziato da uno svarione del pilota Renault) e il ritiro. La sequela di lamentele a fine gara e' quasi ridicola. Non ci siamo, Rubens. Basta proclami. Stucchevole.

Manuel Codignoni
www.f1grandprix.it

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