Le Pagelle del Gran Premio di Singapore

Voti al Weekend di Marina Bay

Le Pagelle del Gran Premio di Singapore

NICO ROSBERG 10 e lode

Che weekend impeccabile! Davvero senza neanche una sbavatura. Il giro di qualifica è qualcosa di paranormale, quattro decimi rifilati a Ricciardo e sette ad Hamilton, due che in qualifica notoriamente vanno belli forti. Alla domenica il tedesco gioca il ruolo dell’astuto calcolatore, rimane in testa con un discreto vantaggio per tutta la gara, e alla fine ha ragione anche sulla rimonta dell’australiano, riuscendo a portare a termine la sua gara con una sosta in meno dei suoi inseguitori. Chiude con soli quattro decimi di distacco dal secondo (troppi ricordi del 2010), cogliendo la terza vittoria consecutiva, ma tra tutte quelle di questo 2016 forse la più meritata! PROFESSORE

DANIEL RICCIARDO 9

Come aveva dichiarato nella press conference, questa volta avrebbe bevuto dalla scarpa solo in caso di vittoria, e maledetti quei quattro decimi che ci sono mancati alla scarpa inzuppata. L’australiano tesse nei suoi 61 giri una solida gara, con un disperato – ma non troppo – tentativo di rimonta negli ultimi quindici. Meglio di certo rischiare piuttosto che rimanere al secondo posto senza neanche una speranza. La sua macchina volava letteralmente nelle strade di Marina Bay, ma la distanza di gara è giusto un giro troppo corta per permettere a Daniel di tentare un sorpasso. BRILLANTE

LEWIS HAMILTON 5

Continua anche al di fuori dell’Europa il periodo no del pilota inglese, che questa volta vede il podio solo grazie ad un regalone della Ferrari. Già in qualifica le prende sonoramente sia da Rosberg che da Ricciardo. Da lui ci si aspetta una gara all’attacco nella notte di Singapore, ma, al contrario, dopo la partenza non regge il ritmo del tedesco davanti, e nel secondo stint commette anche un errore che lo fa ricadere in quarta posizione. Fortuna vuole che in Mercedes abbiano un po’ di inventiva per le strategie di rimonta, e ad una quindicina di giri dalla fine decidono di farlo rientrare per provare un undercut sul finlandese della Ferrari. L’undercut funziona e lui non deve fare altro che portare la vettura al traguardo in terza posizione. OMBRA DI SE STESSO.

KIMI RAIKKONEN 8

Per fortuna che il passo gara della rossa si rivela migliore dei tempi mostrati sul giro secco. Kimi al sabato riesce a posizionarsi solamente quinto, lasciando intravedere una domenica di sofferenza. Al momento di gareggiare, però, la Ferrari riesce a seguire con una certa facilità il gruppetto di testa, mettendo sotto pressione Hamilton nel secondo stint, inducendolo all’errore. Proprio quando il podio sembra a portata di mano ecco che al muretto cascano nel trappolone teso da Toto & Co. – che guarda caso ghignava niente male alla fine – seguendo la strategia dell’inglese ma perdendo il terzo posto con l’undercut della Mercedes. E vuoi poi che una Ferrari superi due volte la Mercedes nello stesso Gp? UN MIRACOLO ALLA VOLTA.

SEBASTIAN VETTEL 10

Alleluja. Nessuna sventura, almeno in gara, sulla Ferrari numero 5. Anzi, viaggiava che era un piacere per gli occhi. Strategia soft-ultrasoft-ultrasoft vincente per il team di Maranello – anche un disastro alla volta per fortuna – che con Vettel indovina la tattica vincente per recuperare più posizioni di quante non ne siano mai state guadagnate a Singapore. Certi sorpassi, poi, sono delle perle di guida da tramandare ai posteri. MOSE’.

MAX VERSTAPPEN 5

Il confronto con il compagno di squadra in queste circostanze è impietoso, ma forse Max è uno che i circuiti cittadini li digerisce un po’ poco. Al via un problema alla frizione fa si che le sue ruote slittino più del dovuto nei primi metri, facendolo di conseguenza rimanere praticamente fermo. Scivolato in ottava posizione tenta una rimonta che però lo vede protagonista di un duello serrato con Kvyat – senza pietà – e dei duelli con Perez e Alonso. Dopo tre soste l’olandese può solo portare la macchina sotto la bandiera a scacchi al sesto posto, perdendo ben due posizioni rispetto a quella di partenza in griglia. MINIMO RISULTATO MASSIMO SFORZO.

FERNANDO ALONSO 8

Con uno scatto felino allo spegnersi dei semafori, Fernando rischia addirittura di andare ad insidiare la Ferrari di Raikkonen, ma poi la McLaren si ricorda di essere una Mclaren… Scherzi a parte, dopo il rientro della Safety Car il gruppo di testa scava un margine consistente dal pilota Spagnolo, che funge da tappo ad un animato gruppetto di cinque vetture. Lotta negli ultimi giri con Verstappen, che, però, equipaggiato di pneumatici più freschi lo passa senza problemi. Chiude settimo restando comunque IL MIGLIORE DEGLI ALTRI.

SERGIO PEREZ 7.5

Anche il Messicano, chiamato ad un ardua rimonta dai bassifondi della griglia dove era finito a causa della penalità rimediata al Sabato – per avere ignorato le bandiere gialle – risponde presente a gran voce. Meno efficacie di quella di Vettel, la sua scalata verso la zona punti avviene pian piano lungo tutta la gara non senza qualche acceso duello con gli avversari. Al termine chiude guadagnando ben 10 posizioni rispetto al via.

DANIIL KVYAT 6.5

Sapevamo che questo momento prima o poi sarebbe arrivato, e grazie Daniil per non esserti tirato indietro e per aver difeso con i denti l’orgoglio ferito. La difesa del pilota Russo nei confronti di Verstappen è stata degna di una lacrima di gioia. Che cuore, che coraggio … si vede proprio che l’anno prossimo non sarà più della compagnia … Duello a parte, la gara di Daniil poteva decisamente chiudersi in una posizione migliore, o per lo meno le premesse della qualifica lo facevano bel sperare, ma tant’è che dopo una sfilza di risultati scadenti, una gara finalmente in zona punti va bene lo stesso, senza stare a guardare le posizioni perse o guadagnate. V PER VENDETTA.

KEVIN MAGNUSSEN 8

Ebbene era dal Gran Premio di Russia che non trovavamo una delle due vetture giallo banana nelle prime dieci posizioni, e a riportarcene una, sempre lui, l’idolo di tutte le ragazze danesi, Kevin Magnussen. Grazie ad una strategia molto conservativa nella prima metà della gara, il figlio d’arte di Ian è riuscito a chiudere la corsa con una sosta in meno rispetto agli avversari, il che significa una trentina di secondi in più da gestire. Secondi, a giudicare dal risultato, molto preziosi. A VOLTE RITORNANO.

ESTEBAN GUTIERREZ 6

Per gli amici “La maledizione della zona punti”. Quante volte abbiamo visto la sua Haas tagliare il traguardo all’undicesimo posto, ma per lui ancora una volta niente punti nella classifica piloti anche qui a Singapore. Forse il tempo perso in partenza è stato determinante nel relegarlo in tale posizione, o forse il maggior degrado indotto sugli pneumatici nel tentativo di rimontare non gli ha permesso di arrivare lì dove avrebbe voluto. Questa volta, per lo meno, non ha causato troppi problemi con le bandiere blu. FOREVER ALONE.

FELIPE MASSA 5

Gara difficile fin dall’inizio quella del brasiliano, costantemente bloccato nel traffico con una vettura piantata in curva. I circuiti cittadini sono il tallone d’Achille della Williams e anche oggi ne abbiamo avuto una riconferma. L’unica vettura del team inglese chiude la gara in dodicesima posizione senza nessuna manovra degna di nota.

FELIPE NASR 6.5

Sfortunato alla partenza, con Hulkenberg che si va a stampare proprio dal lato sul quale partiva il brasiliano, Felipe perde due posizioni e si ritrova diciottesimo. Solo grazie alle due soste della sua strategia riesce a recuperare posizioni e terminare la gara ad un dignitoso tredicesimo posto finale.

CARLOS SAINZ JR. s.v.

La sfortuna perseguita in questa domenica lo spagnolo fin dai primi metri della corsa, quando, a causa del contatto con Hulkenberg, danneggia una bandella laterale che nei giri successivi continua ad oscillare pericolosamente (?) dalla sua vettura, costringendo i commissari ad esporre la bandiera nera con cerchio arancio. Costretto a fermarsi ai box con largo anticipo, rientra in pista in mezzo al traffico, vedendo la sua gara ormai compromessa. A metà della corsa un problema all’Energy Recovery System lo costringe a rallentare e a chiudere la gara nelle retrovie.

JOLYON PALMER 5.5

Una foratura lenta nei primi giri costringe l’inglese a pittare molto presto, dovendo poi allungare i successivi stint. Jolyon non riesce, una volta rientrato, a passare agevolmente le due Manor in pista, perdendo molto tempo alle loro spalle.

PASCAL WEHRLEIN 6

Su un tracciato che dichiaratamente si addice poco alla Manor le aspettative di Pascal e di tutto il team erano molto basse, ma il solo aver tenuto alle proprie spalle una Sauber basta a garantire una performance sufficiente al giovane pilota tedesco.

MARCUS ERICSSON 5

Dopo una brillante partenza dalla quattordicesima posizione, nel suo secondo dei quattro stint previsti dalla sua strategia – ben tre pit stop – rimane bloccato nel traffico vanificando quella velocità in più che le gomme fresche gli avrebbero garantito. Dall’undicesimo posto che occupava nei primi giri piomba in fondo alla classifica, penultimo dei non ritirati.

ESTEBAN OCON 5

Con una vettura poco competitiva ed una penalità di tempo sulle spalle è difficile sperare qualcosa in più dell’ultimo posto per la Manor numero 31.

JENSON BUTTON s.v.

Il contatto al via con Bottas rovina irrimediabilmente alettone, prese d’aria dei freni e fondo della sua vettura. Continua per 43 giri quella che più che una gara potrebbe essere un calvario per l’inglese, con una vettura del tutto sbilanciata e senza la downforce ideale. Il surriscaldamento eccessivo dei freno spinge il team a far rientrare il pilota per ragioni di sicurezza. LOURDES

VALTTERI BOTTAS s.v.

Altra vittima della prima curva, il finlandese viene a contatto con Button nei primi metri e rimedia una foratura che lo costringe a percorrere tutto il lungo tracciato di Singapore su tre ruote. Rientrato in pista, subito Valtteri accusa mancanza di passo gara e sente la macchina che scivola ad ogni curva. Successivamente un guasto meccanico lo costringe al ritiro.

NICO HULKENBERG s.v.

In pochi metri viene messo ko da un semplice quanto disastroso incidente di gara. L’IMPORTANTE E’ PARTECIPARE

ROMAIN GROSJEAN s.v.

Semplicemente non prende parte alla gara.

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