Il mondiale è alle porte ma il futuro è un’incognita. Con una domanda: cosa è la Formula 1?
Il braccio di ferro tra i nuovi proprietari del Circus e due squadre storiche come Ferrari e Mercedes invita ad una breve riflessione...
La F1 si appresta a ripartire. Lo fa in un oceano di incognite, dagli orari delle partenze rivisti alla nuova grafica televisiva, per un rinnovamento che per ora è stravolgimento formale, ma ben poco sostanziale. Le incognite, però, non sono solo di marchio sportivo, non riguardano esclusivamente il nome di chi alzerà più coppe al cielo, ma hanno anche e soprattutto un sapore squisitamente politico, abbracciano un orizzonte che si fa sempre più pressante e vicino.
Da un lato c’è Liberty Media, il proprietario yankee, il colpo di spguna deciso alla gestione Ecclestone, le cui parole d’ordine sono modernizzazione, spettacolarizzazione e, perché no, una certa standardizzazione, atta a livellare una griglia piuttosto spaccata. A favore della visione “americana” della F1 s’è già apertamente schierata la McLaren, con la Red Bull che strizza l’occhio alla nuova proprietà.
Dall’altra parte c’è invece lo zoccolo duro della tradizione, ci sono Mercedes e soprattutto Ferrari. C’è Fangio insomma, si parla di leggenda, di tradizione secolare, mica pizza e fichi. La Formula 1 è una semplice categoria automobilistica oppure è un concetto? In quanto categoria è classificabile, modificabile, integrabile. Può essere plasmata in base a precise necessità storiche. Serve livellamento, competizione, dobbiamo vendere il prodotto. Bene, allora semplifichiamo, normalizziamo.
Nossignore! La F1 è un concetto astratto, è noumeno, non possiamo afferrarla perché è espressione di velocità pura che non può essere castrata da facili classificazioni. Essa è allora tecnologia, libertà di inventiva, prestazione. E quindi è ricerca stessa della performance, senza paletti, vincoli, regole asfissianti e pedanti.
Alla vigilia di un mondiale che si preannuncia intenso, c’è una partita che si gioca sul lungo termine, dalla quale dipende la stessa essenza della massima formula. E’ un braccio di ferro tra chi è disposto ad innovare in spregio alla tradizione e chi è fedele ad un DNA che può definirsi secolare.
“Non vogliamo una Nascar con auto tutte uguali” grida Marchionne. “Ma noi pensiamo ai tifosi” risponde Liberty Media. “Allora andiamo via” ribatte Marchionne. “La porta è lì” sussurra Todt (tu quoque…). “Non esiste F1 senza Ferrari, loro hanno contribuito alla fama di questo sport” ricorda Ecclestone. “Sergio ha ragione, bisogna sedersi e accordarsi tutti insieme sul futuro di questo sport, altrimenti…” chiude Wolff.
Quando si siederanno, perché lo faranno, questi vari uomini di sport, rappresentanti di grandi case automobilistiche, manager, uomini d’affari, dovranno prima di tutto rispondere ad una domanda semplice semplice: cosa è la Formula 1?
Nel mentre, buona Melbourne a tutti.
Antonino Rendina
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