GP Monaco – Vettel emula Schumi, per la Ferrrari doppietta da favola nel Principato [VIDEO]

Sedici anni, una vita fa, un altro mondo, Schumacher e Barrichello dominavano a Montecarlo e il kaiser doveva ancora vincere il suo secondo titolo in Rosso. Il Principato glamour, le stradine strette e le barriere più “baciate” del mondo erano diventate una maledizione per una Ferrari idiosincratica con Montecarlo, dal botto di Michael nel 2004, al fattaccio in qualifica nel 2006, alle sconfitte dei dioscuri Raikkonen e Massa fino al periodo di Fernando Alonso.

Per sfatare il tabù servivano una grande monoposto – favolosa in trazione e agilissima – e Sebastian Vettel, un fuoriclasse determinato, spietato, spurodato nella sua fame atavica di vittoria (e di mondiale) noncurante di avversari e amici, capace di utilizzare la SF70H come il martello di Thor, imprimendo alla gara un ritmo inavvicinabile a pista libera, e andandosi così a prendere (di forza) lo spazio necessario per riscrivere la storia del Cavallino. Giro trentacinque, Raikkonen, leader solido della gara, entra ai box per il suo cambio gomme. Vettel resta in pista, cinque lunghissimi giri, ritmo da qualifica, per poi fermarsi ed uscire dai box ed affrontare in testa la salita verso il Casino. Seconda vittoria a Montecarlo in carriera per il tedesco, ma questa ha un sapore unico, perché è una svolta, un colpo di frusta ad un mondiale sempre più rosso.

Un campionato così tirato somiglia molto ad una corsa a tappe, dopotutto è da poco finito il Giro di Italia, e come nel ciclismo in ogni squadra ci sono ruoli ben definiti. Ci sono i capitani e ci sono i gregari, le spalle, mandati in avanscoperta o impegnati a fare il lavoro sporco in salita, prima di dare strada al campione di turno. Poteva essere il grande giorno di Kimi, meraviglioso poleman, ma ha prevalso la ragion di Stato, con la Ferrari che non poteva sprecare la più ghiotta delle occasioni per distanziare l’impreciso Hamilton. Un Raikkonen vittorioso a Monaco sarebbe stata la favola perfetta, ma non la più funzionale al sogno. Diciannove punti guadagnati su Hamilton suonano meglio di dodici, e poi Vettel era comunque più veloce del compagno, come dimostrato a pista libera. Le smorfie di Iceman dicono molto, probabilmente Kimi s’è sentito sacrificato, bistrattato, ma da campione intelligente qual è saprà ben interpretare il suo pur fondamentale ruolo in Ferrari; dopotutto ha contribuito da protagonista alla giornata storica della Ferrari, ed è tornato a splendere su livelli da capogiro.

L’angolo dello sfidante invece è stato più tetro che mai, con Hamilton che ha sudato come un matto per racimolare sei punti dopo il disastro combinato in qualifica. Lewis si è confermato un talento tanto cristallino quanto discontinuo, non riuscendo a trovare il bandolo della matassa su un circuito che pur adora. Fa specie sentirgli dire che la W08 è capricciosa e imprevedibile, o lamentarsi di scivolare da tutte le parti con le gomme più morbide. Sic transit gloria mundi, dov’è finita la vettura che dava un minuto a tutti? Sparita nel nulla, se è vero che anche Valtteri Bottas, in grande spolvero a Monaco, ha dovuto cedere il podio ad una rediviva Red Bull e ad un grande Daniel Ricciardo. E si torna al discorso iniziale, in giornate così il colpo assestato deve essere un gancio che fa male, e quello di Vettel ha colpito in pieno Lewis.

Antonino Rendina

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