GP Bahrain – Rosberg è una certezza, Kimi fa scintille, ma la Ferrari è fragile

GP Bahrain – Rosberg è una certezza, Kimi fa scintille, ma la Ferrari è fragile

Quante scintille nella notte, foriere di emozioni, duelli e speranze spezzate troppo in fretta. Nel bilancio di un GP che ci si augurava fosse tinto di rosso, pesa come un macigno quel fumo – impietoso, senza appello – che elimina dalla contesa troppo presto Sebastian Vettel, in un giro di formazione mai così infinitamente doloroso, per uno zero in casella racchiuso tutto nella faccia scura con la quale Sebastian lascia il circuito in anticipo, dopo aver però studiato, da gran professionista qual è, gran parte della gara di Kimi dai box.

ROSBERG CONTINUA A DETTARE LEGGE Per essere un “figlio di papà senza il talento del ragazzo di strada”, secondo la teoria hamiltoniana, Nico è ormai una certezza. Il tedesco è in stato di grazia, capace di infilare la quinta vittoria consecutiva, la seconda in questo mondiale. Un deciso “due su due” che fa bene alla lotta iridata, dando qualche spunto di interesse e novità ad uno strapotere Mercedes che sembra intatto, nonostante la Ferrari sembri più vicina a livello cronometrico. Può essere l’anno di Rosberg? Le motivazioni, l’intensità di guida, il rendimento, farebbero propendere per il si. Ma è ancora presto, troppo presto, e Lewis Hamilton – campione in crisi di…partenza, reo confesso del delitto di restare con la frizione in mano – è una stella che, al netto delle distrazioni e della vita “sregolata”, tornerà a splendere molto presto. E il duello tra gli alfieri Mercedes potrebbe tornare ad essere teso ed emozionante come per gran parte del 2014.

FERRARI DI CRISTALLO: BELLISSIMA MA FRAGILE Volevamo una Ferrari che rischiasse, dando il tutto per tutto in sede progettuale per avvicinare la Mercedes. Maranello ha progettato una vettura dagli ampi margini di crescita e splendidamente veloce in gara, capace di insidiare su due piste diversissime la mostruosa (ma non più inavvicinabile) Mercedes. Missione compiuta, la Rossa c’è; e allora gongoliamo no? Purtroppo non possiamo, perché la bianco-rossa SF16-H è una creatura ancora acerba, fragile in quel turbocompressore “spinto”, una monoposto da Odi et Amo, semplicemente inaffidabile, proprio come una donna capace di farsi amare senza però dare certezze e provocando la famosa sofferenza catulliana. La Rossa sembra pagare in affidabilità tutto lo sforzo fatto per chiudere il gap con la Mercedes, e la speranza è che possa risolvere quanto prima i teorici problemi al turbo di cui tanto si vocifera negli ultimi tempi. Nel GP del Bahrain Kimi Raikkonen pagava mezzo secondo ai due Mercedes nel primo settore, quello tutto di motore. La Ferrari ha usato una mappatura conservativa per non rompere? Il dubbio è legittimo. Il dato di fatto è che il Cavallino non ha iniziato il 2016 come auspicato dal presidente Marchionne, come decantato fin troppo gratuitamente ai quattro venti, con la sola conseguenza di creare aspettative enormi nel tifoso medio. Alla Ferrari non servono proclami e pubblicità, servono invece pazienza, tranquillità, un ambiente sereno, dentro e fuori dal team, da parte di chi comanda ma anche di chi racconta, commenta, scrive.

RAIKKONEN SHOW Con Sebastian fuori dai giochi prima ancora del via, è toccato a Raikkonen tenere alta la bandiera Ferrari in Bahrain. Compito svolto con carattere e determinazione. A parte la partenza così e così, Kimi ha disputato una gara convincente, dimostrandosi velocissimo sul passo gara e cattivo e preciso nei duelli ruota a ruota, con tanti sorpassi messi a segno nei primi giri ai danni di Red Bull e Williams. Un grande Iceman nel deserto, che ha respinto il ritorno di Lewis e provato ad insediare l’indiavolato Rosberg. La performance del finlandese fa aumentare, tra l’altro, i rimpianti per l’occasione persa dalla Ferrari con Vettel.

LA FAVOLA HAAS E LE CERTEZZE TAURINE Soltanto applausi per la sfrontatezza con la quale la Haas (una Ferrarina di fatto) ha preso di petto questa F1, portando una massiccia dose di concretezza yankee in F1. Un team tutto nuovo e tremendamente efficace, veloce, simpatico. Con un Romain Grosjean che si sta confermando quale pilota di grande spessore. Il quinto posto non è casuale, è frutto di una idea vincente, quella di poter fare F1 anche senza essere troppo “puristi”, ma tanto tanto intelligenti. Un telaio Dallara, la Ferrari come “modello”, un buon motore e via. Meglio di tante squadre blasonate che arrancano, torcendosi nella loro invidia. Promossi a pieni voti anche due certezze in casa Red Bull: Daniel Ricciardo con la casa madre ancora ottimo quarto al traguardo, nonostante il deficit di potenza su una pista di motore, e Max Verstappen con la Toro Rosso, per lui gran sesto posto. Con Sainz che è tornato ad essere perseguitato dalla sfortuna, mentre Daniil Kvyat è risalito fino al settimo posto dopo una pessima qualifica.

UNA VENTATA DI FRESCHEZZA Due nomi su tutti, Stoffel Vandoorne e Pascal Wehrlein. Giovani, talentuosi, forti per davvero e non al volante su raccomandazione di qualche munifico sponsor. Wehrlein è pilota di casa Mercedes e ha disputato un gran bel GP,  con una Manor finalmente “presentabile”. Vandoorne è stato chiamato in fretta e furia dalla McLaren per sostituire lo sfortunato e infortunato Alonso. Il belga ha fatto come Cesare “Veni, Vidi, Vici” perché il suo decimo posto, sudato e combattuto, al debutto in F1 equivale ad una piccola vittoria. Ed è curioso che sia stato il giovane talento del Benelux a portare a Woking i primi punti stagionali. Lui e non i due campionissimi Alonso e Button. Una semplice curiosità o forse il segno che i tempi cambiano. Aria nuova, facce nuove, qualcosa si muove, non solo valigie piene di soldi.

GP BAHRAIN E LA F1 ARISTOCRATICA Gara vivace a centro gruppo, dove ormai la bagarre tra le solite tre, quattro, squadre pare poter diventare la consuetudine. La F1 però si accorga del vuoto pneumatico creato dalle prime due della classe sul resto del lotto. Mercedes e Ferrari fanno storia a se, per una F1 tornata all’Ancien Regime, molto poco democratica e rigidamente divisa in ceti. Le due aristrocratiche monopolizeranno il podio per tutta la stagione, con un “popolo” deluso che guarderà i primi soltanto dal basso. La rivoluzione? Bisogna aspettare il 2017, forse…

Antonino Rendina


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